Come in ogni anno della nostra memoria, alle nove di sera del 7 dicembre, nel momento in cui ognuno si appresta a pensare alla notte e ai programmi del dì festivo che verrà, dal campanile del Duomo di Barga si staccano i primi tocchi delle campane, che tirate da abili campanari, iniziano a salire per poi distendersi ad intonare un doppio che durerà per un’ora, sino alle dieci. E’ il doppio, che da tempi immemorabili annuncia ai barghigiani che l’indomani, quel giorno segnato in rosso sul calendario, è la festa dell’Immacolata Concezione di Maria.
Per Barga un giorno dal carattere tutto speciale, perché all’aspetto religioso universalmente riconosciuto, s’aggiunge il ricordo di un’evento miracoloso, memoria di questo popolo tramandata sino a noi dai secoli passati, che da sempre contribuisce a rendere la festa dell’Immacolata più viva, suggestiva e sentita nelle nostra coscienza di cristiani.
A Barga, infatti, all’Immacolata Concezione è legata iconograficamente e cultualmente una miracolosa e sacra immagine ancora venerata nel nostro Duomo: la trecentesca Madonna del Molino in stile bizantino, che i nostri avi elessero a compatrona di Barga assieme a S. Cristoforo. Tra l’altro è colla storia del miracolo della Madonna del Molino, che risale al 1512 e del quale parleremo più avanti, che in Barga sembra prendere avvio la devozione alla Concezione di Maria. Abbiamo detto Concezione in quanto l’appellativo Immacolata, nonostante i dettami della Chiesa, a Barga compare molto più tardi, come avremo occasione di vedere in seguito.
Per quanto attiene invece alla storia della vita della Chiesa, dobbiamo dire, che l’Immacolata Concezione, sulla spinta della scuola francescana e nonostante il suo culto fosse molto antico, venne riconosciuta dottrina cattolica solo col Concilio di Basilea del 1439. Inoltre, che il francescano Sisto IV, nel 1476, la introdusse quale festa in Roma col titolo “Conceptio Immaculatae Virginis Marie”. Solo Clemente XI, nel 1708, ne permise la celebrazione a tutta la Chiesa.
Come abbiamo visto, un ruolo molto importante circa l’affermarsi dell’Immacolata Concezione nella vita della Chiesa, fu svolto dalla scuola francescana, la cui spinta sicuramente si fece sentire anche in Barga, dove operava fin dal 1434 una famiglia francescana, prima nel convento di Nebbiana voluto dal Beato Ercolano, poi nel convento di S. Francesco, edificato alle porte di Barga, a partire dal 1470, per opera del Beato Michele da Barga (1399-1479). Altra importante presenza francescana, sempre dovuta allo zelo e alla predicazione del Beato Michele da Barga, fu la Comunità di Religiose del Terz’Ordine della Penitenza di S. Francesco, dal 1456 riunite nell’edificando Monastero di S. Elisabetta in Barga.
Nei fatti il francescanesimo, con la particolare dedizione dei suoi frati alla predica, anche a Barga esercitò un ruolo di prim’ordine per quanto concerne la vita religiosa, segnandone per secoli il progresso in genere e il culto Mariano in particolare. Tra l’altro, buona parte dell’iconografia Mariana di Barga, la ritroviamo nei luoghi che furono di pertinenza dei francescani o proveniente da essi.
Tra le memorie di Barga forse il primo riferimento alla Concezione si ha nel memoriale del pievano Jacopo Manni che va dal 1487 al 1530 – (edito a cura di Don Lorenzo Angelini per “L’Ora di Barga” nel 1977) – e precisamente nel codice 228, in cui l’autore si sofferma a narrare del poc’anzi ricordato miracolo della Madonna del Molino. Infatti il ricordo, che è segnato all’anno 1512, è posto sotto il titolo “Della Conceptione di Pieve”.
