Che cosa sta facendo Keane? – Cosa inventa oggi?
Ha appeso una tela, grande, in Piazza del Comune.
Ecco, una figura appare all’improvviso; una figura dai contorni inconfondibili balza agli occhi e li cattura. Esile, dritta, nera, è ritratta di spalle.
Sospesa, eppur saldamente ancorata alla terra, sembra che l’abbia sorpresa una folata di vento.
Si è infilato fra le pieghe del velo, increspandolo, appena, da una parte.
È il vento dispettoso che, nascosto nei vicoli, aspetta chi passa per Barga vecchia.
E lei è una suora. – Suor Carmelina?
A darle vita sulla tela è stato Keane, l’artista che sa sempre cogliere nel segno, perché al segno non si ferma. (article – the nuns of Barga here)
Due soltanto i colori: il bianco e il blu così scuro che sembra nero; poche linee, in verticale, quelle essenziali; un accenno di movimento e il gioco è fatto, la magia compiuta: la vita con il suo intreccio di realtà e poesia, di evidenza e di significati profondi è lì, fissata e ci investe.
Guardo e inizia il viaggio nelle emozioni in un rimando di immagini, impressioni e ricordi che il quadro evoca e fa dilagare nell’anima.
Eccole, le suore, precedute dal secco scatto del portone che si chiude alle loro spalle. Passano silenziose sfiorando l’umido selciato di pietra, in certi pomeriggi autunnali, deserti. Al rintocco delle campane di San Rocco, appaiate, il capo chino, vanno verso un richiamo a cui rispondono senza indugio.
Fuori del tempo, non ne sprecano un secondo; la muta preghiera, scandita dal cuore, non muove le labbra, ma accompagna i passi.
I passi, quelli nei lunghi corridoi tirati a specchio del Conservatorio non hanno più suono.
Li odono ancora, solo nella memoria, le educande, le adolescenti inquiete di allora che fra qualche lacrima e molti sogni, impararono a diventare donne sotto il vigile sguardo di Suor Carmelina e di Suor Melania.
Le Suore del Conservatorio di Santa Elisabetta, destinate nell’evolversi dei tempi a rimanere sole nell’austero refettorio, silenziose custodi, finché è stato possibile, della nostra storia.
Per lei, solamente per lei, Suor Carmelina, padrona di casa amorosa e attenta, le piante hanno continuato a verdeggiare nei bei tripodi antichi negli angoli baciati dalla luce velata dal pulviscolo sottile della polvere.
Le stanze, da tempo mute, hanno avvertito la sua presenza fino a che il vuoto e la solitudine si sono fatti troppo pesanti da sostenere lungo il corso degli anni che si sommavano.
Solo in un luogo, rimasto come è nato, pieno di luce e di mistero, il tempo non è entrato: nella Cappella.
Il segreto della vita di Suor Carmelina e delle sue sorelle è lì, dove l’azzurro e il bianco si esaltano e cantano la gloria del vero padrone di casa, a Lui giovinette, si votarono.
Altro tempo. Altra poca.
Che coincidenza! Ma lo sapevi Keane che proprio in questi giorni Suor Carmelina ha lasciato Barga per Roma?
Non lo sapevi?
È così. È venuto il nipote a prenderla per portarla con sé. Era a Barga dal 1943. Una vita intera.
Qualche goccia di pioggia comincia a cadere dal cielo di maggio che si è fatto grigio.
Gli occhi scorrono lentamente sul quadro.
Indugiano con un filo di commozione.
La figura sulla tela sembra proprio avviata verso un ritorno. Leggera, composta, raccolta in se stessa, è passata or ora, per la piazza.
Come di abitudine. Come sempre.
— article by Graziella Cosimini
Your thoughts on these three women are deeply moving, Graziella, and shared by many who were not raised in Barga but who mark their days here by the quiet passage of le suore through its piazzas.
“Your thoughts on these three women are deeply moving” and beautifully expressed
Ribadisco quanto già espresso a proposito di un altro articolo: barganews può contare su collaborazioni di alto livello e noi lettori siamo fortunati a poterne usufruire.
Quello di Graziella mi è sembrato un elegante quanto doveroso saluto a una persona che ha fatto parte della vita di Barga per più di sessanta anni.