“Tutto è nato una sera d’estate- ci ha spiegato l’editore Andrea Giannasi, uno degli organizzatori, assieme alla Pro Loco e al Comune, dell’evento- quando Francesco Talini e Riccardo Fabbri, in rappresentanza dei Gatti Randagi, hanno con me e Maurizio Poli, premiato lo scrittore Giampaolo Simi. Tra le mura antiche del borgo storico di Barga è maturata l’idea di organizzare un incontro di calcio tra la nostra nazionale di calcio (fondata da Alessandro Baricco) e quella scozzese. Moscardini verrà ricordato dagli scrittori scozzesi anche con una poesia. Al termine della partita di calcio, la giornata trascorrerà poi con numerose iniziative – tra le quali l’incontro ufficiale dei calciatori scrittori con il sindaco e le autorità a palazzo Pancrazi alle 14,30 – per concludersi con una cena in piazza Angelio presso L’Osteria con ballo tradizionale scozzese”.
Questa bella e simpatica iniziativa ci dà l’occasione per ricordare il primo vero oriundo del calcio italiano che arrivò a vestire la maglia della Nazionale, esordendo il 6 novembre del 1921, a Ginevra, nella partita contro la Svizzera terminata uno a uno. Fu lui a segnare la rete del vantaggio azzurro al decimo minuto del primo tempo. Per ben nove volte vestì la maglia azzurra, segnando sette reti. La sua ultima partita in Nazionale la fece a Torino, il 22 marzo 1925, quando gli italiani vinsero per sette a zero contro i “cugini” francesi.
Insomma, una delle prime figure mitiche del calcio italiano e non solo. Qualche anno fa, Giulio Simonini, decano dei giornalisti valligiani, così lo ricordava: “Il mio primo mito del gioco del calcio è stato lui, Giovanni Moscardini, il Johnny. Lo vidi la prima volta, quando ero bambino, a Barga, in un pomeriggio di sole. Era un giovedì, giorno di vacanze per le elementari. Con alcuni coetanei andai al piazzale del Fosso: Giovanni stava allenandosi. Era un portento di forza, agilità e leggerezza. Sarebbero trascorsi 50 anni prima che lo rivedessi. Il 19 agosto 1976, una domenica. L’occasione fu l’inaugurazione del nuovo campo sportivo di Barga che prese il suo nome da un’idea di Bruno Sereni. L’Associazione calcistica invitò tutti i suoi ex giocatore tra cui io che avevo esordito nel 1937. Ci fu una cerimonia a palazzo Pancrazi con il sindaco Roberto Ceccarelli e il grande giornalista Gianni Brera. Fu in quell’occasione che conversai con Johnny esprimendogli la mia ammirazione per la sua gloriosa carriera”.
Quel giorno lo ricorda bene anche Umberto Sereni: “fu una giornata indimenticabile non solo per la presenza di Johnny Moscardini ma anche per quella di Gianni Brera che fu come sempre corrosivo, spumeggiante. Andò giù a ruota libera e se la prese con Giovanni Pascoli che definì un contadino, a molti la cosa non andò piacque per niente. C’è da precisare poi che già erano arrivati, anche, addirittura, da Lucca, milanisti sfegatati che lo volevano contestare perché stava portando avanti una serie di articoli contro Gianni Rivera da lui definito “Abatino”. Fu quindi un incontro agitato che si animò ancora di più quando Brera espresse un paradosso: che Johnny Moscardini per i barghigiani era più importante di Gesù Cristo”.
Giovanni Moscardini’s father was one of three brothers from Barga in Tuscany who moved to Scotland to set up fish and chips shops and ice-cream parlours. At the outbreak of the First World War, Johnnie enlisted in the Italian army and after demobilisation he settled in his father’s hometown.
A talented footballer, he turned out for the local team but was soon spotted by the local senior club Lucca, then playing in the Italian League – Tuscany Section. He later signed for near neighbours Pisa, becoming the club’s top scorer and the first choice at centre-forward for the national side. Latterly, he joined Genoa, then the top Italian club and he made his last appearance for Italy against France on March 22nd, 1925 marking the occasion by scoring twice in a 7-0 win – full article here
La sera prima, era un sabato, i due Sereni, padre e figlio, avevano organizzato una cena ad Albiano con Brera e Moscardini. Al tavolo, il noto giornalista sportivo confessò di aver incontrato per la prima volta Johnny, a Glasgow, per una partita, e, in quell’occasione, gli era rimasta l’impressione di un gran signore, una merce rara in quell’ambiente già a quei tempi.
“Con Johnny- prosegue il professor Sereni-, poi, ho avuto un rapporto molto cordiale. Mi ricordava fatti del calcio della Lucchese e della Nazionale. Mi raccontava la tournée che aveva fatto in sud America aggregato al Genoa, nel 1925. Gli era rimasta impressa la calorosa accoglieva degli emigrati. A me, invece, colpì particolarmente, il racconto che mi fece della leggendaria partita di calcio Viareggio-Lucchese del due maggio 1920. Un incontro ricordato anche da Mario Tobino in un suo scritto. Un incontro sportivo che finì in tragedia. Verso la fine del match, infatti, a causa di un rigore dato alla Lucchese, ci fu un’invasione di campo. Un carabiniere sparò e uccise un segnalinee viareggino, Augusto Morganti. La voce corse subito per la città e centinaia di viareggini si rivoltarono per ben tre giorni, assaltando una caserma e il tiro a segno. I calciatori lucchesi, tra cui Johnny, fuggirono a piedi, per i campi, chi sino al Quiesa chi sino a Torre del Lago da dove presero il treno per ritornare, un po’ ammaccati, a Lucca”.
Alla lontana cena di quella sera agostana del 1976, l’allora giovane Umberto Sereni ricorda di aver notato il lieve impedimento che Johnny aveva al braccio e per il quale era stato soprannominato, un po’ malignamente, “manina”, un triste e perenne ricordo dei terribili giorni della rotta di Caporetto. Johnny era stato, infatti, volontario durante la prima guerra mondiale.
“Appartiene- continua Sereni- a quella schiera, per niente esigua, di emigrati o figli di emigrati (Moscardini era nato in Scozia nel 1897) che decisero di tornare in Patria e vestire il grigio-verde.
Ed è significativo che questa partita in ricordo del nostro grande calciatore coincida con l’inaugurazione a Lucca, alle 18, di un’importante mostra curata da mia sorella Natalia, Bruno Micheletti e Vittorio Lino Biondi intitolata “L’emigrazione e la Grande Guerra”, fortemente voluta da Ilaria Del Bianco presidente dei Lucchesi nel Mondo. Insomma, Moscardini oltre che un vero mito dello sport è stato un gran signore e un amante dell’Italia. Una figura di riferimento, uno sportivo che sta nella storia del Novecento, un orgoglio per i barghigiani e gli scozzesi”.
article by Nazareno Giusti