Tra l’altro così il Manni decrisse il miracolo: “Domenica proxima cioè a dì 5 settembre 1512 una certa ymagine antiqua dipinta in tavola che era qui a Bargha al Molino di San Christofano si vidde sudare più volte da qualunque vi andò et sequito così dù o tre giorni per modo che mossi da questo miracolo poi il dì della Natività della Donna ci andamo con tutto il clero et il popolo et arechamola dentro in Bargha alla pieve processionalmente; a Lei piaccia et al suo Figliolo che non ci dimostri qualche flagello”.
L’aver posto da parte del pievano Manni il racconto sotto la dicitura “Della conceptione di Pieve”, come già accennato in precedenza, ci fa capire che subito i barghigiani elessero la sacra immagine della Madonna del Molino al culto della Concezione, spostando il ricordo del miracolo alla data della ricorrenza dell’Immacolata Concezione, ossia l’8 dicembre. Da quanto esposto, la quasi certezza che è dal 1512 che a Barga si celebra la festa della Concezione, che solo diversi anni dopo, come vedremo, diverrà anche in Barga più propriamente l’Immacolata Concezione, nonostante che Leone X nel 1518 avesse ordinato a tutta la Chiesa l’aggiunta dell’appellativo d’Immacolata.
Infatti in una nota esistente tra le carte integrative gli Statuti di Barga del 1414, senza data, ma inserita nel libro tra gli anni 1589 e 1615, il Cancelliere della Comunità di Barga, affinché non se ne perdesse memoria, scrisse le feste, cioè i giorni in cui dovevano partecipare “Questi Sig.ri Consoli et Podestà et Cancelliere, con il Clero in pricissione, con zucco et habito nero”. La prima festa ricordata: “L’8 dicembre Immacolata Concezione”.
Interessante è pure la collocazione dell’immagine della Madonna del Molino nella Pieve di Barga, dove in un primo momento fu posta: “…sopra l’altare del Santo Corpo di Cristo”. Così da un deliberazione del Consiglio di Barga del 3 febbraio 1521.
Ma interessanti notizie, che ci danno la storia delle sorti della collocazione dell’immagine della Madonna del Molino nei primi decenni del 1500, si possono apprendere da altre due fondamentali delibere del Consiglio di Barga, una dell’anno 1522 e l’altra dell’anno 1523, la cui sintesi generatrice la ritroviamo ancora in quanto scrisse Jacopo Manni nel codice 240 del suo Memoriale, alla data 23 marzo 1522, ossia la notizia che la Comunità di Barga era intenzionata a solennizzare S.Giuseppe. Inoltre, da ciò che scrisse il Manni e che di seguito riportiamo, ci possiamo rendere conto ancora di quanto fosse forte l’influenza francescana nella vita religiosa di Barga.
Così il Manni: “La Comunità di Bargha hae preso questo dì 23 marso 1522 in devotione di guardare et solemnizare la festa di Sancto Yoseph che è a dì 19 marso per exhortatione del predicatore cioè di frate Francesco della Boccia di S.Francesco fiorentino et di spendere uno ducato a fare dire tante messe et questo acciò sia intercessore di questo popolo di Bargha apresso dell’Onnipotente Dio che ci guardi et difenda da ogni pericolo di guerra, moria, tempeste et carestia et da ogni dissentione et partialità et vogliono fare una tavola della sua ymagine et un altare in la pieve a sua riverentia.”
Il Consiglio di Barga così si espresse il 21 aprile 1522: “…I nello altare del Beato Sancto Joseph da farsi sa abbia a comettere la Madonna se dice quella dal Mulino…”.
Il Consiglio, nell’altra delibera dell’8 novembre 1523, torna ancora sull’argomento dell’altare di Giuseppe per nominare tre persone: Ser Jacopo di Niccolao Dangili, Piero di Agustino Vannini e Niccolao di Bastiano Turellini, al fine seguissero e portassero a termine la cosa e tra l’altro per riconfermare: “…Si ci abbia a mettere et collocare la imagine della nostra Donna Vergine Maria che si levò dal Mulino dell’Opera di S.Cristofano…”.
