Barga, in estate, parla scozzese. Parla anche in inglese e in americano “broccolino”. Parlò per secoli il fiorentino, adesso un po’ di lucchese. Perché Barga è moderna, non è un borgo chiuso a serraglio. Ed Umberto Sereni, baffi elettrici ed occhio fulminante, che fu sindaco, adesso professore di storia contemporanea ad Udine, è testimone di quest’ampia capacità attrattiva di Barga. E’ una capacità che seppe richiamare anche Giovanni Pascoli (qui venuto da Livorno chiassosa e qui domiciliato per anni a Castelvecchio sul colle dei Caproni). E poi scorucciò il poeta perché lui, divenuto conservatore (era stato anarchico e socialista), la voleva chiusa nel sogno edenico, sempre le medesime stelle sempre gli stessi buoi, invece Barga s’allargava e si orientava al progresso. Così Pascoli fuggì a Bologna e vi morì amareggiato. Mentre nel borgo sciamavano ville e villotte dei nuovi ricchi e migrati in America, emigrati in Gran Bretagna, emigrati in Germania. Adesso scozzesi. Capita d’incontrare le cornamuse a piazza Angello.
E la folta colonia fa capo a Keane, un artista eclettico che da paesaggista bucolico è divenuto concettuale e studia le pietre del Duomo dove rintraccia segni celtici o, addirittura, nordici o templari. Keane ha aperto, spalancato una libreria con centinaia di volumi inglesi. Chi li vuole leggere ha la chiave: può entrare, prendersi i libri, andar via. Tutti li riportano. Tutti aderiscono al sito “Barga news” attraverso il quale Keane racconta Barga al mondo. Da 22 anni. Ed il mondo risponde poiché, ogni estate, si fa una gran festa, patate fritte e merluzzo, ed il ricavato va alla squadra di calcio del Barga gemellata con Glasgow, grande città scozzese sulle rive del Clyde.
Barga, come tanti altri centri garfagnini, fu terra di abbandono. Nell’Ottocento quando l’agricoltura andò in crisi, centinaia di abitanti, traversarono l’oceano, i mari, le Alpi e si trasferirono dovunque. Parecchi fecero fortuna: Giuseppe Brogi, detto “l’interprete”, da figurinaio (faceva le figurine dei presepi) divenne giramondo e accompagnò nobili inglesi in Cina ed Africa, Pietro Groppi fu tipografo e giornalista negli Stati Uniti, Giovanni da Prato coi fratelli mise su uno stabilimento di statuaria a Chicago, Giuseppe Pieroni aprì a Boston la famosa catena di ristoranti “Pieroni’s Sea Foud Grill” con 1300 dipendenti, Leopoldo Giuliani aprì e gestì 60 gelaterie in Scozia, Ferruccio Togneri da impresario edile costruì mezza Buenos Aires in Argentina.
Non a caso, allora, il mondo a Barga si sente di casa. Vi è una antica abitudine all’accoglienza. Si cominciò nel 1300 quando Barga, per sfuggire alla tenaglia Lucca-Pisa (che volevano annettersi il territorio), si dette, da libera, a Firenze. Fu assediata e bombardata. Ma Firenze, specialmente i Medici dopo Cosimo I, la difesero, perché da lì si dipartivano strade sicure per Liguria ed Emilia. Grazie ai fiorentini, che dominarono fino all’unità d’Italia il borgo (zona castello), si riempì di palazzi assai importanti. Sembra di passeggiare dietro via Tornabuoni. Lo stile è fiorentino. Occorre visitare, nel centro storico, palazzo Bartacchi, palazzo Tallinucci, palazzo Cherardi, Casa Magri, il palazzo del comune. Furono abitazioni di famiglie di rilievo: notai, umanisti, letterati, accademici, medici. Grazie a Firenze ed ai beni del contado sorse una borghesia nobile, vigile, intraprendente. Uno dei notabili fu Antonio Mordini (1819-1902) carbonaro, repubblicano, garibaldino, triumviro del governo rivoluzionario toscano. S’accostò poi al conte di Cavour e divenne senatore e Ministro dopo la morte di Garibaldi venne anche eletto gran Maestro della Massoneria. Mordini “regnò” a Barga con intelligenza e fervore. Una sua nipote, Alessandra, ha sposato Andrea Marcucci, senatore, già sottosegretario alla cultura, di quei Marcucci che sono la fortunata presenza industriale della zona. Possiedono la Kedrion, farmaceutici, possiedono il centro turistico “Il Ciocco”.
