Abbiamo incontrato Biondi per ripercorrere, per coloro che non hanno avuto la fortuna di essere presenti alla giornata, il suo intervento.
Prima di entrare nell’argomento è bene, però, fare un piccolo quadro generale. L’8 settembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, il Maresciallo Pietro Badoglio (succeduto a Mussolini che era stato arrestato dai Reali Carabinieri, su ordine di Vittorio Emanuele e che dopo essere stato liberato dall’amico Hitler aveva ricostruito nel nord d’Italia la Repubblica Sociale Italiana) aveva annunciato alla Nazione l’avvenuto armistizio di Cassibile con gli angloamericani, tedeschi reagirono pesantemente ma poco poterono contro l’avanzata alleata che però nell’ottobre 1944 si fermò proprio dalle nostre parti, sul fronte della Linea Gotica.
“Per i tedeschi, quello italiano era un fronte terziario, vi impiegarono poche forze (il grosso e meglio delle forze tedesche-era destinato alla difesa dall’est dall’Armata Rossa e a fronteggiare il nuovo fronte degli Alleati dalla Normandia). Avendo poche forse decisero, quindi, per tentare di arrestare l’avanzata alleata, costruendo la Linea Gotica. Una linea difensiva di oltre 300 km che andava dal Cinquale a Pesaro. Il termine “linea”, però, non deve trarre in inganno: la Gotica, infatti, non era quella striscia di fortificazioni ininterrotta che si intende comunemente: era ma una vera e propria estensione di terreno militarizzato e predisposto per la fase difensiva, una trappola che permetterà di mantenere il fronte fermo per 7 mesi con oltre 200.000 vittime!”.
Ma intanto le forze alleate erano giunte in Valle e in particolare arrivarono i soldati brasiliani della
Forca Expedicionaria Brasiliera.
“Si trattava di una divisione composta da 25.000 uomini che liberò Massarosa, Camaiore, Bagni di Lucca, Coreglia, e Barga; quindi si spostarono nel pistoiese dove combatterono a Montese, a Zocca e quindi a Fornovo di Taro dove catturarono in una unica manovra, un’intera Divisione, la 148° tedesca (più di 15.000 prigionieri!). Qui da noi si comportarono molto bene e la gente li ricorda con tanto affetto”.
Questi soldati avevano come loro simbolo un singolare cobra che fuma.
“Fu una brillante risposta ai detrattori che, nei mesi precedenti l’intervento armato carioca, insinuavano che sarebbe stato più facile che un cobra fumasse che il Brasile entrasse in guerra”; in particolare la battuta è attribuita al presidente brasiliano Getùlio Vargas, che era scettico riguardo l’ingresso del Brasile in guerra”.
Questi soldati furono poi sostituiti dagli afro-americani della 92° Divisione Buffalo.
“Fu l’unica divisione composta da personale di colore comandato da ufficiali superiori bianchi, fu impiegata nella Campagna d’Italia (un’altra divisione, la 93°, composta da solo neri, fu impiegata nel Pacifico). Sbarcati a Napoli, inizialmente destinati alla difesa degli aeroporti strategici nel sud dell’Italia (dai quali partivano i bombardieri che colpivano le installazioni logistiche tedesche nel cuore della Germania), a causa di un rapido cambio degli assetti Alleati e dell’improvvisa operazione Anvil-Dragoon, si ritrovarono di colpo in prima linea. Entrati in combattimento a Pisa, liberarono Viareggio, Lucca, Capannori”.
C’erano i soldati della Buffalo a Sommocolonia e Barga, il 26 dicembre 1944, quando si tenne la terribile battaglia di Natale. Si comportarono bene combattendo con coraggio, il tenente John Fox, addirittura, per la sua azione (e morte) eroica, sarà insignito, nel 1997, da Bill Clinton, della Medal of Honor.
Nonostante questo il comportamento operativo degli afro-americani fu criticato da ufficiali superiori bianchi…
“Un’insinuazione ingiusta dovuta solo al forte razzismo che permeava le alte sfere dell’unità! I soldati di colore erano spesso accusati di scarsa combattività, in realtà non era vero e un’indagine successiva alla guerra, fatta dal generale Clarck, comandate della 5° Armata, attribuì con assoluta certezza la piena responsabilità operativa della “rotta di Natale” del ’44, culminata con la sfortunata battaglia di Sommocolonia del 26 dicembre ’44, e la conseguente rottura del fronte per tre giorni, all’incapacità gestionale e valutativa del comandante del 370 reggimento, il colonnello Sherman (al quale la Città di Lucca qualche anno fa, ha anche tributato la cittadinanza onoraria…!)”.
httpv://www.youtube.com/watch?v=uXA33Xv8wqU
E a proposito, Biondi, ci fa leggere le parole di Clark nel suo “Calculated Risk”:
“It ( 92nd Division) did not come up to the test, and when the German stuck down the Serchio Valley, the Regimental Commanders, were enable to exercise sufficent control over their troops in an emergency”.
Sia per le forze brasiliane che statunitensi, fu fondamentale l’apporto di una singolare formazione partigiana, anzi di “patrioti”, sottolinea Biondi, perché così si definivano: l’XI Zona ai comandi di Manrico Ducceschi, “Pippo”.
“Pippo è una figura bella e leggendario. Era un giovane pistoiese. A guerra finita, fu decorato con la Bronze Star (altissima onorificenza americana) e morì il 24 agosto del ’48, a Lucca in circostanze molto misteriose”.
Nei mesi scorsi se n’è andato uno dei vicecomandanti di questa formazione Tiziano Palandri.
“Palandri merita sicuramente una apprezzamento storico maggiore, a mio parere. Fu lui, in effetti, il vero silenzioso e discreto artefice della svolta tattica della XI Zona. Mentre Pippo si trovava a discutere le operazioni e la situazione tattica del fronte tirrenico a Viareggio presso il comando della 92° Divisione Buffalo, (situato nel “Principino”, locale antistante l’attuale Principe di Piemonte sulla passeggiata), il maggior Yraci Perejra de Castro della Feb a Bagni di Lucca chiese a Tiziano di fornirgli delle guide per iniziare l’azione esplorante in Valle del Serchio. Fu grazie alla pronta adesione di Tiziano, che scelse e fornì gli uomini giusti, che questa attività fu risolutiva e altamente apprezzata dai brasiliani, al punto di raccomandare il continuo utilizzo di queste guide, in quanto ottimi conoscitori della zona, apprezzati dalla popolazione ed inseriti nel tessuto sociale”.
Allora, la formazione (unico caso in tutta l’Italia centrale) cambiò denominazione diventando “Battaglione Autonomo Patrioti Italiano Pippo” posto alle dirette dipendenze del Comando della 5°Armata sotto la guida degli ufficiali della OSS.
“Fu schierato su oltre 40 km di fronte, davanti alle linee alleate, e il 20 aprile, ruppe lo schieramento difensivo dell’Asse, entrando a Castelnuovo di Garfagnana, con la compagnia C, liberandolo e proseguendo la sua marcia oltre l’Appennino entrando a Modena Piacenza fino a Milano”.
Conferenza sulla liberazione di Bagni di Lucca e Coreglia Antelminelli – pt2
Article by Nazareno Giusti