I moti rivoluzionari italiani del 1848 – conseguenza dei moti parigini e viennesi – decisero nel Granducato di Toscana, così anche a Barga, il progresso delle idee liberali con accenti repubblicani che esplosero in politica contro l’Austria e coloro che erano ritenuti filo-austriaci, la cosiddetta “fiammata nazional-popolare”. Lo stesso Granducato di Toscana nell’aprile del 1848, sino al ritorno degli austriaci che avvenne nel 1849, adottò come bandiera di stato il tricolore con all’interno lo stemma degli Asburgo-Lorena.
In loco le idee progressiste erano propugnate da diversi patrioti capipopolo: Michele Equi, Luigi e Giuseppe Bertagna, Gaetano, Pietro e Luigi Tallinucci, Tommaso Colognori, Giacinto Nardini, Antonio Fiesoli, Galgani Luigi e Aristide Corazzi, i quali rivolsero certe attenzioni al filo-austriaco proposto di Barga Valentino Bientinesi, giungendo a minacciarlo con delle schioppettate sparate alle finestre della canonica, perché ritenuto contrario alla “santa causa italiana”. Con lui fu minacciato anche il suo cappellano Luigi Tommasi
Le idee progressiste ebbero la meglio e il Vescovo di Pisa, sospinto dalla locale giustizia, fu costretto nel maggio di quel 1848 ad allontanare da Barga il proposto Bientinesi. Il 1° dicembre fu nominato economo spirituale della parrocchia di Barga il cappellano degli Spedali Riuniti di Pisa, il francescano padre Bernardino da Siena.
Da Gello (PI) l’esule proposto faceva giungere a Barga le sue invettive contro i suoi nemici, le quali non risparmiavano neanche l’operato di padre Bernardino, perché temeva gli volesse soffiare il posto. Da una lettera si apprende che per il supposto fine “si affaticava a fondare un’ombra di spedale” nel soppresso convento dei Minori Osservanti Francescani, soggiungendo che ne voleva essere il presidente così da portare a termine il suo disegno, cioè il suo definitivo allontanamento.
Ovviamente ben altra era l’idea di padre Bernardino, il quale da buon pacificatore degli animi e per la sua conoscenza del funzionamento di un ospedale, interpretò al meglio una speranza ed una esigenza di Barga fatta propria dai progressisti liberali: quella di avere un ricovero per togliere i miserabili dal morire nelle capanne senza il soccorso della scienza e dell’umano sostegno.
Era questo un desiderio che risaliva al 1817 quando per il diffondersi in Barga del tifo petecchiale nel citato soppresso convento dei francescani fu eretto un lazzeretto con il soccorso di S. A. Reale, del cui buon funzionamento se ne compiacque anche il Buon Governo di Pisa, complimentandosi con i maggiorenti del Comune e i confratelli della Misericordia di Barga. Quel lazzeretto i barghigiani tentarono di mantenerlo in vita come embrione di un futuro ospedale, ma con grande sofferenza dovettero chiuderlo; però la speranza rimase.
Quando giunse a Barga padre Bernardino da Siena l’esigenza di un ricovero era talmente palpabile da non potersi esimere dall’assecondarla, cosicché unendo tutte le forze e le intelligenze progressiste dei liberali, tra cui spiccava il medico e filantropo Pietro Tallinucci, nel 1849 dette l’avvio al progetto, come detto, contribuendo così a pacificare gli animi e nel contempo far progredire Barga.
(a cura di Pier Giuliano Cecchi)