Is it possible that a complete piazza with a commercial history going back more than 500 years in the historic centre of Barga could be up for sale?
The title for this article has a question mark at the end of it as for the moment just what the future holds for Piazza Salvi is unclear but what is crystal clear is that very shortly there is going to be a dramatic change in the daily life of people working and living in the piazza in Barga Vecchia.
The huge changes which will be taking place shortly are also a pretty precise metaphor for what will be happening across most of Italy in the coming years as the population ages and birth rates drop dramatically.
It is of vital interest not just locally but nationally to know just who will be picking up the reins and carrying on with services, commerce and infrastructure and above all, just who will be paying taxes to keep the whole system going?
Piazza Salvi was until very recently the beating heart of Barga Vecchia, with Aristo’s bar the unofficial cultural centre of the city. On the first anniversary of Aristodemo Casciani’s death (article here) the changes there could not be more apparent.
All of the commercial interests in the piazza will probably shortly be changing hands as the current owners of these businesses come up to and pass pensionable age. as you will be able to hear in the interviews below, every single one of them mentioned the simple reason why they might think about leaving the business – age has caught up with them and there are no apparent heirs willing to take over their businesses. – Keane
Il punto interrogativo che chiude il titolo di questo articolo vuole aprire una riflessione su Piazza Salvo Salvi, dato che il futuro di quest’angolo di Barga appare incerto. Un grande cambiamento tra chi vive e lavora in questa zona sembra essere dietro l’angolo.
Il mutamento che potrebbe avvenire a breve – la vendita o la cessione delle attività che si affacciano su questo spazio circondato da palazzi cinquecenteschi – è anche e soprattutto una metafora di quello che sta accadendo e accadrà in gran parte di Italia, dato che l’età media della popolazione aumenta mentre calano le nascite.
La faccenda, di grande attualità non solo localmente ma anche a livello nazionale, è capire chi prenderà le redini del Paese e continuerà a lavorare per provvedere ai servizi, al commercio e alle infrastrutture. E, in ultima battuta, chi pagherà le tasse per continuare a far funzionare il sistema.
Fino a poco tempo fa Piazza Salvi era il cuore pulsante di Barga Vecchia, con il bar del Casciani che funzionava come centro ufficioso della cultura cittadina: ad appena un anno dalla scomparsa di Aristodemo Cascinai, il cambiamento è già molto evidente.
Le attività della piazza probabilmente cambieranno a breve, dato che i loro proprietari sono tutti in età da pensione.
Come spiegato dalle loro stesse voci nell’intervista che segue, il motivo è più o meno sempre il solito: l’età e, soprattutto, la mancanza di eredi che possano portare avanti il business. – Keane
If the Piazza Salvo Salvi is put up for sale, who will buy it? Put bluntly, it’s not likely to be a young entrepreneur with the energy and capital to bring new life to the heart of Barga Vecchia.
Thanks to broad demographic changes over the past two decades, Italy in general is a land where young people are ever fewer and poorer with each passing year. In 2010, the national birthrate was a feeble 8 per 1,000 residents, the second lowest in the developed world. By contrast, the birthrate in neighbouring France is 12.4. In Ireland, the European Union fertility champion – and traditionally Italy’s peer as a family-oriented culture – it is nearly 17. The overall 27-country EU figure is 10. The Worldwide rate is 22 births per 1,000 people.
In Barga and the Garfagnana, the birthrate has never reached 8 in the last 20 years.
Local population and economic statistics paint a devastating picture of the generation now entering adulthood. In the period from 1991 to 1995, the number of local births per 1,000 people here was a flat 7.0. The number of deaths was 14.4. It doesn’t take a calculator to grasp what that means. The Mediavalle is on the edge of a population cliff, boding ill for dreams of new energy in the regional economy.
Net migration to Barga and it surrounding towns and villages, both Italian and foreign, has remained at a slow trickle since the end of the 1980s. In the same period, migration to the city of Lucca has boomed by 50 percent. But even for the province at large, the statistical details reflect a precipitous decline in the status of young residents.
