L’Arciconfraternita di Misericordia di Barga, su proposta del governatore Enrico Cosimini, si è prodigata per far realizzare il restauro della fontana al centro del Cimitero di Barga, eretta nel 1959 in memoria di don Andreotti. Sono passati 51 anni da quando un tragico incidente stroncò la vita di questo Cappellano proveniente da San Giovanni alla Vena (Pi) e inviato nel 1939 a Barga, per aiutare mons. Lino Lombardi.
Il 1° agosto nella celebrazione delle 17,30 che si terrà presso il convento di San Francesco, che avrà inizio con una Messa officiata dal proposto don Stefano Serafini, faremo la commemorazione di questo sacerdote, presentando una pubblicazione realizzata in suo ricordo da Pier Giuliano Cecchi e inaugurando il restauro della fontana al Cimitero di Barga.
L’incidente avvenne dopo i vespri della Domenica delle Palme, quando don Andreotti stava dirigendosi a Gallicano con il suo scooter per un impegno con la corale di quel luogo. L’attuale coro di Gallicano diretto da don Fiorenzo Toti farà servizio nella celebrazione unendosi alla commemorazione di don Andreotti.
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Chiesa di S.Francesco, ore 17,30: S.Messa con canti eseguiti dalla Corale Polifonica di Gallicano. Seguirà la commemorazione di don Ranieri Andreotti e la presentazione del libro in sua memoria.
Cimitero Urbano di Barga, ore 18,30: Inaugurazione del restauro della fontana con l’avvio dell’acqua alle 4 cannelle
httpv://www.youtube.com/watch?v=pSJKAK6TzB8
LA NOTIZIA DELLA MORTE DI DON RANIERI ANDREOTTI
DA “Il Gionale di Barga” n° 121 – aprile 1959
LA SVENTURATA FINE DI DON RANIERI ANDREOTTI
Domenica delle Palme, e “Quarantore” di Barga. Una giornata soliva, tiepida annuncia la primavera in fiore. Vi è nel paese la festevole animazione delle ricorrenze solenni. Tutta la montagna è scesa giù. Barghigiani di fuori sono venuti a fare le “Quarantore” e con essi tanti invitati presso le numerose famiglie. Mentre dal Piangrande vengono su a gruppi i messaiuoli del Sacro Cuore, il doppio del Duomo suona a distesa annunciando la Messa solenne della Passione di Cristo, l’ultima che il nostro buono e grande Don Ranieri Andreotti avrebbe cantato accompagnandosi all’armonium.
Nel pomeriggio l’aria si è fatta pungente, il sole è quasi del tutto scomparso sotto una fitta coltre di nubi grigie, il paesaggio si è fatto invernale. Al Largo Roma si attardano, dopo la partita di calcio, gli spettatori doddisfatti. Le campane tacciono, il paese è deserto, tutta Barga è in Duomo alla funzione religiosa. Sulla porta il Proposto in cappa e stola, coll’aspersorio in mano, benedice e saluta sorridente e lancia qualche frizzo e motto di spirito a colui che non vede troppo di sovente in chiesa.
Povero Monsignore! quanto dolore e quanta desolante angoscia, avrebbe dovuto soffrire di lì a poco ed offrirla in dono a Dio.
E’ cominciata la funzione. Il Duomo rigurgita di fedeli in ogni lato.
Ritroviamo l’atomosfera che per incanto si rinnova in tutte le grandi funzioni liturgiche. Si celebrano le “Quarantore” di Barga, che hanno una storia e una tradizione di secoli.
Don Andreotti sfiora la tastiera del suo piccolo armonium, troppo angusto e misero per un musicista della sua taglia. Chi suonerà per noi, com’egli sapeva fare, quelle divine pastorali la notte di Natale? Sorride, è stanco, lo si vede dalla fronte, mentre lo sguardo esprime serenità e letizia. La musica lo mette in diretto contatto con il creato, egli si sente in quel momento maggiormente unito a Dio riverberando a noi, pensosi e commossi, i battiti del suo spirito profondamente religioso.
