Nicola Perullo was last here in Barga during August of last year at the Locanda di Mezzo when he demonstrated his ideas on perception and creativity using wine as the basis (article here)
This evening he was back in in Barga Vecchia, this time in Giorgia Madiai’s studio and once again attempting a mental voyage with wine as a central character in his story.
11 participants, 11 bottles of wine
Mentre sto viaggiando verso Udine, dove oggi parlerò ai dottorandi su “il gusto non è un senso ma un compito”, penso a venerdì e sabato prossimo, quando a Barga si darà vita a un importante workshop/performance con Epistenologia.
Insieme all’artista Giorgia Madiai Fuchs che disegnerà l’esperienza, e agli 11 partecipanti, suggerirò percorsi e esplorazioni attraverso il vino, facendo cose nuove che saranno parte del nuovo libro epistenologico a cui sto lavorando – Nicola Perullo
Epistenologia
– ha proposto un modo diverso di avvicinarsi al vino, prescindendo dalla eventuale competenza o expertise;
– non è un metodo di degustazione, anzi è anarchica e quindi chiede cura attenzione e responsabilità;
– suggerisce di non lasciarsi dominare dalla testa, aprendosi a bisogni desideri e emozioni;
– perora l’esplorazione, l’esposizione e lo stupore per ogni passo, e rifugge l’estetica del giudizio e della valutazione;
– vede il vino come un essere vivente da incontrare e non come un oggetto da valutare;
– va ben al di là del vino come tale, facendo un piccolo discorso forse ambizioso ma più complessivo sulla conoscenza, sulla saggezza e – addirittura – sulla vita;
– ambisce a mettere in moto l’immaginazione e la consapevolezza delle nostre possibilità creative quando gustiamo: la percezione è un processo creativo.
– disincrosta e libera.
Il 4 agosto faremo l’ultimo incontro prima della pausa estiva, a Barga, alla Locanda di mezzo, dove nel corso dell’evento Giorgia Madiai Fuchs disegnerà nel flusso di quel che accade.
Quel che accade di solito è potente e bello.
Quello che chiamo “Epistenologia” è un mezzo, probabilmente come un altro, di esplorare se stessi in rapporto alle possibilità percettive che fare qualcosa – nel caso, bere vino – ci offre e ci consente. Un modo di socializzare queste possibilità e, al contempo, di rendersi conto dei poteri dell’immaginazione e del linguaggio.
Ontologia ed epistemologia sono così mescolate: epistenologia. Non solo il sapere del vino, ma il sapere col vino costituito dalla spessa grana del tempo. La n dell’essere, gli onta, s’incastra nella conoscenza come scelta e fiducia (pistis). L’episteme sono onta, gli onta sono episteme: nessun relativismo in agguato, solo processi e relazioni su relazioni, testi come tessuti, grovigli di linee, dense temporalità, inaggirabilità dell’atmosferico.
Ogni volta che comincio un workshop, ho qualche idea e suggestione su cosa farò; poi però la situazione, le persone presenti, la qualità emotiva, la partecipazione e il grado di empatia con loro mi fanno nascere altre suggestioni e proposte. Così, quando mi chiedono di “mandare il programma” della serata sono sempre molto riluttante perché non so come sarà il programma.
Questo tipo di lavoro è esito di un percorso per me non chiuso ma in pieno svolgimento. Non so dove porterà e mi porterà; so però, grazie a chi lo ha fatto, che funziona e che è pieno di senso. La sua natura sperimentale impedisce una codificazione; al tempo stesso rende la “comunicabilità” strettamente connessa al suo artefice, me, ma non perché io ne sappia di più. Il fatto è che Epistenologia è come fosse la concrezione di un vissuto che dice molto, e io non ne ero affatto certo, anche agli altri. – Nicola Perullo
His book “Epistenologia. Il vino e la creatività del tatto” can be bought on line here