Bello, interessante, semplice, concettuale, azzeccato, “una bella cosa”, evoluto, “avete fatto magie con quelle piante”, “quasi parla”, … sono tutte espressioni utilizzate per riferirsi a “Fatti gli ortaggi tuoi”, l’allestimento realizzato da Ecoland per il Desco 2011. Partiamo proprio dalla manifestazione per spiegare l’allestimento con le parole di chi lo ha ideato e realizzato.
Il Desco è ormai un rito lucchese che si ripete da sette anni nelle settimane che precedono il Natale. La sua cornice è il bellissimo Real Collegio, un gioiello incastonato tra le Mura Urbane di Lucca e la bellissima chiesa di San Frediano, uno dei monumenti più belli della città.
Tra alterne fortune vi si danno appuntamento decine di produttori del settore agroalimentare lucchese. Il farro e le castagne della Garfagnana, l’olio e il vino delle colline lucchesi, i molti insaccati, il pane, gli ortaggi, il miele e molto altro trovano spazio nei due chiostri e nelle ampie sale del Real Collegio mettendo insieme eleganza dei luoghi e gusti dei prodotti tipici.
I lucchesi non si fanno attendere e già all’ora dell’apertura, a metà mattinata, lo affollano. Arrivano anche i turisti italiani e stranieri, giunti a Lucca per apprezzare la città in un momento magico o per visitare le molte mostre del Lucca Photo Fest, una delle quali convive col Desco nel Real Collegio. E’ un momento speciale dell’anno in cui si rinnova l’incontro da chi cerca i buoni sapori (e saperi) e chi sa offrirli.
Qualche settimana prima dell’inizio del Desco 2011 proprio chi scrive è stato contattato dagli organizzatori. La richiesta era semplice: vorremmo fare un orto nel chiostro all’ingresso del Real Collegio. Dovrà essere bello, vistoso ma non invadente. Un ultimo elemento progettuale: il chiostro è diviso in quattro spazi verdi e devono essere usati quelli. Non sembra una grande sfida e… Ecoland accetta.
Non siamo abituati a sottovalutare gli incarichi che ci vengono dati e alle richieste del committente (l’APT di Lucca) aggiungiamo qualcosa di nostro: dovrà spiegare in modo semplice alcuni concetti legati al cibo, all’alimentazione e alla sostenibilità ambientale, senza tralasciare la cultura dell’orto intesa nel più ampio senso possibile. C’è di più: ci piace giocare, provocare.
Ecco che in qualche ora di confronto e qualche notte di riflessione nasce l’idea di “Fatti gli ortaggi tuoi”. Il titolo è la prima proposta-provocazione: perché non tornare a produrre i nostri ortaggi? In una civiltà che ormai vede nascere ogni cosa nel mitico “supermercato”, tornare a produrre il proprio cibo è un gesto eroico se non rivoluzionario!
Abbiamo detto che ci sono quattro spazi…
Il primo, entrando a sinistra, ospiterà “Aggiungi un orto a tavola”, una proposta-provocazione (si, un’altra) in cui due tavole imbandite ospitano al centro piante di cavolo e insalate. L’orto in tavola: filiera corta e chilometri zero diventano i concetti più semplici del mondo! L’apparecchiatura contrappone la tovaglia grezza di juta al carattere di piatti, bicchieri e bottiglia in stile agreste ma con colori eleganti.
Di fronte “Un orto a caso”, un gioco di parole in sospeso tra un’espressione lucchese che sta ad indicare “un orto molto speciale” e il ruolo che il caso gioca nella vita dell’orto (solo dell’orto?): quattro giganteschi dadi da gioco ospitano piante da orto. All’inizio si tratta di verze e bietole da costa, in seguito arrivano bellissime insalate di vari colori. L’orto in contenitore porta con sé una provocazione: uno dei dadi ha il numero 7, come le sue sette bietole…. che sia un caso?
Più avanti, sulla sinistra quattro alti vasi allineati ospitano ortaggi che cambiano di fine settimana in fine settimana. I tradizionali cardoni lucchesi (sia aperti, sia chiusi per imbianchirsi) all’inizio, poi verze e cavoli neri, infine pan di zucchero. “L’orto degli invasati” è il nome scelto per questo riquadro e gioca sulla follia che spesso guida chi fa l’orto (non di rado un vero e proprio “invasato”) mettendola a confronto con una proposta: quando non c’è altro spazio qualche ortaggio possiamo coltivarlo anche sul balcone, direttamente in vaso.
Infine, nello spazio in fondo a destra, quello in cui le arcate del chiostro sono in parte chiuse da alte mura bianche, viene posizionato “L’orto – libro”, uno spazio in cui l’orizzontalità del prato, arricchito da quattro grandi fotografie di ortaggi (ben visibili dal primo piano del Real Collegio), viene contrapposta alla verticalità di due pagine di un libro. Una è completamente occupata da una grande immagine in cui tre mani di bambini curano una pianta di lattuga appena messa a dimora. L’altra ospita un brano del libro “L’orto di un perdigiorno”, di Pia Pera (Edizioni TEA). Impossibile non riportarla anche qui per il significato che assume in “Fatti gli ortaggi tuoi”:
“Coltivare l’orto è il primo passo verso un modo di sentire per cui il nutrimento viene cercato direttamente dalla terra, diventa qualcosa di cui conosciamo l’origine, qualcosa che sapremmo all’occorrenza riprodurre. E’ rassicurante conoscere, al punto di saperlo riprodurre, ciò di cui ci nutriamo. Al pensiero di mettersi a tavola, il primo impulso non sarà andare a fare la spesa, ma vedere cosa c’è nel campo.”
La nostra intenzione è semplice: vogliano spiegare che leggere e scrivere di orti è un atto colto, così come coltivarli!
Il quadro è completo e l’emozione di tradurre idee in realtà è grande. Mentre allestiamo non tutti capiscono cosa diventerà, forse qualcuno dubita del risultato ma… alla fine la fiducia di chi, forse con un pizzico di sana incoscienza, ci ha dato fiducia è ripagata. Già i primi visitatori che entrano al Desco 2011 si muovono tra i nostri orti, si mettono in posa e scattano fotografie. Man mano arrivano i complimenti e noi… gongoliamo.
Non siamo “invasati” autoreferenziali, siamo solo felici per un lavoro ben riuscito e per la conferma di aver trasmesso quelle idee, provocazioni e proposte che con spirito visionario avevano messo in pochi schizzi su un foglio di carta.
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