Per me che non sono propriamente un devoto e che anzi poco sono legato alla fede, lo ammetto, fa un effetto strano ritrovarsi ad essere colpito e ad apprezzare soprattutto il lato più tradizionale e devozionale della fiera di San Rocco. Quello più propriamente legato alla festa del Santo ed alle sue tradizioni. Ma soprattutto il vedere, l’osservare la gente legata a questa ricorrenza. Vedere la Leda di Piazza San Rocco o l’Antonio Nardini a vendere i ceri mi fa provare un’emozione unica, mi riporta indietro nel tempo e mi fa pensare anche al futuro. Forse sto invecchiando, forse per me adesso altre cose hanno significato, ma questo è un altro discorso e forse una volta ne parleremo.
San Rocco. Quel che mi compete è invece fare la cronaca di una giornata di festa particolare per Barga, la giornata dedicata a San Rocco. A Barga è giorno di festa a tutti gli effetti, proseguendo il clima festivo del Ferragosto.
Diverse celebrazioni religiose nell’omonima chiesa si accompagnano alla tradizionale fiera che si svolgerà fino a domattina, 17 agosto, giorno di San Rocchino.
Tanti fedeli hanno affollato ed affolleranno le funzioni religiose previste per oggi e domattina e quasi tutti acquistano ed accendono uno degli speciali ceri di San Rocco realizzato in occasione della festa, da porre poi sotto la statua del Santo, non mancando di recitare la preghiera a San Rocco:
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O Dio, che in San Rocco ci ha dato esempio luminoso di disinteresse e di profondo amore del prossimo, fino a fare della propria vita un’offerta costante per il soccorso dei fratelli contagiati dalla peste, fa che, per sua intercessione, nella salute dell’anima e del corpo, ne imitiamo costantemente la carità esemplare e lo spirito di sacrificio, pronti a offrire il nostro aiuto, sia morale che materiale, dovunque ne vediamo il bisogno. Te lo chiediamo per Cristo nostro signore. Amen.
Oggi la peste è stata debellata, ma sono tante le pestilenze con cui dobbiamo combattere e contro le quali vediamo combattere tante persone che sono accanto a noi e l’aiuto di questo Santo, per chi ha fede, è sicuramente un punto di riferimento irrinunciabile.
Speriamo dunque che le preghiere a lui rivolte in questa giornata siano ascoltate ed aiutino chi ne ha bisogno.
Le campane. Ad annunciare a tutti il giorno di festa e le funzioni religiose imminenti il suono delle campane della chiesina di San Rocco. Risalgono agli anni ’50 del secolo scorso e da stamattina vengono suonate come uno strumento delicato dai campanari di Barga che sottolineano con la loro opera tutti gli avvenimenti religiosi barghigiani. Toccheggiate e veri e propri doppi stamani si sono susseguiti e si ripeteranno anche oggi pomeriggio alle 17 per annunciare l’ultima Santa Messa.
httpv://youtu.be/IcvaGLj4–M
La fiera. Naturalmente anche oggi e domattina non mancherà la fiera. Anche in questo caso ci hanno colpito alcuni aspetti più tradizionali. La gente che si attarda a parlare nelle strade o nei caffè, l’acquisto tra i banchetti e le merci più tipiche, quelle presente da decenni e decenni, che solitamente si trovano in Largo Biondi, con angurie, aglio, cipolle da acquistare per far scorta anche per l’inverno; l’arrotino che non manca mai a questo appuntamento per affilare forbici e coltelli da cucina. Tra le cose che ci piace riportare la fiera di beneficenza in via Pascoli, organizzata dall’Associazione della Befana per raccogliere un po’ di fondi
La musica. Stasera sarà invece tutta un’altra musica. Festeggiata come si deve la ricorrenza, sarà proprio la musica protagonista con la serata dedicata alla disco music dagli anni ’70 fino ad oggi in Largo Roma; ultimo appuntamento godereccio di queste giornate di Fiera e di festa.
La storia di San Rocco
Rocco nasce a Montpellier, in Provenza (sud della Francia) in un anno imprecisato tra il 1348 e il 1350. Al momento della nascita Rocco reca sul petto, lato cuore, una voglia a forma di croce che ne permetterà il riconoscimento del corpo dopo la morte. La famiglia, i Delacroix, è tra le più abbienti della città. A Montepellier, presso la locale ed antica Università Rocco avrebbe studiato medicina interrompendo gli studi alla morte dei genitori, Giovanni e Libera. Dopo il funesto evento, il giovane, distribuisce i propri averi ai poveri e parte in pellegrinaggio verso Roma. Al momento di iniziare il pellegrinaggio ha già assunto l’abito del Terzo Ordine Francescano. Rocco, secondo la tradizione, avrebbe conosciuto il terribile flagello della peste già nella città natale. Giunge in Italia nel momento di massima virulenza di un’epidemia di peste nera ed interrompe il viaggio verso Roma ad Acquapendente (Viterbo) ove nel lazzaretto di S. Gregorio assiste appestati ed ammalati.