Il ripetere la collocazione della Madonna all’altare di S.Giuseppe ci fa capire che le cose non stavano procedendo nel migliore dei modi. Infatti insorse una sorta di competizione, tra l’Opera di S. Cristofano e la Pievania, circa la presunta proprietà dell’immagine della Madonna del Molino. Infatti l’Opera rivendicò a se le sorti dell’immagine della Madonna, in quanto levata da un Molino di sua proprietà e il Pievano venne accusato di essersene appropriato avendola collocata all’altare maggiore. Naturalmente sulla questione intervenne con tutta la sua autorità il Consiglio Comunale di Barga, che forte del fatto che ad esso spettava la nomina dell’Operaio, fu ben deciso nel risolvere la contesa, in un certo senso a suo favore, decidendo e ripetendo nelle delibere che la Madonna doveva essere collocata all’altare di S.Giuseppe di patronato del Comune.
Ultimato l’altare e la tavola detta di S.Giuseppe, nella quale oltre il santo citato, furono raffigurati anche S.Rocco contro le epidemie e S.Arsenio contro le tempeste e i fulmini, tutti e tre insieme quali protettori del Castello di Barga raffigurato sullo sfondo della tavola stessa, si dette seguito alle deliberazioni del Consiglio di Barga e la Madonna del Molino fu posta tra i protettori di Barga (1).
Mons. Lino Lombardi su “La Corsonna” del 27 novembre 1932, nell’articolo “Mentre ci avviciniamo alla Concezione”, data a quel tempo il momento in cui nella tavola fu praticata la “finestra” per inserirvi la Madonna del Molino, così com’è ancora oggi collocata.
Forse la soluzione adottata dal Consiglio di Barga al Pievano andò un po’ stretta perché troviamo nel suo Memoriale, al codice 244, che chiese e ottenne “…a dì 6 overo 7 marso 1526” dalla Curia Vescovile la possibilità di “..rimutare dicto altare in lo altro lato”.
Comunque fosse stato, con la collocazione della Madonna del Molino tra i protettori di Barga, il suo culto e la devozione tra la gente, nel ricordo del miracolo avvenuto, andò crescendo.
Questo speciale attaccamento dei Barghigiani alla loro Madonna, lo ritroviamo descritto nel resoconto della visita pastorale che il Vescovo di Lucca Alessandro Guidiccioni fece alla terra di Barga nel 1621. Infatti si descrivono quattro immagini sacre a cui il popolo di Barga e della zona sono devoti. Oltre il Crocifisso detto dell’Oratorio di Barga (attuale chiesa del Crocifisso), l’Annunziata di Tiglio e la Vergine di Loppia, c’è la Madonna del Molino. (Barga Medicea – Martinelli-Conte).
Seguitando a leggere s’apprende che la Madonna è venerata in quell’epoca ad un suo altare, quello della “Concessione”, (noi aggiungiamo che anche questo altare era di patronato del Comune) dove è stata posta anche una ?Taula nuova dipinta in tela ad oglio con l’immagine dell’Assunta”. Si dice ancora che la Madonna del Molino era anticamente all’altare di S.Giuseppe. Nella stessa interessante descrizione, si dice tra l’altro, che la Madonna del Molino sarebbe bene riportarla all’altare di S.Giuseppe in quanto l’averla spostata è stato causa di disgrazie.
Da quanto detto, circa la devozione alla Madonna del Molino, resta evidente che l’aver abbinato all’Immacolata Concezione l’immagine di una Madonna così fortemente radicata nei sentimenti dei Barghgiani fu, se così possiamo dire, una geniale intuizione, perché ciò concorse nei secoli alla devozione del popolo di Barga alla festa dell’Immacolata, che è giunta sino ai nostri giorni carica di significati.
