Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “The sheer joy of a working holiday in Barga “ (la pura gioia di una vacanza di lavoro in Barga). L’articolo è in inglese, ma se non siete molto pratici con questa lingua o non avete voglia di perdere tempo, vi facciamo noi una sostanziale traduzione che ci introduce sull’argomento che vogliamo trattare.
In pratica, forse per la prima volta da sempre, a Barga è arrivata un’altra forma di turismo che riduce al minimo le spese vive (alloggio e vitto). Chi lo pratica sceglie di soggiornare presso una casa privata in cambio di un qualche tipo di lavoro da effettuare per il padrone di casa.
I primi “visitatori assistenti volontari”, perché definirli turisti (parola che comunque vogliamo usare con le molle) non è davvero appropriato, sono stati due signori australiani giunti a Barga nelle settimane scorse: sono Christopher, ex ingegnere e sua moglie Gloria, ex infermiera, entrambi in pensione, che hanno scelto di passare le loro vacanze a Barga… lavorando. Proprio così: sono venuti da altra parte del mondo per rimanere un po’ di tempo a Barga a lavorare e soprattutto sono venuti da un’altra parte del mondo per lavorare senza essere pagati . In pratica loro ricevono, come compenso, vitto e alloggio, ma in cambio fanno tutti i lavori di casa stabiliti dal padrone dell’abitazione, come rifare gli infissi, pulire casa, tenere in ordine il giardino e via dicendo. Il tutto stabilito da un accordo che può essere fatto attraverso uno speciale sito internet chiamato HelpX; nel portale si presenta un elenco in linea degli allevamenti biologici, degli agriturismi, delle famiglie, dei ranch, dei lodge, del B&B, degli ostelli ed anche delle barche a vela dove si è disposti ad ospitare “assistenti volontari” a breve termine in cambio di vitto e alloggio. Secondo la filosofia di HelpX questa pratica va vista soprattutto come uno scambio culturale dove si offre a chi è disposto a lavorare durante le sue vacanze all’estero, la possibilità di vivere con gente del posto e conoscere così meglio i luoghi, la cultura e le usanze del paese che ci ospita.
Solitamente il cosiddetto “helper”, che noi potremo anche definire vacanziero di lavoro, presta la propria opera per una media di 4 ore al giorno e riceve gratis vitto e alloggio. L’orario di lavoro può variare notevolmente a seconda dei compiti svolti o delle preferenze dell’ospite. Alcuni “ospitanti” possono richiedere anche solo 2 ore al giorno per solo alloggio, a patto che si fornisca e si cucini il proprio cibo. Altri possono chiedere di lavorare per loro anche fino a 6 ore al giorno in cambio di una camera, dei pasti e a volte di altri benefici quali l’utilizzo gratuito di Internet, tennis, equitazione, kayak, bike, gite e visite locali, yoga o lezioni d’inglese, ecc. E’ anche previsto il riposo settimanale che può essere nel fine settimana oppure, lavorando 8 ore in un giorno, di avere il giorno successivo di riposo e così via.
Gli “helper” spesso vivono a contatto diretto con la famiglia ospitante e comunque sono tenuti a partecipare e offrire una mano con le attività quotidiane (qui trovate il sito di helpX).
Una nuovo modo di viaggiare all’stero, assolutamente non turismo commerciale, ma qualcosa di estremamente diverso che permette peraltro di realizzare i propri viaggi con una spesa minima; basta essere disposti a lavorare di buon grado. Mettere del resto una etichetta a questi “helper” è di poca utilità, mentre è sicuramente interessante ragionare sul fatto che questa gente arriva nella nostra terra per conoscerla a fondo e che grazie anche al sito di HelpX ed il passaparola, può farci una notevole pubblicità.
Siamo certi che l’esperienza dei due signori australiani è solo la prima di una lunga serie e che prossimamente sentiremo sempre più spesso parlare degli “helper”, gli assistenti vacanzieri.
Ci piacerebbe sapere però che cosa ne pensano di questa forma di viaggio, sulla possibilità di questo tipo di arrivi e di visite nella nostra terra, gli operatori turistici del posto: albergatori, titolari di agriturismi e B&B, ristoratori, tutti quelli che insomma vivono di turismo. Perché è indubbio che alcuni di loro potrebbero anche non vedere di buon occhio questa nuova forma di viaggio e vederlo come un pericolo per le proprie attività.
Se da una parte si aprono infatti nuove opportunità di presenze nel nostro territorio, dall’altra non si rischia di creare danni economici al sistema ricettivo? Ma del resto… il fatto che qui arrivi gente che è disposta a darci qualcosa, anche a lavorare duramente ed a farlo con gioia e con piacere non è comunque un fatto estremamente positivo?