A metà gennaio un nutrito gruppo di volontari di AmataAfrica è partito alla volta del Rwanda per seguire alcuni dei progetti avviati. Si tratta di Sara, Giorgio, Luca e Alice ai quali, dopo pochi giorni si sono aggiunti Carlo, Monica, il dott. Lido e la sua signora Anna.
I primi seguiranno i lavori di costruzione di altre 2 aule scolastiche da destinare di bambini delle scuole elementari a di Cyeza e si occuperanno della sostituzione di 2 delle 3 pompe dell’acquedotto che si erano rotte in modo che, una volta tornato in funzione non sarà più necessario fare molti chilometri per approvvigionarsi di acqua.
Ma nella missione di Cyeza ci sarà anche da seguire le adozioni a distanza, i progetti di sostegno all’artigianato e la costruzione di una piccola sala da usare come medicheria.
Il secondo gruppo, invece, è arrivato a Muhura dove si sta lavorando per iniziare a risistemare la strada che conduce alla missione: si tratta di 20km di strada in terra battuta che risente malamente delle piogge, e che quindi dovrà essere consolidata per rendere più agevole raggiungere la località.
Anche qui, come a Cyeza ci sono altri “lavoretti” da fare, come il completamento di una piccola sala chirurgica e un po’ di manutenzione all’ospedale, oltre a seguire la scuola per l’alfabetizzazione degli adulti, il progetto agricolo ed il sostegno all’atelier del ricamo oltre che 500 adozioni a distanza.
Durante la permanenza in Rwanda è già in programma anche un incontro con il dr Piet Noè, medico oculista belga che da quasi 5 anni lavora stabilmente presso l’ospedale di Kabgayi (uno dei pochi che davvero si può chiamare ospedale) a Gitarama.
Amata Africa intende infatti sviluppare le attività ambulatoriali e di chirurgia della cataratta che da alcuni anni sta portando avanti a Muhura e sta curando l’allestimento ex novo di un laboratorio di ottica per la fabbricazione di occhiali da vista, che nascerà in collaborazione con Amoa.
I volontari faranno rientro prima della metà di febbraio, e quindi non potranno seguire anche l’arrivo del container inviato a novembre scorso dato che il ritardo accumulato nel viaggio è di circa un mese, ma le sorelle delle missioni se ne occuperanno e faranno in modo che lo sdoganamento e la distribuzione dei beni sia bene organizzata.