Unemployment among those under 24 was already a grim 24 percent in 2009, when the global economic crisis erupted. Today it is almost 40 percent for everyone in that age group and 45 percent for women. Half of them have been jobless for more than a year. (In the same period, the unemployment rate for workers aged 25-44 rose far less steeply, from less than 10 percent to 13 percent, and for those over 44 from 4.1 percent to 7.5 percent.)
In 1991, the numbers of those those over age 65 and those under 20 in the province –those who were leaving the workforce and those who were hoping to join it – were equal at roughly 73,000 each.
In 2011, the total provincial population remains unchanged at 377,000. But the over-65s have soared to almost 87,000 – and the under – 20s have plummeted to less than 66,000.
More detailed comparisons are even starker. As recently as the mid-1990s, provincial residents between ages 20 and 24 outnumbered those over 80 by a factor of three-to-one. Today, there are more Lucchese over 80 than there are in the 20-24 year-old-group. – Frank Viviano
Se Piazza del Comune sarà messa in vendita, chi la comprerà? Probabilmente non sarà un giovane imprenditore con energie e capitali a portare nuova vita nel cuore di Barga Vecchia.
A causa di grandi cambiamenti demografici avvenuti negli ultimi venti anni, l’Italia è una terra dove i giovani diventano sempre meno e sempre più poveri col passare degli anni.
Nel 2010 il tasso di nascita nazionale è stato un misero 8 per mille abitanti, il secondo più basso tra i paesi cosiddetti sviluppati, mentre, giusto per fare un paragone, il tasso di nascita nella vicina Francia è stato di 12,4 per mille.
In Irlanda, campionessa di fertilità dell’Unione Europea e tradizionalmente assimilabile all’Italia per cultura familiare, il tasso si avvicina addirittura al 17 per mille.
Il tasso di natalità delle 27 nazioni europee è 10, mentre quello mondiale è di 22 nascite per mille persone.A Barga e in Garfagnana questo dato non ha mai raggiunto l’8 per mille negli ultimi 20 anni.
Uno sguardo alla popolazione locale e alle statistiche economiche dipingono dunque una situazione disastrosa per la generazione che sta entrando nella maturità.Nel periodo che va dal 1991 al 1995, in questa zona, il numero di nascite per 1000 persone è rimasto fisso al 7 per mille, mentre la media dei decessi è stata del 14.4.
Non serve una calcolatrice per capire cosa significa.La Mediavalle si affaccia su uno strapiombo, ed è facile intuire che sia davvero un brutto segnale per i sogni di nuove energie nell’economia della zona.
Le migrazioni verso Barga e il suo comune, sia da parte di stranieri che di italiani, si è ridotta a una manciata di unità a partire dalla fine degli anni Ottanta, mentre nello stesso periodo gli spostamenti verso Lucca sono aumentati del 50%. Ma anche per la provincia più in generale, le statistiche presentano un rapido declino per quanto riguarda la popolazione “giovane”.
La disoccupazione tra gli under 24 della lucchesia era già al 24% nel 2009, quando la crisi mondiale è esplosa. Oggi è quasi al 40 per cento, sempre tra gli under 24, e al 45 per cento per quanto riguarda la sola popolazione femminile, con una buona metà rimasta senza lavoro per più di un anno; nello stesso periodo la media dei disoccupati di età compresa tra 25 e 44 anni è cresciuta rapidamente da meno del 10 al 13 per cento e per la fascia superiore ai 45 anni di età si è passati dal 4,1 al 7,5 per cento.
Nel 1991, gli over 65 e i più giovani di 20 anni dell’intera provincia di Lucca erano equamente distribuiti in due gruppi di 73mila persone ciascuno. Nel 2011 il totale della popolazione provinciale è rimasto invariato a 377mila unità. Ma i più anziani di 65 anni sono saliti a quasi 87mila, mentre i più giovani di 20 anni sono drasticamente diminuiti a meno di 66mila.