Qui si manifestano le virtù taumaturgiche del Santo: il segno della croce praticato da Rocco sulla fronte dei malati procura la guarigione e si diffonde così la fama dei miracoli del giovane pellegrino francese. Giunge a Roma tra il 1367 ed il 1368. Vi si ferma per tre anni assistendo gli ammalati. Con il segno della croce indelebile sulla fronte, guarisce un cardinale che lo conduce alla presenza di Papa Urbano V. Dopo aver lasciato Roma, Rocco è a Rimini, Forlì, Caorso e Cesena ove si prodiga a favore degli appestati. A Piacenza contrae la peste e si ritira in una grotta, ancora esistente e trasformata in santuario, lungo il fiume Trebbia nei pressi di Sarmato. Un cane provvede al sostentamento del Santo con una pagnotta che preleva alla tavola del padrone, il Signore di Sarmato, Gottardo Pollastrelli. Questi segue la piccola bestia, scopre la grotta e cura il giovane che si rifiuta di seguirlo a palazzo. Gottardo cerca vanamente di seguire Rocco che lo induce a desistere dal proposito. Gottardo ne diffonde la vita e la fama dei miracoli; si ritiene sia stato il primo agiografo del Santo nonché il primo ad averlo raffigurato in una immagine e seguendo gli insegnamenti del maestro avrebbe conseguito anch’egli la santità. Tra gli storici, però, l’esistenza o meno di questa figura accostata al Santo è parecchio controversa. Nella grotta al Santo appare un angelo che gli annuncia la guarigione e la facoltà di chiedere una grazia al Signore. Lungo la strada del ritorno a Montpellier, Rocco è incarcerato come spia a Voghera. Rifiuta di rivelarsi nonostante i Signori del luogo siano avi materni. Resta in carcere per quasi cinque anni. Riceve ancora una volta l’apparizione dell’Angelo che gli annuncia la morte ormai prossima che giunge nella notte tra il 15 ed il 16 Agosto probabilmente del 1379. Al momento della sepoltura, grazie al segno di croce che Rocco porta sul petto, lo zio materno Bartolomeo, Signore del luogo ove il Santo è stato incarcerato, riconosce il nipote nel misterioso giovane pellegrino che mai aveva voluto rivelare la propria identità. Sempre al momento della sepoltura la grazia che Rocco aveva chiesto al Signore si manifesterà con il ritrovamento della tavoletta che porta incisa la frase “Chi invocherà il mio servo sarà guarito”, e che compare in numerose rappresentazioni del Santo.La chiesa di San Rocco (guarda in 3D la chiesa)
Alla fine del 1400 si hanno notizie di un oratorio chiamato Cappella S. Rocco in fondo al ponte di Porta di Borgo, sorto per onorare il santo protettore contro la peste dilagante. Nel 1630 si inizia a costruire la nuova chiesa di S. Rocco in un luogo vicino al precedente oratorio. Terminata nel 1639, un altare diverso o l’odierno accolse l’attuale tela raffigurante quattro personaggi: la Madonna col Bambino in alto, S. Rocco, S. Sebastiano e S. Antonio; i primi due santi sono protettori contro la peste, S. Antonio è il protettore degli animali domestici presenti in gran numero nell’allora giardino, dietro i santi sono raffigurati appestati derelitti. L’altare della Madonna di Pompei con un quadro si suppone sia del periodo dopo il 1700 periodo in cui si venerava la Madonna del Carmine. L’altare di S. Rocco che è vicino all’entrata della sacrestia in stile barocco è recente, in esso si conserva un’antica statua del santo.
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Forse non tutti sanno che San Rocco è considerato anche il protettore dei cani:
Chi ne ha amato o ne ama uno lo sa bene: un cane ci da comunque di più di quello che noi diamo a lui e spesso ci da anche di più di quello che le altre persone ci danno. Così accadde pure a San Rocco…
Così accadde pure a San Rocco, uno dei santi taumaturghi più popolari in Occidente. Tutti lo invocavano tra il Medioevo e l’Ottocento in occasione dei timori e del rinnovarsi delle epidemie di peste. San Rocco è per questo anche uno dei santi occidentali più raffigurati. Lo rappresentarono ogni genere di artisti: tanto quelli semplici dell’arte popolare, quanto alcuni tra i più gettonati come Tintoretto, Michelangelo, Ludovico Carracci, Guido Reni, Botticelli. E tutti lo hanno dipinto o scolpito nello stesso modo, in un modo che serve a ricordare la sua storia, la storia di un pellegrino, con bastone, mantello, bisaccia, sandali, che va, nonostante una piaga sulla gamba, che cammina in compagnia di un cane, suo unico amico. Rocco non era italiano, ma francese. Nacque a Montpellier in una famiglia agiata della grande borghesia mercantile tra il 1345 ed il 1350. Secondo la tradizione, una volta morti i genitori e donate ai poveri tutte le sue ricchezze, lasciò la Francia e si mise in cammino verso l’Italia. Scelse l?Italia, dove infuriavano pestilenze e guerre, perché, percorrendo la via dei pellegrinaggi, la cosiddetta via Francigena, sperava di raggiungere meglio il suo scopo: quello di curare i pellegrini ammalati, di consolarli, ma soprattutto di alleviare le sofferenze degli appestati, di quei derelitti, cioè, che nessuno voleva, di quegli sventurati per i quali non c?erano speranze. Andando su e giù per l’Italia lavorò per anni in favore di questi malati ed operò anche guarigioni considerate miracolose. Ma a Piacenza, dove giunse nel luglio 1371, mentre assisteva gli ammalati di peste dell’Ospedale di Santa Maria di Betlemme, si ammalò egli stesso. Tormentato da un dolorosissimo bubbone all’inguine, non solo non trovò nessuno disposto a curarlo, ma addirittura si ritrovò cacciato dagli altri ammalati, stanchi dei suoi lamenti. Trascinatosi fino a Sarmato (a 17 km dalla città), Rocco si riparò in una grotta ad aspettare la morte. Fu un cane che lo salvò. La bestiola, accortasi della sua presenza e della sua sofferenza, gli portò ogni giorno un pezzo di pane, fino alla sua guarigione. San Rocco una volta guarito, non tornò in Francia, ma riprese la sua attività a favore degli appestati per la quale ancora oggi è ricordato. Ed il suo cane lo seguì.