Il Mitico 11 di Alessandro Benvenuti | regia di Carlo Da Prato | scene di Eugenio Liverani | costumi di Cristina Cecchini | luci di Massimo Corsi | con Giulio Federico Janni e Stefano Gragnani
A new theatre production of Il Mitico 11 written by Alessandro Benvenuti with the regia, Barga's own Carlo Da Prato opens on Thursday evening. We have been behind the scenes to get a brief preview of what can be expected on the night.
Vittorino è un uomo che passa tutti i giorni e tutte le notti al belvedere del suo paese, un ponte illuminato da due lampioni. "Si gode il panorama" penserete. No. Sta lì da trent'anni cercando di capire per quale motivo tutti si ostinino a chiamare quel posto "belvedere" visto che per lui, oltre quella spalletta, non c'è assolutamente niente di bello da vedere.
"È un dramma allora!". No. Vittorino è una persona posata che non si dispera mai più di tanto e nei suoi occhi potrebbe entrarci tutto il mondo senza che la meraviglia li sgrani più di quanto non lo siano già per loro natura. E poi c'è uno stralunato pescatore che in quelle acque stente che scorrono pigre sotto il ponte riesce ad ascoltare la solitudine dell’omino ed a pescare pesci esotici, dal nome favoloso. Così Vittorino passa il suo tempo al belvedere. Anzi è proprio il custode della spalletta che si affaccia sul panorama. Ha deciso così da quando ha scoperto che l'unica cosa bella di quel posto è proprio la spalletta. Per questo la tiene pulita da quelle scritte vandaliche con cui, in genere, turisti e studentelli in gita insozzano i monumenti d'Italia. E poi ha una grande passione per il calcio. E da lassù tutto quello che si vede somiglia a un grande catino. Un catino simile a un campo di calcio appunto. Il mitico undici era la squadra della casa del popolo "La Ghiacciaia", per la quale tifava tutte le estati quando si giocava il torneo di calcio in notturna che vedeva impegnate le squadre di tutti i bar del paese e di paesi limitrofi. Che bello! Erano gli anni sessanta, che oggi sono diventati "i favolosi" e all'epoca erano solo "I veri" anni sessanta.
Quelli per intenderci, che per Vittorino, come per chiunque altro, non torneranno più. Avvengono talvolta nelle notti d'estate strani fenomeni acustici. Per questo voci e suoni di trent'anni fa possono, dopo aver fatto il giro del mondo, tornare ad essere sentiti sulla terra con la stessa intensità di quando furono uditi la prima volta. Ed ecco infatti l'altoparlante del campo sportivo annunciare la formazione della Ghiacciaia di quella mitica finale giocata con il bar Moggi nel '65. Portiere: "Svarione". Difensori: "Compartimento stagno" "Caporetto" "Portaci tante rose". A centrocampo: "Companatico" e "Americalatina". Attaccanti: "Merdina" "Agitazione" "Proposcite" "Ipotenusa" e per finire, alla sinistra, pare di stampo mafioso, Crocifisso Partanna immigrato nel '58 dal catanese, detto "Uora uora arrivò o ferribotte".
Signore e signori manca poco al fischio d'inizio.