Comparazioni più dettagliate sono ancora più desolanti: non più tardi della metà degli anni Novanta i residenti nella provincia di Lucca compresi tra i 20 e i 24 anni di età avevano superato il numero totale di ottantenni, con un rapporto di tre a uno. Oggi, invece, la popolazione con oltre ottanta anni supera quella dei ventenni calcolati nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni. – Frank Viviano
Questa è una di quelle notizie che potrebbe tranquillamente essere ripresa dalle maggiori agenzie di stampa e rilanciata in tutto il mondo. A Barga, nel suo cuore medievale, c’è una piazza con 500 anni di vita in vendita.
Diciamolo subito, questa inchiesta non è contro nessuno. Non c’è nessuna critica a Tizio o Caio, non ce l’abbiamo con il Comune e con nessun altro, non vogliamo appioppare la responsabilità di questo o quello al primo che capita.
Vogliamo solo mettervi davanti ad un fatto; un fatto che rispecchia un Italia sempre più “paese per vecchi”, dove l’età media inesorabilmente si alza, dove non ci sono più figli, ma dove non ci sono nemmeno forze, idee e soprattutto soldi per permettere ad un giovane di portare avanti il tessuto economico, sociale, di costume di questo paese.
Parliamo quindi di Piazza Salvo Salvi, o meglio piazza del Comune, da sempre uno dei luoghi storici e di richiamo dell’antico castello. C’è la vecchia Bottega del Casciani (in vendita); c’è il negozio di abbigliamento della Graziella, (in vendita anche questo); c’è la galleria del Giangio – Marzocco (idem) e poi c’è il Caffè Capretz (pure lui).
Per un motivo o per un altro i titolari di queste attività vogliono “mettersi a riposo”, dopo aver speso anni, decenni, anche una vita nel loro lavoro.
Quattro attività, le uniche quattro attività che hanno fatto la vita e la storia della piazza in questi anni, che potrebbero presto non esserci più. A meno che non si trovi qualcuno che ha voglia di investirci tempo, impegno e denaro e scontrarsi con tasse, gabelle e burocrazia varia per tirare fuori un salario.
E’ una piazza che oggi come non mai risente il peso degli anni, del pessimismo e degli avvenimenti del presente. O solamente di stanchezza.
Piazza Salvi è in vendita, ma non in svendita, badate bene. Queste non sono attività che non valgono più un fico secco. I motivi di chi rinuncia, come detto, sono vari. Basterebbe che arrivassero nuove forze, volti nuovi, con nuove idee e con la voglia soprattutto di lavorare non solo per i soldi, ma anche per la passione.
Giovani imprenditori cercasi, quindi, ma in un Italia che invecchia e dove i giovani sono una rarità vien da chiedersi semmai si troverà qualcuno e se questa piazza resterà in vendita. – Luca Galeotti
Reporting from the giornaledibarganews investigation team:
Luca Galeotti, Maria Elena Caproni, Keane , Frank Viviano
Il problema non sta nel cambio generazionale, ma nel fatto che buona parte di quei commercianti in realtà vuole “vendere” ad un prezzo fuori mercato. lo faranno anche a costo di far morire la piazza? provare per credere..
Great Article, but not a happy one. Hopefully we can get some of the overflow population from Lucca??? Wish I knew how to mix a good drink or make a pizza, damn.
Comments from “Inspired by Barga” are usually constructive and well-considered. This one is neither. Behind the comfortable shield of anonymity, it charges that the merchants of Piazza Salvi are money-grubbing profiteers, unconcerned that the alleged high prices they seek for their businesses may kill the heart of Barga.
Absolutely no evidence is offered to support this allegation — no sources, no prices, indeed not a single fact. If the intention of the present owners is really to “‘vendere ad un prezzo fuori mercato,” quite obviously they won’t get what they are asking for. There is no such thing as a set “market price” in immobiliare, especially during an economic crisis. Moreover, unlike residential property, sales prospects for commercial offerings are exclusively Italian. Foreigners do not come to Barga to buy storefronts and open boutiques or caffes.