Il principale atto che sancì in perpetuo il ricordato abbinamento fu la deliberazione del Consiglio di Barga del 7 dicembre 1522, oltremodo significativa perché fu una decisione presa e stilata nel giorno della vigilia della festa dell’Immacolata Concezione.
Il testo di quella delibera l’abbiamo tratto da un’opuscolo di poche pagine, oggi introvabile, conservato presso l’Archivio della Propositura di Barga. Fu scritto dal proposto di Barga Alfredo Della Pace nell’occasione, così è anche il titolo, del “IV? centenario della Madonna del Molino” e fu stampato dalla tipografia Bertagni di Barga nel 1913.
Così il testo della delibera del Consiglio di Barga nell’opuscolo: “Ogni anno per la dicta festa -cioè per la festa della Concezione della Gloriosa Vergine Maria- per lo advenire si debba per la Comunità di Barga e per gli homini di dicto Comune di Barga festare come se fusse giorno di Pasqua solenne et che qualunque non festasse dicta festa et lavorassi in alcuni lavori in tal dì s’intenda per virtù della presente provvisione condannato in soldi dieci boni per cischeduno homo o donna et in nove soldi per qualunque bestia di bovi (N.D.R. – di bovi è di boni – cioè i soldi)…..Che a presenti Consoli a quelli che per lo advenire in tal giorno saranno abbino potestà autorità et balia quanto sia tutto il Consiglio Generale della Terra di Barga di poter spendere de denari di d? Comune per far dire messe et pigliare frati della Terra di Barga ad onore et laude di d.a Conceptione et fare fare la processione et comprare cera p. la d.a messa et ogni altra cosa fare come parrà et piacerà a Signori Consoli p. lo tempo esistenti a onore et laude di d.a festa…”.
Da una successiva e breve delibera dei Consoli del 21 dicembre 1539 notiamo che a quella data fu fatta una “Elemosina consueta festività della Concepzione a Ser Jacopo Parducci Priore della Compagnia. Sette paoli”.
La memoria è interessante perché, oltre a ricordarci l’esistenza di una Compagnia, conferma che la Concezione era una festività di consuetudine e se noi aggiungiamo quanto detto fin’ora, e cioè: che il Comune ne era direttamente interessato, al di là della ricordata e consueta elemosina, in concorso con la Chiesa locale e il Clero in generale, resta pensabile che la festa dovesse riuscire veramente solenne.
Nell’opuscolo del Della Pace troviamo ancora altre interessanti notizie che noi riportiamo a completare un poco queste note storiche. Per esempio si ricorda che tra le memorie del Pievano Ciarpi, che resse la pievania dal 1620 al 1643, è annotato che la Madonna del Molino: “…nel dì 6 gennaio 1621 fu recata in processione per il paese pei bisogni della Toscana”. Inoltre, che con l’istituzione nel 1673 della Collegiata dei Canonici nel Duomo di Barga e l’innalzamento del Pievano alla dignità di Proposto, il tutto avvenuto a seguito del lascito del Sac. Leonardo Sarti di Barga, Rettore di Sommocolonia, “Il Collegio Canonicale fu eretto sotto il titolo della S.S.ma Concezione e si fece precetto nei capitoli di dar possesso ai nuovi Canonici all’altare della Concezione”.
Dalle nostre ricerche sulla festa della Concezione evidenziamo che nel corso del 1700, quasi tutti gli anni di quel secolo, l’8 dicembre si teneva la riunione dei Consoli di Barga. Questi, dopo l’atto di presenza nella loro sede, che poi era anche quella del Consiglio, localizzabile al piano terreno del palazzo Angeli, si recavano di consuetudine alla festa in Duomo, per poi fare ritorno alla cancelleria dove avrebbero “proseguito ai seguenti negozi”, cioè all’ordine del giorno. Così annotava puntualmente il cancelliere nel registro delle “Deliberazioni della Comunità di Barga”.
