Come ogni anno è tornato, sabato 15 dicembre, l’appuntamento con l’ormai famoso “Presepe Vivente” di Ghivizzano Alto. L’edizione di quest’anno è, però, molto particolare, per vari motivi: intanto la manifestazione- dopo lo stop dell’anno scorso dovuto al maltempo- compie vent’anni e poi nella giornata è stato inaugurato il primo lotto dei lavori di ristrutturazione della trecentesca torre di Castruccio Castracani nell’ambito del progetto di restauro di Rocche e Fortificazioni della Valle del Serchio.
L’inaugurazione è avvenuta alle 18 finita la quale il paese ha fatto un salto indietro nel tempo ritornando ai primi del Novecento. Tra le viuzze si sono ricreati gli antichi mestieri come l’arrotino, il norcino, il fabbro e molti altri. Rivivranno: la scuola, il convento, il lazareto, la sacrestia, l’ufficio delle tasse. Lungo il percorso, è stato possibile anche degustare prodotti tipici come le focacce, la farina di neccio, castagnaccio, polenta e molto altro. Alle 22 sono arrivati Giuseppe e Maria che girando per il paese e non trovando alloggio si sono andati a posizionare sotto la Torre di Castruccio dove è avvenuto l’eterno miracolo della nascita del Cristo e l’adorazione dei Magi. Il tutto, neanche a dirlo, in uno spettacolo suggestivo ed emozionante.
Ma come dicevamo questa è stata un’edizione particolare soprattutto perché la manifestazione compie venti anni. Abbiamo ritenuto importante per questa importante ricorrenza incontrare Valerio Amadei sindaco di Coreglia Antelminelli ma, in questo caso, soprattutto, uno dei (pochi) fondatori di questo evento.
È felice Amadei, orgoglioso. L’orgoglio di chi ha visto lungo, lontano, oltre le piccolezze umane e quotidiane. L’orgoglio di chi ha portato avanti, con tenacia, il suo progetto anche quando (in molti) remavano contro. È anche la sua festa questo ventennale e di chi come lui, in tutti questi anni, ci ha creduto e ha lavorato sodo perché il sabato prima di Natale di ogni anno, il paese potesse fare un salto nel tempo, un’immersione in una dimensione magica.
E pensare che come per molte cose della vita il tutto era nato quasi per scherzo: racconta, con il sorriso, Valerio Amadei: “L’idea venne fuori in un luogo che nessuno mai penserebbe: eravamo al mare, a Viareggio, in darsena. Dopo un bagno mentre ci riparavamo dal sole cocente di fine agosto sotto un grande ombrellone iniziammo a parlare dell’inverno che sarebbe arrivato di lì a poco delle attività che ci attendevano e tra queste a partecipazione al Presepe Vivente di Barga al quale da tanti anni partecipavamo come gruppo storico di Ghivizzano. Fu allora che un genitore disse: certo che noi abbiamo un paese medievale unico, dovremmo approfittarne, perché non realizzarlo anche noi nel nostro borgo? Chissà come verrebbe… Là buttò lì, quasi un sogno, una provocazione, una sfida che noi accettammo con l’entusiasmo dei vent’anni!”.
E fu così che i ragazzi iniziarono a proporre l’idea di un Presepe nell’antico castello medievale. All’inizio non fu facile. “I dubbi e i preconcetti erano molti. Poi eravamo dei ragazzi…”
In molti però si appassionarono a quella stramba idea. “Decidemmo di ambientarlo a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ricreando antichi mestieri”.
E alla fine, quei ragazzi ci riuscirono. La sera della prima edizione, l’emozione “era palpabile, c’era anche un pizzico di paura dovuta all’inesperienza e alla non certezza della buona riuscita dell’evento, ma andò tutto bene. Un ricordo bellissimo che porto nel cuore”.
E così l’anno dopo decisero di riproporlo. La risposta fu nuovamente buona e così via anno dopo anno. “Abbiamo cercato di migliorare man mano. Edizione dopo edizione abbiamo cercato di portare delle migliorie. Nel corso degli anni hanno iniziato a partecipare il Gruppo Cantori della Befana di Tereglio, il Gruppo di Filecchio, la Vicaria di Coreglia e altri gruppi storici e folkloristici locali. L’intero paese in armonia ha collaborato mettendo a disposizione cantine, case, scantinati, e poi partecipavano con passione e entusiasmo. Gli anziani con la loro esperienza- all’inizio- ci aiutarono per quanto riguarda il ricreare usanze, ambienti, attrezzi, mestieri”.
La passione e l’unità di un mondo piccolo ha creato un evento consolidato nella mente dei valligiani, forse il presepe vivente più famoso e apprezzato. Sicuramente il più caratteristico.
L’edizione che Amadei ricorda meglio è quella del decimo anno: “primo traguardo importante non pensavamo durasse così tanto. Avevamo il timore potesse essere come un fuoco di paglia. Invece, non fu così”. Dal dodicesimo anno, per sostenere l’imponente macchina organizzativa, l’organizzazione ha deciso di far iniziare a pagare il biglietto. E ora che gli anni sono venti Amadei si sente di ringraziare il suo paese. “Tutto”.
Tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per far si che ogni anno la magia si ripetesse. Ma un traguardo così importante è sì l’occasione per guardarsi indietro e cullarsi nei ricordi ma, anche e soprattutto, è l’occasione per guardare avanti, al futuro. La strada da fare è ancora lunga, i miglioramenti da apportare diversi. Soprattutto, riflette il sindaco, dal punto di vista “mediatico” per consentire una maggiore visibilità.
Insomma essere al passo con i tempi, innovare, aggiornare rimanendo però, come tiene a sottolineare Amadei, “genuino”. Così spera che sia tra vent’anni puro, sano certo al passo con i tempi ma senza dimenticare i valori con cui tutto è iniziato e che sono la colonna portante della manifestazione: i valori dell’unità della famiglia, della fratellanza. Quelli portanti avanti da colui che chiamavano il Messia, un Dio che per amore dei suoi figli si fa Uomo e decide di nascere in una mangiatoia, nel freddo di una notte d’inverno, senza una dimora, fuori scacciato da tutti, attorniato solo dagli ultimi di cui diventa il riscattatore. Credenti o no una bellissima storia eterna. Che da speranza, scalda il cuore e di cui abbiamo bisogno, soprattutto, in questi bui.