Jacopo Manni da Soraggio, pievano di Barga dal 1487 al 1537, annotò nel suo ricco memoriale, oggi custodito presso l´archivio parrocchiale di San Cristoforo che “a dì 5 septembre 1512 una certa imagine antiqua dipinta in tavola che era qui a Bargha al molino di S. Christofano si vidde sudare più volte da qualunque vi andò et sequitò così du´ o tre gorni per modo che mossi da questo miraculo poi il dì della Natività della Donna ci andamo con tutto il clero et il popolo e arechamola dentro in Bargha alla pieve processionalmente“. Nella testimonianza del Manni non si fa cenno ad avvenimenti prodigiosi, tuttavia il Groppi riporta che già durante la processione furono operate tre guarigioni miracolose di un sordo, uno zoppo e un cieco.
Le parole del memoriale sono il riferimento storico più antico alla tavola dipinta della Madonna del Molino, compatrona del Vicariato di Barga. 1512 – 2012: mezzo millennio di vita. Un evento che l’Unità Pastorale di Barga, San Pietro in Campo e Sommocolonia ha scelto di festeggiare in maniera degna a partire da questa settimana, tradizionalmente dedicata alla processione ed al Doppio dell’Immacolata; il cinquecentenario sarà poi esteso all’intero Vicariato nel 2012, con l’esposizione dell’icona in ogni parrocchia; il 9 settembre avrà luogo il clou delle cerimonie quando, alla presenza dell’Arcivescovo Benotto, si ripeterà la processione lungo il cammino che la sacra immagine compì dal mulino dell’Opera di San Cristoforo, tradizionalmente ricondotto all’area di Catagnana, al Duomo.
Questo ricco calendario si è aperto oggi, 4 dicembre, con la presentazione del restauro della tavola della Madonna del Molino, tenutasi presso la chiesa di San Rocco. All’evento hanno preso parte il vicesindaco Giovannetti, il Presidente dell’Unione dei Comuni Boggi, e una folta rappresentanza del clero locale: oltre a Mons. Stefano Serafini che ha presieduto la S. Messa erano presenti don Silvio Baldisseri, Mons. Ruggero Bencivenni e Mons. Lorenzo Angelini, storico autore dell’edizione del memoriale del Manni.
Alla celebrazione religiosa è seguita la presentazione dell’operazione di restauro, per la cui realizzazione decisivo è stato il contributo del signor Furmann. Il lavoro, curato dalla ditta Studiolo di Lucca nella persona della signora Ilaria Nardini, è stato presentato dalla stessa restauratrice e dalla dottoressa D’Aniello, direttrice del laboratorio della Soprintendenza Lucchese. La D’Aniello ha sottolineato l’aspetto tematico della pittura: dal XII secolo era nettamente prevalsa un’immagine della Vergine come “eleusa”, cioè che non si limita ad ostendere il bambino per l’adorazione ma esprime nei suoi confronti un gesto affettivo e materno. Il tema dell’eleusa divenne sempre di maggior successo in Occidente, in particolar modo con il francescanesimo che prediligeva una Madonna dai tratti e dai gesti prettamente umanizzati.
Così la Madonna del Molino: di autore sconosciuto, probabilmente italiano e vissuto nel Trecento, il quale forse intendeva far apparire la propria opera più datata rispetto all’effettiva epoca di realizzazione, pur mantenendo elementi assai moderni come il cardellino in mano al bimbo, e lo sguardo rattristato della Madre, consapevole della Passione che il figlio sarà destinato a vivere.
Per quanto riguarda i tratti tecnici del restauro, il dipinto era annerito e imbrunito a causa del tempo e di una serie di interventi succeditisi nei secoli: sono state rinvenute tracce di almeno due restauri attraverso la presenza di vernici ingiallite e residui di colle; inoltre un assottigliamento nello spessore del legno denuncia delle manomissioni volontarie, in quanto un tempo si pensava, erroneamente, di dare maggiore stabilità alla tavola rendendola meno spessa. L’operazione è stata dedicata alla pulitura che ha comportato notevoli difficoltà soprattutto per rispettare le decorazioni dorate, seguita del ritocco pittorico con colori reversibili, freddi e caldi, che si accostano al cromatismo originale valorizzandolo.