Inoltre ci pare interessante quanto si annotava l’8 dicembre 1764: “Si trasferiranno detti Sig.ri Coadunati alla chiesa Collegiata di S.Cristofano per essere questo giorno la festività della S.S.Concezione di Maria Vergine Avvocata di questa Comunità”. In una precedente delibera dell’anno 1745 si annota che portarono, uno per Console: “..sei ceri per l’altare della Concezione di Juspatronato di detta Comunità”.
La festa consisteva in una Messa solenne cantata; seguiva la predica di un frate francescano e poi la processione: “…e di poi con tutto il clero processionalmente si fece il solito giro per la terra”. Quest’ultima, ovviamente, dipendeva dal tempo, perché per esempio nel 1754 si annotava: “…per essere il tempo piovoso non si fece la processione”. Naturalmente pensiamo che in processione portassero la Madonna del Molino.
Grandi festeggiamenti si ebbero in Barga l’8 dicembre 1855, in occasione del primo anno dalla definizione del Dogma dell’Immacolata Concezione proferito da parte di Pio IX l’8 dicembre 1854.
Così è ricordato quell’8 dicembre 1855 nelle memorie del proposto di Barga Valentino Bientinesi; stralciamo dall’opuscolo del Della Pace: “Il tempio era riccamente adornato e stipato di popolo, che udito con riverenza e giocondità l’oracolo pontificio, cantò l’Inno del ringraziamento al suono festivo di tutte le campane. Fu finalmente per tutti spettacolo di più sensibile tenerezza e di gioia il veder recata in processione per le nostre contrade, tra canti dei leviti e i concerti della banda dei nostri filarmonici concittadini, nel proprio tabernacolo, sotto elegante e magnifico trono la venerata Immagine dell’Immacolata che dal 6 gennaio 1621 non era più uscita dalla Insigne Collegiata, dove per fama di doloroso portento l’aveva il popolo trasportata agli 8 settembre 1512”.
Per quanto ricordato circa le processioni effettuate nel corso del 1700, non ci pare credibile che che la Madonna del Molino fosse uscita dal Duomo solamente nel 1621. Comunque, quanto sopra riportato ci da un’ottima idea dei festeggiamenti nell’abbinazione storica per Barga.
Altra festa con processione dell’immagine della Madonna del Molino si ebbe al tempo del proposto Donnino Donnini, nel 1879, in occasione del 25° del proferimento del Dogma dell’ Immacolata ; così nel 1904, nell’ occasione del 50°, al tempo del proposto Alfredo della Pace, il quale, nel 1912-13, in accordo col Cardinal Maffi Arcivescovo di Pisa, volle tributare ancora solenni onoranze alla Madonna del Molino, affinchè Barga non dimenticasse il miracolo che avvenne in quel lontano 1512 e del quale ricorreva il IV° centenario.
Dalle ricerche effettuate sulla storia della festa dell’Immacolata Concezione, alla quale a Barga è legato il ricordo del miracolo e l’immagine della Madonna del Molino, non è emerso niente circa la consuetudine di annunciarla la sera precedente col suono delle campane del Duomo, il celebre “doppio”.
Unico cenno lo abbiamo trovato nell’opuscolo del Della Pace del 1913: “La festa in onore della S.Immagine ogni anno con pompa solenne si è celebrata in questa Parrocchia, dandone avviso la sera innanzi, fino ab immemorabili, col suono armonioso delle campane, che rallegrano il popolo per un’ora continua, dalle nove alle dieci di notte”.
Nelle righe che seguono, alla luce di quelle poche notizie storiche riguardanti l’impegno dei campanari del Duomo di Barga, possiamo indagare un poco nei secoli passati. Non potremo aggiungere niente di nuovo rispetto a quanto già enunciato in precedenza, però avremo una certa paronamica, che in qualche modo, ci può aiutare a capire, per esempio, che il doppio non era un suono inconsueto delle nostre maggiori campane.
