Il rivoluzionario sacerdote genovese don Andrea Gallo ieri sera a Gallicano a Il Pane e le rose, nell’incontro organizzato da giovani – forse non più nell’età anagrafica ma sicuramente nello spirito – del sindacato SPI –CGIL: una Manifestazione di LiberEtà SPI CGIL Media Valle del Serchio che si è tenuta ieri pomeriggio presso gli Impianti Sportivi sul tema “Dal Risorgimento alla Repubblica… l’Italia che vogliamo”.
Relatori principali dell’incontro, aperto dai saluti del vice sindaco di Gallicano, Egidio Nardini, il prof. Umberto Sereni, docente di storica contemporanea all’Università di Udine e soprattutto, attesissimo come una vera star, don Andrea Gallo, della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, una vera e propria personalità di rottura in campo cattolico che si è distinto soprattutto per la lotta in difesa di tutti gli emarginati e di tuti i diversi, di sesso e di razza.
Lapidario ma significativo l’intervento di Sereni che si è rifatto al risultato del referendum dei giorni scorsi: “c’è una volontà di rinascita, di ricrescita, di risorgere – ha detto – una volontà generale che tocca tutti noi.
Sereni ha parlato della Italia che vorrebbe, una Italia libera dal berlusconismo e con una situazione dove realmente esiste la possibilità che ciò accada: ”le cose sono in movimento e stanno maturando – ha aggiunto – ma non mettiamoci le bandiere politiche sopra anche perché saranno passaggi duri e difficili e difficile sarà il definitivo declino del berlusconismo contro il quale ora più che mai è necessaria l’unione di tutte le forze civili e politiche”.
Poi la parola è passata a don Gallo che nonostante i suoi quasi 83 anni ha parlato senza interruzioni in un lungo monologo durato quasi due ore e mezzo e successivamente non si è certo tirato indietro davanti ai numerosi fans che gli hanno chiesto di firmare le copie dei suoi libri.
L’Italia che vogliamo, secondo don Gallo deve partire dalla partecipazione, dalla partecipazione che si può fare condividendo, a cominciare dai nostri cari, le difficoltà e cercando di renderci disponibili per loro; per poi arrivare ad un profondo spirito dell’accoglienza che ci deve portare ad essere vicino soprattutto a chi oggi è più emarginato a cominciare dai migranti.
“Restare umani oggi è possibile – ha detto partendo dall’accoglienza, dall’incontro aperto con l’altro. Se la gente oggi vuole ricostruire questa Italia deve cominciare ad aprirsi agli altri e soprattutto a chi fino ad ora abbiamo considerato un diverso, sia in sesso che in razza”.
E poi, sulla Costituzione Italiana, ha invece sottolineato che nei suoi articoli si ritrovano tutti i principi fondanti del Risorgimento Italiano, tutte le voci che ne hanno caratterizzato il periodo: “la mia miglior preghiera – ha detto poi, sta nella costituzione italiana ed in questi valori oggi si può ancora credere per uscire dall’imbarbarimento in cui siamo caduti”. E nel dire questo ha puntato il dito anch’egli contro il Berlusconismo, l’espressione più preoccupante e prepotente del capitalismo: “di quel capitalismo con cui anche la sinistra italiana – ha detto – ha cercato di confrontarsi, affermando di voler dare ad esso un volto umano…. Come guardare un culo dopo che ha cagato…” (testuali parole).
Di don Gallo abbiamo registrato anche una intervista nel quale abbiamo chiesto al sacerdote quali sono gli insegnamenti che oggi possono venire ancora dal Risorgimento:
Un articolo appassionato e eloquente, come il suo soggetto.