There is also a larger issue here, having to do with the proliferation of anonymous comments on the Internet. Sites like Giornale di Barganews are public community forums, and in effect, they are increasingly used as free-fire zones by those who prefer to remain nameless. Yet the names of their targets are known to all, as they are the subjects or authors of the article under attack. This is a pathetic mockery of what freedom of speech is supposed to mean.
Giornale di Barga would pave valuable new ground if it were the first local site requiring that all posted comments be signed by those who make them. A starting point may be to ask “Inspired by Barga” to identify themselves, to go on the record and offer convincing proof for the assertion that those merchants want to “far morire la piazza.” In truth, they’ve done a great deal to make Barga inspirational.
Così per curiosità, senza voler prender posizione in merito al commento di Frank, quale sarebbe il valore “dentro mercato”, anche solo indicativo, per gli esercizi citati?
Lo chiedo in tutta sincerità e senza secondi fini: non ne ho alcuna idea e comunque non avrei nessuna possibilità di raccogliere la somma necessaria, qualunque essa sia.
Ovviamente, valore simbolico a parte: certe chitarre sono state vendute all’asta per cifre a sei zeri perché appartenute a qualcuno.
Quanto potrebbe valere la bottega dell’Aristo, o anche soltanto la sua fisarmonica?
Si, è vero, sono caduto in errore commentando l’articolo con il login di “Inspired by Barga”. Mi chiamo Alessandro Stefani, sono io il responsabile del gruppo sul GiornalediBarganews, dopo aver commentato l’articolo su Fb, loggato come Alessandro Stefani (norapandora, dove si vede la mia foto) mi è venuto spontaneo riportalo qui. Ho sbagliato, parlavo e parlo a mio nome e non a nome del gruppo. la questione che vorrei sollevare, e questo vale per la piazza Salvo Salvi come per tutta Barga Vecchia e oltre, è che non dobbiamo mettere il focus solo sul ricambio generazionale, il problema è molto più complesso, molti fondi infatti sono chiusi o impossibili da acquistare. Non serve fare nomi e cognomi, io l’ho provato in prima persona, basta girare per il centro storico, sarebbe utile che le istituzione per prime ci riflettessero. I proprietari dei fondi possono chiedere quello che credono, possono anche tenere i fondi chiusi o decadenti, non si può dire però che questa cosa per Barga sia positiva. Sbaglio? cosa ne pensate?
Thanks, Alessandro, for your immediate and unhesitatingly honest response. Your group, Inspired by Barga, is by any measure a constructive force in the town’s life. No one would challenge that.
Nor, it seems to me, would anyone disagree that the forces at work in the Centro Storico cannot be limited to one element, be it precipitous demographic change or the often dire consequences of a speculative property market. Indeed, I’d add another major contributor: the enormous bureaucratic difficulties that attend every effort to launch a new business here. For many years, the Comune itelf seemed determined to prevent any signs of life from re-emerging in Barga Vecchia. The result was that the town’s heart had nearly emptied by the late 1990s.
Policies are somewhat more encouraging now, and the stunningly successful culinary examples of l’Altana, the Osteria, Scacciaguai and Da Riccardo(just beyond the wall) lend weight to the hope that Piazza Salvi will experience its own renaissance in the years ahead.
It will take imagination, as well as capital, to achieve that end. And it will also take the kind of deep commitment to community represented by both Inspired by Barga and Giornale di Barganews.
I failed to mention the enormously popular Gelateria among those stunning culinary successes. Best wishes that the reorganized Mordimi will add to the list.
Non credo che Mario Draghi (governatore in pectore della Banca Centrale Europea) abbia letto il nostro articolo, ma comunque conferma quello che anche il giornaledibarganews voleva sottolineare: i giovani non ce la possono fare.
Questa generazione di venticinque – trenta – trentacinquenni è rimasta tagliati fuori dalla possibilità di contribuire alla crescita del paese e alla propria.
“Specialmente nel nostro Paese le prospettive di reddito delle nuove generazioni sono più che mai incerte; il loro contributo alla crescita è frenato in vario modo dai nodi strutturali che frenano la nostra economia” ha detto Draghi durante un seminario tenutosi nel senese un paio di giorni fa.