Dice Marco Bonini, sindaco di Barga: «Qui siamo, rispetto alla crisi, in controtendenza. La Kedrion sta ampliando lo stabilimento, produrrà per l’America un nuovo farmaco. Assumerà 80 dipendenti». Mica male. Tanto si deve a Guelfo Marcucci, capo della dinastia, che è appunto tra i barghigiani doc che guardano al futuro.
Barga è un pullulare di iniziative. Me le scorre, informazioni a mitraglia, Maria Teresa di Natale, avvocato, capo ufficio cultura del Comune. C’è un teatro, quello dei Differenti (270 posti) che fa una stagione con Stefano Accorsi, Claudia Pandolfi, Gioele Dix, Amanda Sandrelli. E’ sempre esaurito e la gente accorre dall’intera Lucchesia.
Poi in estate c’è il Barga jazz, c’è la stagione lirica, c’è il premio letterario dedicato ad Arrigo Benedetti (fu il fondatore de ‘L’Esperto’), vinto, tra gli altri, da Bruno Manfellotto. Eppoi vi sono le osterie. Vecchie come la storia. C’è quella “del Platano” dove beveva Pascoli.
C’è il bar da Aristodemo, mescita e alimentari. Come cibi si valorizzano la polenta di neccio con le ossa di maiale e l’infarinata di cavolo nero. Col cavolo nero ed acciughe, si condiscono anche i crostini che, tradizionalmente, si mangiano la vigilia di Natale.
Per il Natale scorre per le strade il presepio vivente. Parte del Duomo che sovrasta Barga, è romantico, magistrale. In zona vi sono quattro vescovi che dipendono da Pisa. Accanto al Duomo c’è il Museo con le tracce degli insediamenti longobardi e franchi. Il Duomo è intitolato a San Cristoforo, è un portento di facciata e semplice scarno sulle navate. Adesso vi piove anche dentro.
Ogni cosa di Barga è ben detta da Antonio Nardini, artigiano del ferro, storico per vocazione. Dice che i Mordini avevano fatto soldi con lo smercio di sete a Buda già nel 1200.
Così Barga ha radici piantate ben dietro. Ma i giovani sciamano a centinaia tra il bar di Palo Gas (ha un “vespa club”) e l’istituto alberghiero. Lo dirige Mauro Lunatici. Lo frequentano 480 allievi. Divengono chef, sommeliers maitre d’hotel. E si sperdono nel mondo. Per tornare.
Article by di Adolfo Lippi – source – Il Tirreno
Adolfo Lippi, nato a Viareggio nel 1940, è giornalista, scrittore e regista. Formatosi in Toscana, in giornali quali “Il Telegrafo” di Livorno e “Politica” di Firenze, si è trasferito ancora giovane a Roma dove ha collaborato a “Il Mondo” e ad altre numerose testate. Per la Rai ha firmato centinaia di programmi. Ha condotto il settimanale di geografia “Atlante” ed è stato regista di documentari, fiction, concerti e festival. Ha diretto anche due film per il cinema (“Ottobre rosa” e “I ragazzi di Via del Corso”, prodotti rispettivamente dall’Istituto Luce e da Medusa Cinematografica) e scritto varie opere teatrali. È stato consigliere di amministrazione dell’Ente Cinema (Cinecittà ed Istituto Luce) e del Centro Sperimentale di Cinematografia. È stato in tutte le commissioni di esperti del Ministero per il Turismo e lo Spettacolo dal ministro Signorello al ministro Veltroni.