The area around Luca and the north has recently received more attention and has become more archaeologically visible thanks to the research of Giulio Ciampoltrini . An Etruscan presence is clear in Garfagnana and at the edges of Liguria, but the boundary between Etruria must have been mutable and relationships between these two peoples would certainly have changed over the course of the first millennium.
As with much of northern Etruria there is much to be learned, no more so than in the liminal mountainous area that separate the Etruscans from their neighbours.
httpv://www.youtube.com/watch?v=67HbNRVvRNA
Rassegna completa della documentazione disponibile nel 2004 sull’archeologia della valle del Serchio fra IV e II secolo a.C. – video by Giulio Ciampoltrini (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Toscana)
La Valle del Serchio collega la Toscana nord-occidentale con l’Emilia occidentale, attraverso i passi delle Radici e di Pradarena. In età etrusca permetteva di raggiungere dalla Piana di Lucca e dal Valdarno Inferiore gli insediamenti etruschi della Valle dell’Enza e del territorio di Modena.
Ritrovamenti casuali avvenuti nella Media e Alta Valle dimostravano la presenza di insediamenti lungo questa direttrice. L’Antro di Castelvenere, grazie ai bronzetti votivi e alla ceramica attica a figure rosse che vi vennero scoperti, testimonia che nel V secolo a.C. le capacità curative delle acque che vi sgorgano richiamavano i devoti.
Il vero e proprio crocevia dell’Alta Valle (la Garfagnana) in età etrusca è stato individuato, tuttavia, in località Murella di Castelnuovo di Garfagnana, con i saggi della Soprintendenza del 2004-2005 e con gli scavi per scopo di tutela del 2010-2012, documentati da Paolo Notini e Silvio Fioravanti.
Il sito della Murella domina la confluenza del Serchio e dell’Esarulo, dove la via che percorre la Garfagnana seguendo il fiume si innesta con quella che portava al Passo delle Radici.
L’area dell’insediamento è grossolanamente triangolare. Su due lati è protetta dai corsi d’acqua, sul terzo è sbarrata da un’opera difensiva (un agger, terrapieno di ghiaia e terra). Le strutture erano di legno, come testimoniano le buche per palo, ed erano orientate rigorosamente nord/sud. – source
La massa dei materiali ritrovati nello scavo dimostra che l’insediamento della Murella fiorì tra il 530 e il 450 a.C. circa.
Gli aspetti della vita quotidiana sono ben documentati, in particolare quelli che riguardano della preparazione degli alimenti e delle bevande e del loro consumo nel banchetto.
Per gli Etruschi della Murella il banchetto è il momento centrale della vita di relazione e viene celebrato con grande attenzione per le bevande (il vino) e la loro presentazione; si tratta di un costume di origine greca, già da secoli diffuso anche in Etruria.
Due forme di modello greco sono strettamente legate al vino: la kylix (larga coppa con anse) e lo skyphos (coppa profonda, o tazza, con anse), presenti con manufatti importati da Atene o dall’Etruria centro-meridionale. Il vino stesso è almeno in parte importato, come testimoniano i frammenti delle anfore etrusche o greche impiegate per trasportarlo per mare e per fiume.
Il vino non è bevuto puro, ma mescolato ad acqua. Questa è attinta alla fonte con una forma specifica (hydria), con due manici orizzontali e di un terzo verticale. È presente con un esemplare con decorazione geometrica, prodotto nell’Etruria centro-meridionale.
È possibile che si consumasse anche una bevanda ottenuta dalla fermentazione dei cereali (una sorta di birra). Il bicchiere (poculo) d’impasto potrebbe essere stato usato proprio per questa.
Per la presentazione e il consumo dei cibi era disponibile un vasto repertorio di coppe profonde, coppe su alto piede e piattelli, prodotti nell’Etruria settentrionale. Le brocche d’argilla figulina e le altre forme con decorazione dipinta a fasce rosse potrebbero provenire, invece, dai territori etruschi della Pianura Padana.
Cereali e legumi erano fondamentali nell’alimentazione. Grazie alla carbonizzazione che talora hanno subito, sono ben testimoniati in alcuni contesti. I macinelli ottenuti da grossi ciottoli fluviali erano impiegati per ridurli in farina; la lavorazione dell’impasto era talvolta completata nei grandi bacini (pelves) importati dall’Etruria centro-meridionale. Infine, si passava alla cottura su “fornelli” ceramici, traforati, che venivano collocati sui focolari, oppure nelle olle in ceramica d’impasto o sotto le “coppe-coperchio”.
La natura dei suoli della Murella ha impedito la conservazione dei resti di fauna, che poteva integrare la componente vegetale dell’alimentazione sia con le specie animali conosciute nell’Etruria di questi anni (ovini, bovini, suini; cacciagione) che con il pesce dei vicini corsi d’acqua. Il consumo di carne è, tuttavia, indirettamente dimostrato dai coltelli in ferro utilizzati – come dimostrano anche le figurazioni del VI e V secolo a.C. – nell’attività di macellazione; infilati su spiedi, i pezzi di carne erano infine cotti sui “fornelli”. – source