La funzione è terminata. I fedeli sciamano sull’Aringo. Taluni scendono la scalaccia, altri la discesa degli oleandri, altri ancora indugiano a rimirare il panorama come lo vedessero per la prima volta. E’ quasi sera, l’aria imbruna. Don Andreotti esce dal Duomo. Ha fretta, l’ha sempre avuta, nessuno ci fa caso.
Pochi istanti dopo lo vedono passare sul ponte nuovo col ciclomotore. La sottana rigonfia dal vento batte sulla ruota posteriore. Qualcuno vorrebbe gridargli: “Don Andreotti, faccia attenzione: la veste sbatte sui raggi”. Ohimé! È troppo tardi; era destino, egli è già al largo Roma e s’avvia ignaro verso la morte.
Lo attendono a Gallicano ad una prova del coro e dopo, di là, dovrà andare a San Piero in Campo per la funzione. Ha fretta, ha fretta, l’ha sempre avuta, Lui che per anni è stato il parroco, il confessore, l’organista di tutte le parrocchie del vicariato, pur rimanendo sempre a Barga accanto al suo Proposto che amava più di un padre.
Nei pressi della chiesa del Sacro Cuore è avvenuto di repente lo schianto. Un lembo della sottana, entrando nei raggi della ruota posteriore, lo ha fatto cadere. Cadendo, ha batturo la testa sull’asfalto. Nella nottata è morto all’Ospedale, senza riprendere i sensi. Le ultime parole sono state: “Grazie, grazie!” che pronunciò incosciente ai primi che si affrettavano a soccorrerlo.
Il dolore di Barga è stato tanto intenso quanto forte era il sentimento di fraterna amicizia, che i barghigiani, tutti indistintamente, sentivano per questo sacerdote che in vent’anni di residenza fra noi se l’era meritata col suo altruismo, colla sua bontà, col suo coraggio, e soprattutto colla sua inimitabile modestia.
Del dolorante martirio di Barga, cannoneggiata giorno e notte nei lunghi sette mesi di fronte e terribilmente bombardata dal cielo, di quelle squallide e tristi giornate di desolazione, noi conserviamo inalterata nella nostra mente la nobile e cara immagine di Don Ranieri Andreotti, che fu, assieme al Proposto Mons. Lombardi, il consolatore di tanti lutti e coll’esempio diede a noi la forza della speranza nella fede eterna, comunicandoci la sicurezza di un domani migliore.
Ad un altro tragico avvenimento della storia del nostro paese è legata l’immagine di Don Andreotti: il ponte ricostruito e non ancora adibito al traffico è franato, una giovane è rimasta sepolta fra le macerie. Don Ranieri è la per primo a rimuovere travi e sassi fino al recupero della sventurata vittima.
E dopo tanto oprare, della sua opera apparentemente non rimaneva traccia.
La sua modestia è stata la sua grandezza!
I congiunti hanno voluto che la cara salma riposasse nel sonno eterno nel cimitero di S.Giovanni alla Vena (Pisa), ove nacque 56 anni orsono, figlio del popolo, con nobiltà di cuore e di mente; e noi, che assieme a tutto il popolo di Barga e del vicariato l’abbiamo accompagnato fino ai “Sedili”, l’abbiamo veduto partire con rincrescimento e doppio dolore.
La gratitudine di Barga, che non ebbe modo, Lui vivo, di esternarsi in una pubblica e doverosa dimostrazione di riconoscente affetto, sia ora e per gli anni a venire presente su quel tumulo, che nella raccolta pace di un piccolo e sperduto cimitero di campagna raccoglie e conserva i resti mortali di un grande servitore di Dio, la cui anima è già in cielo, mentre a consolazione nostra è rimasto l’imperituro ricordo di essa.
“Il Giornale di Barga”.