Pubblichiamo di seguito i due articoli vincitori del Premio Arrigo Benedetti – Città di Barga per la sezione dedicata alle scuole, a sua volta suddivisa tra licei e istituti tecnici e professionali.
Immaginando di intervistare due grandi poeti del Novecento molto diversi tra loro, Greta Gonnella, iscritta al Liceo Socio-Psico Pedagogico di Barga, ha presentato l’articolo “Le interviste impossibili – Personalità a confronto: Pascoli e D’Annunzio rispondo”, aggiudicandosi il premio per la sezione “Licei” e conquistando il parere unanime della commissione giudicante.
PERSONALITA’ A CONFRONTO
Le interviste impossibili
Perché le apparenze … non ingannano – Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio rispondono
Domanda: il tratto principale del carattere
Pascoli: la malinconia nel ricordo
D’Annunzio: l’arroganza intellettuale
D: qual è il passatempo preferito?
P: fare passeggiate in campagna con Mariù, osservare i campi coltivati e fermarmi a parlare con qualche contadino per conoscere il nome delle piante .
D’: adoro sfrecciare con la mia bella macchina lungo le strade del lago di Garda con una bella donna accanto.
D: qual è l’oggetto a cui tieni di più ?
P: un libro, le Bucoliche di Virgilio.
D’: la mia Isotta Fraschini appunto, compagna di avventure, fonte di splendore e di bagliore lucente.
D: che cosa è importante nella vita?
P: la mia famiglia che qui a Castelvecchio ha ritrovato un po’ di serenità , sentirsi in armonia con la natura e apprezzare le piccole cose perché è il mediocre e l’umile che ci rende felici.
D’: la bellezza, vivere nel lusso, possedere oggetti di pregio, ergersi al di sopra della massa e imporsi come uomo superiore , fare della propria vita una opera d’arte che tutti possano ammirare.
D: il sogno di felicità?
P: a Castelvecchio guardare il sole che si nasconde dietro il monte Forato .
D’: la metafora del Vittoriale
D: la più grande disgrazia?
P: veder distrutta la propria tranquillità familiare
D’: invecchiare, morire e non essere ricordati
D: una grande soddisfazione…
P: quando ho imparato a parlare “con cuore di contadino”
D’: quando feci aspettare il Duce nell’ingresso della mia casa al Vittoriale davanti alla scritta: “Al visitatore. Teco porti lo specchio di Narciso ? Questo è piombato vetro o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso ma pensa che sei vetro contro acciaio”.
D: la tua “America”…
P: il Colle di Caprona
D’: dentro me stesso
D : la qualità che cercate nella donna…
P: …
D’: la bellezza e il fascino
D: come vorreste morire?
P: nel mio letto di Castelvecchio assistito da Mariù e dal mio amico Alfredo Caproni.
D’: durante una spedizione eroica, dopo aver combattuto valorosamente contro il nemico
D: due grandi poeti come voi… ma che studenti eravate ?
P: molto diligente , amavo leggere i classici ; frequentai il Liceo e poi l’università grazie a una borsa di studio . Insegnavo al Liceo a Livorno ;proprio lì conobbi il mio collega Giulio Giuliani , originario di Barga, che mi parlò di questa terra. Fu grazie a lui che giunsi a Castelvecchio.
D’: in verità odiavo le noiose lezioni di professori pedanti e non gradivo trascorrere belle giornate chiuso in uno studio polveroso , mi piaceva però declamare versi in salotti eleganti davanti a belle signorine incantate dal mio fascino; quando frequentavo il prestigioso Liceo Cicognini di Prato ero molto ammirato . Mi trasferì poi a Roma all’Università ma preferivo gli incontri mondani nei salotti eleganti della capitale. A solo 16 anni pubblicai il primo libretto di versi “Primo vere”. Fu un successo: forse capì in quel momento che potevo essere poeta , avevo innate e brillanti doti .
D: tra le opere o le poesie che avete composto, con quale vi identificate di più
P: tutto ciò che ho scritto mi racconta ed è difficile indicarne una in particolare; posso ricordare X agosto ,la notte di S. Lorenzo che ha cambiato la mia vita, l’ho voluta scritta in ricordo di mio padre.
D’: Andrea Sperelli, il protagonista del Piacere mi somiglia; come me vuole fare della sua vita un’opera d’arte e si lascia andare alle sue passioni sfrenate. E’ un gran personaggio , sì lui mi piace .
D: parliamo di attualità: cosa ne pensate della conquista della Libia?
P: mi sono già espresso a tal proposito nel mio discorso al teatro dei Differenti a Barga: l’Italia è una nazione “proletaria”, deve cercare di soddisfare i bisogni dei suoi figli per cui sono portato a legittimare le guerre condotte da nazioni proletarie che danno lavoro ai propri figli.
D’: penso sia stata una cosa buona: la nostra nazione ha cercato un riscatto , ha acquistato prestigio in campo internazionale e si è avviata a un futuro imperialista.
D: che idea si è fatta della società contemporanea?
P: la società moderna ci sta corrompendo ; ci allontana dai solidi valori che ci hanno contraddistinto in passato. Qui a Castelvecchio, isolata dal resto del mondo, ho ritrovato “il bello e buono”.