Sino dai tempi più remoti i campanari della Pieve di Barga venivano assunti dall’Opera di S.Cristofano ed erano due. Soltanto nel 1617 l’opera assunse un terzo campanaro per il suono della terza campana. La notizia l’abbiamo tratta dal libro “Il Placido e le sue campane” di Gualtiero Pia, a pagina 50, il quale a sua volta dice provenga dal manoscritto “Il Castello di Barga” del Can. Pietro Magri.
In vari documenti si citano diversi momenti in cui i campanari dovevano suonare le campane, anche a doppio, ma tra questi va detto che mai compare espressamente il doppio della Concezione.
Comunque da una delibera del Consiglio di Barga del 10 febbraio 1683, che riguarda il suono della campana grossa all’un’ora di notte in onore della salvezza di Vienna e della cristianità dall’assedio dei Turchi, usanza introdotta dal Sommo Pontefice, ci possiamo rendere conto di alcuni aspetti propri dei compiti dei campanari del Duomo di Barga: “Considerato che li presenti campanai, che servono l’Opera di S.Cristofano e salariati dalla medesima Opera, fuori dell’obbligo e debito loro, vanno a suonare le campane a doppio ogni venerdì in onore della passione di N.S. Gesù Cristo ed ogni giorno con la campana ordinaria l’Ave Maria per gli agonizzanti sulle ventitrè ore et ad un hora di notte la campana grossa che dà il segno dell’oratione che ha fatto pubblicamente il Sommo Pontefice al Cristianesimo per porgere preghiere a Sua Divina Maestà per defendere la Christainità dalle mani del Turco, a recitare la quale oratione s’acquista indulgenza, et perché quella fatica non s’appartiene a quello che devono fare per servizio della predetta Opera che consiste nei soliti doppi delle Messe e Vespri cantati e delle altre funzioni della Chiesa, non parendo che il loro carico si estenda più oltre, DELIBERIAMO, di dare recognitione alle suddetti campanai che di presente sono Danese Marchetti e Giuliano Funai scudi 3 di moneta di Barga per un anno sull’entrata della Comunità, e quando la predetta devotione introdotta dal Sommo Pontefice dovrà finire detta recognitione”.
Come visto nella delibera, nel 600′, diversi erano i suoni che i campanari dell’Opera si S.Cristofano dovevano praticare, tra i quali molto spesso il doppio, che stando alla delibera sembrerebbe di due campane essendo due i campanari citati, in contrasto con quanto stabilito nel ricordato 1617 circa un terzo campanaro. Comunque si faccia attenzione che la delibera essenzialmente tratta del suono “ad un hora di notte la campana grossa”, che probabilmente suonavano i citati nella delibera alternandosi nell’incarico, ma niente vieta che ci fosse un terzo campanaro per i doppi a tre campane.
Altra osservazione da farsi, molto importante, riguarda il numero delle campane effettivamente in opera sul campanile del Duomo di Barga in quel periodo. Questo perchè tra la fine del 500′ e gli inizi del 600′ diverse volte, quando l’una e quando l’altra campana, si ritrovano rotte in attesa di rifusione. L’unica campana sicuramente in servizio attivo al 1683 era l’attuale campana minore che risaliva al 1580 e che ancora oggi è la stessa. Le altre attuali risalgono: la mezzana al 1812, mentre la grossa al 1737.
Sempre nel corso del 600′ abbiamo altre notizie circa i campanari, ma questa volta sulla loro capacità di suonare. Infatti, nel resoconto della visita pastorale alla Terra di Barga effettuata nel 1621 dal Vescovo di Lucca Alessandro Guidiccioni, questi annota varie lamentele raccolte durante la visita al Duomo, tra cui il fatto che i campanari “…non sanno suonare: vengono scelti ogni anno dagli operari a suo modo e non in base alle loro capacità”. (Barga Medicea – Martinelli – Conte).