E ha continuato dicendo che “La bassa crescita dell’Italia negli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni di contribuire allo sviluppo economico e sociale con la loro capacità innovativa, la loro conoscenza, il loro entusiasmo”.
“Le difficoltà incontrate dalle giovani generazioni – ha aggiunto – devono preoccuparci. Non solo per motivi di equità. Vi è un problema di inutilizzo del loro patrimonio di conoscenza, della loro capacità di innovazione”.
Come suggeriva Marco Tortelli in un commento precedente, quindi, sembra chiaro che anche nel piccolo di piazza del Comune, così come in tutta Italia, prima di tutto, non sono le attività ad essere fuori mercato, ma i giovani stessi.
Credo che nella maggior parte dei casi, anche chiedendo a genitori, nonni, zii e mentori vari, non riusciremmo a raggranellare un capitale sufficiente neanche per pagare le spese per coprire la burocrazia… figuriamoci per acquisire una licenza, affittare un fondo commerciale e acquistare un po’ di magazzino… siamo proprio fuori mercato.
http://www.asca.it/copertina-DRAGHI____L_ITALIA_CRESCE_POCO_ANCHE_PER_LE_DIFFICOLTA__DEI_GIOVANI__-4979.html
L’Italia non è un paese per giovani è vero. Draghi ha ragione. Però dovremmo entrare più nello specifico di Barga. Solo in questo modo potremmo forse contribuire a risolvere il problema. Facciamo una indagine approfondita sui fondi chiusi, abbandonati, cadenti o usati come Garage, nelle piazze più importanti del Comune. Chiediamo alle istituzioni di trovare il modo di spingere i proprietari di questi spazi a rimetterli sul mercato, ci guadagnerebbero tutti. I giovani sono in difficoltà in questo momento e senza i giovani l’Italia muore, proprio per questo dobbiamo trovare delle soluzioni. Più immobili saranno disponibili meno costeranno, questo è il mercato e pù attività apriranno meglio sarà per tutti. Il Comune di Barga fa molto rispetto ad altri comuni, però la strada da fare è ancora lunga.
Visto che Maria Elena mi ha tirato in ballo, vorrei chiarire la mia opinione di semplice cittadino, cioé né attivista politico, né tantomeno intellettuale.
Io non credo che ad essere “fuori mercato” siano soltanto i giovani, categoria alla quale purtroppo non appartengo, quanto piuttosto le nostre democrazie nel loro complesso. Questo vale non soltanto per l’Argentina, la Grecia o l’Italia, alla quale gli organismi finanziari si permettono di indicare perfino su quale ambito di spesa debba intervenire, ma anche per il più grande centro politico del pianeta, cioé la presidenza degli Stati Uniti d’America, come dimostrano le vicende recenti.
A questa debolezza della politica in ambito decisionale, si aggiunge poi un impoverimento della rappresentatività democratica, a mio parere sempre più evidente senza dover tirare in ballo riforme elettorali o porcellum vari.
A meno di non pensare che la democrazia si esaurisca nella possibilità di scegliere i propri rappresentanti, un paio di condizioni minime dovrebbero infatti essere garantite:
1) La capacità dell’azione politica di incidere effettivamente sullo stato delle cose.
2) La libera possibilità di formarsi una propria opinione ed associarsi per rappresentarla.
Della prima abbiamo già detto, ma anche sulla seconda c’è poco da stare allegri e non soltanto in Italia, dove comunque in certi aspetti deleteri siamo stati all’avanguardia.
Per questi motivi, sempre rimanendo sul piano delle opinioni personali, non credo che la soluzione alla crisi possa venir fuori dal campo della politica, così come non credo che ad essa vadano imputate tutte le responsabilità.
Tornando nello specifico, e riportati nel nostro piccolo i presupposti di cui sopra, non vedo proprio come possano essere le istituzioni a risolvere i problemi di cui si parla in questo articolo e nei relativi commenti.
A meno di non ricorrere all’esproprio e alla redistribuzione su basi eque, che comunque sarebbe un modo originale per dimostrare la fiducia nel mercato 😉