D’: la società deve evolvere continuamente , affidarsi al progresso e al mito della velocità e dell’eroismo; servono però soggetti che si elevino e siano da esempio per i mediocri…
D: la vita è…
P: la vita è buona, o meglio lo sarebbe se noi non la guastassimo . Molti vanno alla ricerca della felicità attaccandosi a tutto ciò che possiedono e temono di perderlo. Pensano di addolcirsi la vita e rendono più amara la morte. Non possiamo illuderci di dominare la realtà perché davanti a noi si cela l’ignoto impenetrabile di fronte al quale non ci resta che stringersi nella fratellanza e solidarietà.
D’: è lotta, flusso continuo e dinamico nella quale ha la meglio colui che rifiuta il conformismo , la pietà, l’altruismo e si dedica all’affermazione di sé nel pieno godimento del bello e del piacere. Ogni uomo ha un legame intrinseco con la natura che è armonia selvaggia e confusa, solo l’essere superiore, energico e aggressivo riesce a dominare e cogliere i segreti legami , a vincere sulla vita.
D: per concludere due domande veloci,
– l’animale che meglio vi rappresenta…
P: il pettirosso
D’: l’aquila
– Un consiglio a chi ci legge
P: leggete
D’: agite
Greta Gonnella
Il miglior articolo per la sezione degli istituti tecnici e professionali è andato invece a Serena Pandolfo dell’ITCG “Campedelli” di Castelnuovo, che in maniera insolita ma coinvolgente ha affrontato il tema del disastro nucleare in Giappone con il pezzo “C’è radioattività a Fukushima?”
C’è radioattività a Fukushima?
Risposta che nessuno fornisce: un silenzio complice.
E’ passato più di un mese da quel tragico 11 marzo e sono tornata in Giappone per verificare di persona lo stato dei fatti.
Con fantasia tutta italiana, riesco a forzare il blocco che isola il territorio circostante la centrale di Fukushima. Sul cruscotto dell’auto ho posizionato un contatore geiger per verificare il livello di radiazioni perché, da quando la zona è stata chiusa, nessun giapponese, obbediente alle disposizioni, è tornato. In questa area di 30 Km regna un grande silenzio rotto solo dall’abbaiare di cani randagi sopravvissuti all’onda di Tzunami di 10 m. che ha inghiottito tutto ciò che ha trovato sulla sua strada per 5 Km nell’entroterra: circa 20.000 morti e distruzione totale.
Ciò che è rimasto in piedi è spettrale.
Il cielo terso e le mucche ignare, che pascolano erba radioattiva, sembrano anticipare un paesaggio composto e idilliaco, ma il contatore geiger che ticchetta quasi con violenza, una barca sul tetto di quella che fu una villetta, e tante macerie mi riportano alla realtà. Le radiazioni aumentano quanto più mi avvicino alla zona dei tre reattori gravemente danneggiati che sono la causa di tanta desolazione.
Quell’11 marzo ero a Tokyo, per intervistare alcun giovani della comunità italiana ben inseriti nella realtà giapponese, quando arrivarono quelle scosse indimenticabili. Tutti rimasero attoniti, ma nessuno terrorizzato data la consapevolezza che il Giappone è il paese con le più sicure e avanzate strutture antisismiche del mondo e proprio grazie alla sua legislazione rigorosa e ai controlli nelle varie fasi della costruzione degli edifici che questi hanno retto perfettamente.
Purtroppo la stessa attenzione non c’è stata per le centrali, molte delle quali hanno all’incirca 30 anni, e la TEPCO, società privata che ne ha la gestione, non è mai intervenuta massicciamente per revisionare e mettere in sicurezza le loro strutture. Così, in questo ultimo mese, dopo un vergognoso silenzio e tanti inutili tentativi di uomini eroici, consapevoli della loro sorte se fossero rimasti sul luogo della contaminazione, i responsabili hanno imposto l’evacuazione e, con il passare dei giorni, è emerso che quello di Fukushima, dopo Cernobyl, risulta essere il più grave disastro nucleare: non solo la terra è stata contaminata, ma 200 mila litri d’acqua radioattiva sono stati versati in mare compromettendo anche coste, flora e fauna marina.
Perché se, come sostengono, sono riusciti, dopo settimane, a spengere i reattori il mio contatore segnala livelli sempre più intensi di radiazioni? Perché non si dice che le barre di plutonio e cesio continuano ad essere attive, quando si è innescato il surriscaldamento? Perché questo paese, apparentemente tanto civile, nega la verità ai suoi sudditi-cittadini?
Chiederò, appena rientro nella capitale, agli organi competenti.
Torno indietro portando negli occhi le immagini di desolazione, nel cuore il dramma di tanta gente laboriosa, nelle orecchie il ticchettio impietoso del contatore.
Arrivata a Tokyo, come mi sono ripromessa, vado dai responsabili che, con una certa reticenza mi ricevono,ma non trovo risposte per i complici “no comment” delle autorità preposte.
Rientrata in Italia, con tutta la forza dei ricordi, esorterò i miei lettori a votare, nel referendum di giugno, contro il programma nucleare che il governo, per opportunità, ha congelato, ma non cancellato.
E’ vero che proprio al di là delle Alpi ci sono 60 centrali nucleari, ma fino a quando non avremo la certezza di impianti ultra sicuri, è bene trovare soluzioni alternative e incentivare tutte quelle fonti di energia rinnovabile che la nostra penisola ci può garantire: vento, acqua, sole.
Risolveremo, almeno in parte, la dipendenza dal petrolio e garantiremo ai cittadini e alle futura generazioni almeno “qualcosa di pulito”.
Serena Pandolfo