Da quanto evidenziato, possiamo affermare con la quasi certezza, che il doppio della Concezione lo si suona almeno fin dal tempo in cui Pio IX proferì il Dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 ed era un doppio dal suono uguale all’odierno. Per i tempi più lontani dobbiamo attenerci al citato proposto Della Pace che vuole quel suono “ab immeborabili” secondo l’allora tradizione locale. Una tradizione, che pensandola legata al miracolo della Madonna del Molino e al culto che nei secoli ha sempre mantenuto tra la nostra gente la sua venerata immagine, è quanto mai cosa credibile e degna di essere tramandata ancora nei tempi. Perché finché la sera del 7 dicembre sentiremo quel lungo doppio avremo la certezza che parte dell’antico spirito di Barga è ancora vivo e la comunità in quel momento lo ricorderà a tutti.
Grazie quindi ai nostri campanari, di ieri e di oggi, che ogni anno salirono e salgono le scale del campanile del Duomo di Barga per annunciare la festa del domani e per tributare dal punto più alto della città l’inno sonoro in triplice accordo alla Madonna del Molino, che da secoli, dall’alto della tavola di S.Giuseppe, veglia su Barga e sui nostri destini.
Pier Giuliano Cecchi
IL DOPPIO DELL’ IMMACOLATA CONCEZIONE IN RICORDO DEL MIRACOLO DELLA MADONNA DEL MOLINO
(Dal libro: Barga al suono delle campane di Maria Vittoria Stefani Edizioni L’Ora di Barga- 2001)
Ripubblicazione in ricordo di Mons. Piero Giannini (Minazzana 10- 10- 1936 – Barga 30- 4- 2007), solerte, attento e indimenticabile parroco dell’ Insigne Propositura di S.Cristoforo di Barga. Curatore dell’edizione del ricordato libro e devotamente e fortemente legato al culto della sacra e antica Immagine tanto amata da tutti i Barghigiani: la Madonna del Molino.
(1) Interessanti notizie sulla storia della tavola detta di S.Giuseppe, oggi restaurata a cura della Soprintendenza di Pisa, Lucca, Livorno e Massa Carrara e che presto dovrebbe tornare nel Duomo di Barga, si ricavano dal registro delle “Deliberazioni della Comunità di Barga” che va dal 1520 al 1525, precisamente nella relazione della seduta del Consiglio Generale del 23 marzo del 1522.
Il Consiglio Generale veniva convocato il giorno precedente dai sei Consoli, i quali in una loro seduta ne deliberavano, per scritto, l’ordine del giorno da trattare. Il primo argomento discusso quel 23 marzo 1522 fu: “Che si provenghi per ladivenire di celebrare et honorare la festività di Sancto Joseph nella terra di Barga in quel modo parrà al Consiglio”. Ma le interessanti notizie a cui si accennava prima si rilevano dal secondo punto posto in discussione: “…che Pauol di Luigi Sermanni possi venire in Consiglio ad domandare gratia d’una sua condannagione fatta al tempo di Jacopo Aldrobandini capitano passato.”. I due punti furono trattati dal consigliere Francesco di Giovanni Mazzangha il quale, per il secondo, disse: “Item simili modo e forma dixe et consigliò sopra la seconda proposta… della gratia adomandata da Pauolo di Luigi Sermanni. Questi dixe che atteso decto Pauolo essere stato condannato al tempo di Jacopo Aldrobandini capitano passato et atteso la ragione perchè epso balestriere ferito da lui…si ritrovò infra quelli balestrieri da Castelnuovo i quali amazarono il fratello del decto Pauolo…allui pareva in quanto agli altri paressi che decto Pauolo per virtù del presente Consiglio…s’intenda et sia liberato et absolto pagando uno ducato d’oro per depignere la figura et in magine del Beato Sancto Joseph in Pieve…”. La proposta fu accolta con voto favorevole.