Mi avvalgo di questo spazio per dire la mia sul Festival di Sanremo 2010. Parlo a titolo strettamente personale non facendomi in alcun modo portavoce dell’associazione – Barga Jazz Club.
Il Festival di Sanremo, nella sua ultima edizione, credo che come non mai abbia fatto sfoggio della decadenza della discografia italiana. Dico discografia, non dico musica, perchè in Italia il fermento musicale è tutt’altro che spento.
Non mi riferisco tanto a quanto siano belle o brutte le canzoni( per quel poco che l’ho seguito ho sentito anche qualcosa di interessante a dire il vero), mi riferisco al fatto che sul podio c’erano, a questo punto mi viene da dire ” di diritto”: X-Factor, Amici e La Politica e come se non bastasse un protetto di Maria De Filippi a rimarcare la potenza mediatica di programmi spazzatura quali, appunto, Amici ( che mi ricordo come un qualcosa, all’inizio, interessante, adesso uno tra i tanti reality show ), c’è stato anche quell’infelicissimo intermezzo di Maurizio Costanzo con i tre operai di Termini Imerese, presi e messi a sedere in un contesto vuoto come spettatori del malcostume italiano che, tramite Maurizio Costanzo, ha finito ancora una volta per trasformare un qualcosa che “dovrebbe” riguardare la musica nella peggior “Porta a Porta” del dibattito politico. Il risultato è stato, ancora una volta, che il vero problema, ossia quello di tanta gente che rischia il posto di lavoro, è passto “in terzo piano”.
Dico in terzo piano perchè il secondo è stato occupato dalla musica. Quest’anno forse la cosa è stata estrema, basta vedere la reazione del pubblico ( e i vari “venduti!” che ho sentito gridare ) e la reazione dell’orchestra che simbolicamente ha stracciato gli spartiti in segno di protesta, perchè si, è vero che siamo alla RAI, è vero che dobbiamo darci un contegno, è vero anche che probabilmente per un orchestrale è una bella occasione, ma forse, soprattutto per chi la musica la vive e la conosce, c’è un limite a tutto.
Non parlerò del trio d’eccezione comparso in finale nè di Scanu: l’indifferenza è la minor offesa che possa permettermi. Peccato per Marco Mengoni, la voce indubbiamente c’è ma questo, ironicamente, sembra essere un elemento che finisce per penalizzare piuttosto che premiare.
Ma a questo punto mi chiedo: il Festval di Sanremo cos’è? Il Festival della canzone italiana? Il festival del cantante italiano? Il festival delle etichette discografiche? Quello di Costanzo e della De Filippi? Conta veramente il voto del pubblico? Ha un senso il voto del pubblico?
Si mi chiedo se il televoto abbia un senso dato che, come ormai è ben noto, molti di noi ascoltano quello che decidono di farci ascoltare, e a quei livelli il televoto conta veramente ben poco. Accanto a questo sono stato sempre poco convinto dell’utilità del televoto a meno che non si decida che i paramentri per giudicare un brano musicale e il suo cantante possano essere “non tecnici” e, se così fosse, decidere anche che la buona musica non la fanno i musicisti, ma chi li ascolta.
Me lo chiedo ma forse poco mi importa. Queste buffonate mi fanno apprezzare ancora di più il luogo in cui vivo ed il circolo che, con molta fatica ma anche molte soddisfazioni, cerco di portare avanti insieme agli altri miei compagni di avventura, al meglio possibile. Ed è per questo che vi esorto a sostenere luoghi come il Barga Jazz Club e come molti altri che in Italia, a fatica, cercano di sopravvivere compiendo scelte musicali ben precise. Questi luoghi sono un salvagente ed io mi ci aggrappo voltentieri.
Buona musica a tutti,
Simone Venturi
condivido in pieno e aggiungo solo questo:
Il Festival (della Canzone Italiana) di Sanremo, pur essendo da sempre uno spettacolo prigioniero di logiche che nulla hanno a che fare con la cultura (c minuscola), la musica, il talento, il merito, e l'arte in generale (sempre e rigorosamente tutto minuscolo), in passato ci ha offerto di tanto in tanto esempi di pregio e di rilievo anche nel contesto del panorama musicale internazionale. Infatti, nei suoi sessant'anni di storia, ha sicuramente annoverato tra i suoi concorrenti dei veri e propri talenti: cantanti e compositori di tutto riguardo i quali, soprattutto al di fuori del Festival stesso, hanno contribuito in maniera determinante all'evoluzione della Canzone Italiana, e quindi della musica "pop". Quasi sempre non erano tra i vincitori, ma comunque erano presenti e questa loro presenza la facevano sentire – e fin lì, pur torcendo il naso e criticando, ci si poteva stare!
Con questa edizione il Festival è sprofondato in un baratro grottesco. I motivi sono tanti: l'inesorabile peso dell'Auditel, le lobby discografiche, gli interessi delle varie correnti all'interno del management televisivo, la mancanza di "polso" da parte della direzione artistica, ecc… ecc..
Ma forse alla fine, e detto tutto ciò, il Festival non fa altro che rispecchiare fedelmente il paese e la società che lo ha generato e che tuttora lo mantiene. Viviamo in un paese dove l'inciucio tra la politica, la società civile, e il mondo finanziario è all'ordine del giorno e nessuno ormai si scandalizza neanche più, dove migliaia di lavoratori possono trovarsi in un limbo senza che l'azienda li paghi lo stipendio per mesi e mesi, avendo trafugato i fondi tramite una miriade di "scatole cinesi", e dove giornalmente ci troviamo di fronte a un trambusto di figurette pubbliche, dimostrazioni di pessimo gusto, furberie fatte passare da colpi di genio e quant'altro. In un quadro tale, come si può pretendere che un Festival di Sanremo, che la televisione "di Stato" (per non parlare di quella "commerciale" – come se ci fosse un distinguo), o che un pubblico assuefatto alla banalità del comune denominatore minimo, possano fare altro che glorificare questo scempio di cultura popolare?
L'alternativa?
Semplicemente la nobile e antica pratica di disobbedienza: non guardare, non partecipare, non degnare di alcun riconoscimento … Sarà una futile e vana protesta ai fini di sollevare il livello di futuri Festival, ma almeno ci si risparmia di roderci il fegato dietro a tali ignobili spettacoli, gustandoci invece, come ci suggerisce Simone, i molti esempi di buona (spesso ottima) musica offertaci dal Barga Jazz Club ed altri simili che con passione e criterio contribuiscono a tenere alto lo stendardo della qualità!
"il Festival non fa altro che rispecchiare fedelmente il paese e la società che lo ha generato e che tuttora lo mantiene". Aggiungerei anche una certa idea della musica pop da noi (purtroppo) dominante e la televisione che la trasmette.
In realtà, volevo segnalare uno dei pochi articoli divertenti che ho letto a proposito del festival:
http://www.carmillaonline.com/archives/2010/02/00…
una sentita difesa della lingua italiana partendo dall'analisi della canzone presentata a Sanremo dal trio delle meraviglie, giustamente definita "Più che una canzone d’amore, una canzone d’esibizione d’amore. Per l’Italia, forse, certo non per l’italiano".