I nostri lettori conoscono bene Emilio Bertoncini. In molti apprezzano gli articoli che pubblica sulle nostre pagine (articles here) Da pochi giorni è uscito un suo libro: “Orticoltura (eroica) urbana” pubblicato da MdS editore che con questo titolo inaugura una nuova collana.
Non potevamo non incontrarlo per scambiare due parole sul suo lavoro.
“Sono uno strano agronomo” ci ha confessato. “Ho declinato parte della mia attività professionale sul fronte della didattica e dell’educazione ambientale. In questo percorso ho fatto degli incontri molto importanti che mi hanno portato ad occuparmi di strani orti, da quelli scolastici a quelli civici ed urbani. Forse è proprio per questo che sono riuscito a declinare le mie attività negli orti in modo particolare, spesso svincolandomi dal rigore agronomico e trovando spazio per la sperimentazione”.
Emilio, perché e come è nato questo libro?
“Credo che la miglior risposta a questa domanda si trovi nella quarta di copertina: è un urlo liberatorio. Un urlo che viene da chi cerca di contribuire ad un mondo migliore senza buttare via ciò che ha di buono”.
Ecco, come si può rendere “un mondo migliore”?
“Tra le cose c’è una piccola – grande rivoluzione: la riappropriazione della capacità di produrre il nostro cibo. Per una somma di motivi molti di noi, soprattutto chi vive in città, spesso, ha perso una capacità che ci caratterizza di millenni: quella di produrre il cibo di cui ci nutriamo”.
In effetti, rispetto alle precedenti generazioni abbiamo perso completamente queste conoscenze…
“Sì, ma solo all’apparenza”.
Cioè?
“Ti faccio un esempio: la maggior parte di noi ha coltivato almeno una volta un fiore, una pianta ornamentale, spesso con successo. Quando ci chiedono se sappiamo coltivare un ortaggio o del grano, però, quasi tutti rispondiamo di no. E’ falso: se sappiamo crescere una pianta, sappiamo crescere anche le piante che ci danno il cibo. Il marketing, la voglia di affrancarci dall’agricoltura propria del dopoguerra e molte altre cose ci hanno convinti di questa nostra incapacità”.
Cosa fare, quindi?
“Allora nella città, o in campagna, tanti piccoli orti possono riaprire la via verso questa consapevolezza, verso l’idea che all’occorrenza ognuno di noi possa produrre almeno una parte di ciò che mangia. Credo che questo sia un diritto / dovere di tutti e, soprattutto, delle generazioni più giovani. Quei tanti piccoli orti sono e saranno, secondo me, eroici”.
Per quale motivo?
“Lo sono perché dimostrano che anche in città anche dove si è dimenticato come si produce il cibo, dove non sembrano esserci le condizioni per produrre cibo, dimostreranno che il cibo può essere prodotto ovunque e da chiunque. Spiegheranno anche nel modo più semplice e diretto quali sono i cibi di stagione e quali sono i vantaggi del cibo a Km zero aiutando l’agricoltura di prossimità, quella del territorio in cui viviamo”.
Come è composto il libro?
“Si divide tre parti. La prima è il tentativo di rispondere ad una domanda: una nuova consapevolezza alimentare e l’orticoltura eroica urbana sono una possibile via verso il futuro?”.
La seconda?
“È una specie di viaggio tra i molti possibili orti. Parlo di orti familiari, di orti scolastici e di una sorta di viaggio tra gli orti della comunità urbana”.
Tipo?
“Il viaggio tra gli orti è in parte reale, frutto di visite, e in parte virtuale, sebbene frutto di contatti stretti con gli attori che hanno creato ed animano questi orti eroici. Si va dagli orti sociali del Comune di Bologna a quelli del bellissimo progetto della città di udine passando per l’Orto degli Anziani di Viareggio”.
Torniamo alla composizione del libro, la terza parte di cosa tratta?
“E’ la parte più tecnica, ma affrontata con semplicità, tentando di riportare tutto ai gesti semplici del coltivare, senza rendere tutto volutamente complesso. Per chi vive in città ci sono alcune proposte e soluzioni per coltivare anche quando non c’è terra a disposizione”.
Insomma, si tratta di un bel manuale…
“Quasi”.
Perché?
“Beh, perché non ho voluto riproporre quello che già fanno molti libri, cioè entrare nel dettaglio di ogni singola tecnica e della coltivazione di ogni singola specie. Ci sono molti suggerimenti pratici e due inviti: quello a coltivare in luoghi impossibili e quello a sperimentare, anche per evitare di riportare in città il modello agricolo moderno che già manifesta le proprie criticità in campagna”.
Dove verrà presentato?
“Venerdì 13 giugno sarà presentato a Lucca presso la The Bilingual School of Lucca alle 18. Dalle 17 in poi io sarò sul posto per chi avesse voglia di visitare gli spazi dell’Orto Didattico Urbano nato negli spazi della scuola. Il 15 saremo a Pietrasanta presso Giardini della Versilia. E’ prevista una trasferta a Viterbo e, forse, una in Aspromonte”.
E chissà, speriamo anche in Valle del Serchio…
Article by Nazareno Giusti