In occasione della partenza di Pascoli dalla nostra Valle e in attesa degli eventi legati al centenario della morte il noto settimanale cattolico “Toscana Oggi” ha pubblicato una bella intervista del giornalista Antonio Lovascio al professor Umberto Sereni.
Nell’interessante pezzo, pubblicato a tutta pagina sull’edizione di questa settimana, il Professore con sottile ironia fa notare i problemi economici che si sono ripercossi sul centenario “Pascoli è il poeta che difende un indirizzo di vita sobrio e parco di certo il 2012 sarà l’anno della sobrietà e dell’essere parchi, visti i sacrifici che ci attendono”.
Un austerità che non permetterà il realizzarsi di alcuni importanti eventi. “Le iniziative di maggiore impegno e anche di più forte richiamo difficilmente potranno realizzarsi per l’esiguità dei fondi a disposizione. Per fortuna a garantire i finanziamenti per varare un programma più che dignitoso hanno contribuito la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la regione Toscana”.
Sereni passa poi a introdurre le iniziative come il volume edito dalla STEP di Parma (operazione che si rivolge a un “vasto pubblico” con l’intenzione di far conoscere il “vero Pascoli”), la digitalizzazione dell’immenso archivio di Casa Pascoli (una delle iniziative “più serie”).
Incalzato dalle domande dell’autore fa notare poi che il Pascoli che viene insegnato nelle scuole “non trasmette emozioni, non arriva al cuore” e, senza giri di parole in maniera schietta, afferma che l’appartenenza del poeta alla Massoneria è “un fatto accertato”.
Bello il ricordo di Casa Pascoli: “era come entrare in un cimitero. Per fortuna si arrivava e ancora si arriva all’altana che si affaccia sulla Valle. Visione che riporta il visitatore dalla morte alla vita. Con cui si capisce il perchè Pascoli avesse deciso di venire a vivere in questi luoghi”.
Un legame forte quello del poeta con la nostra Valle che ancor oggi rappresenta un forte richiamo. Tanto da poter parlare- sono sempre parole del ex sindaco di Barga- di “due Pascoli: il Pascoli di prima di Barga e quello dopo di Barga”.
A proposito di questo Sereni cita uno scritto di Giuseppe Bernardini “Giber” che sulle colonne de “La Garfagnana” scrisse: “Noi eravamo ignoti e maltrattati; ora perlomeno non siamo più ignoti. Pascoli ha impresso il sigillo e il carisma della bellezza alla Valle attraversata dal Serchio”. Parole che, in questo anno del centenario, sarebbe bene ricordare, sempre.