Quarto giorno in Marocco.
Una breve introduzione. Leggendo i precedenti capitoli mi sono reso conto che molte delle magie, molte delle suggestioni, molte delle atmosfere del Marocco non sono mai state raccontate. Del resto non è facile scrivere di tutto quello che ci colpisce perché ad ognuno di noi questo paese può regalare emozioni uniche, irraccontabili. Perché comunque non avrebbero il solito sapore. Il canto del Muezzin che richiama alla preghiera, le donne che alla sera si siedono davanti casa a parlare in attesa della cena, la delizia delle pietanze cucinate nel tajine, i colori della natura, la durezza di certi momenti di vita, il sorriso dei bambini, l’essere spesso bambini li stessi adulti… Un’infinità di cose possono colpirvi e sta solo a voi viverle se vorrete conoscere questo posto. A me solo il compito di continuare a darvi un po’ di spunti per invogliarvi a visitare o a conoscere meglio il Marocco.
Riprendiamo dunque il diario. Come l’ultima volta che sono passato da queste parti, Rissani mi ha dato da subito la solita spiacevole impressione. Qui l’aggressività delle “faux guides” o di alcuni negozianti è proporzionale al numero immenso di turisti che passano da queste parti per imboccare la strada che li porterà alle dune del deserto, all’Erg Chebbi.
Da Tinerhir a qui ci vogliono circa un paio d’ore in un viaggio che attraversa hammada (deserti di sassi) interminabili. Le prime piccole dune si trovano molto prima di giungere a Erfoud e poi a Rissani con i dromedari a fare da stupenda cornice, ma per il deserto vero bisogna aspettare ancora.
Torniamo a Rissani dove appena arrivati ci si è appiccicato addosso un tipo che voleva in tutti i modi portarci al suo negozio. Lo abbiamo trovato ad aspettarci anche all’uscita del ristorante che da sulla piazza di accesso del paese e praticamente, tra lui e il caldo, abbiano deciso di non fare nemmeno un giro. Peccato, perché Rissani risulterebbe sulle carte un bel posto.
Non ci siamo persi invece il circondario. Prima di arrivare in paese da Erfoud troverete la deviazione sulla destra per il circuito turistico, un anello di 21 km che vi fa ammirare la famosa palmeraie di Rissani, ma anche tante testimonianze storiche di quello che era questo posto, quando qui transitavano le carovane con oro e schiavi provenienti dal Sahel.
Subito incontrerete le rovine di Sijilmassa, antica capitale di un principato islamico indipendente che si dice sia stata costruita nel 700 d.C.
Lungo il circuito si possono ammirare diversi Ksar antichi alcuni dei quali sono ancora abitati. Molti sono gli spunti suggestivi. Tra le altre cose da vedere nei paraggi, sulla strada che da Rissani porta verso il deserto (e che l’ultima volta che ero stato da queste parti non esisteva) a circa 2,4 km dalla città sulla sinistra troverete le indicazioni per il Musee Ksar El Fida, un’enorme Kasbah alawita restaurata risalente alla metà del 1800 e che mostra come si viveva nel XIX secolo all’interno di queste mura.
Dopo questa deviazione il nostro peregrinare prosegue verso una delle mete più spettacolari del Marocco, le belle dune rosse dell’Erg Chebbi che si ergono sopra i piccoli villaggi di Merzouga e Hassi Labied.
Lungo la strada diritta che attraversa l’hammada e che sulla sinistra ci offre il bellissimo scenario delle dune che cambiano colore di minuto in minuto, trovare i cartelli di un’infinità di alberghetti che potrete scegliere per passare una notte o più giorni da queste parti.
Noi siamo arrivati fino a Merzouga e la nostra scelta è stata l’ultimo albergo che ci segnalava la guida ed abbiamo fatto bene.
Il Riad Ali Totmarroc si trova praticamente a ridosso delle dune (altri sono invece a notevole distanza) ed oltre al magnifico panorama che offre dalle sue terrazze, vi permette in due minuti di ritrovarvi a zonzo nella sabbia. Un fatto non da poco anche a livello economico perché qualsiasi tipo di escursione in cammello o in fuoristrada ( dal trekking di più giorni con pernottamento nel deserto fino alla passeggiata di un’oretta al tramonto o all’alba sulle dune), costa abbastanza.
Se siete a corto di soldi da qui basterà uscire dalla vostra camera ed incamminarvi nel deserto. In nemmeno mezz’ora vi ritroverete sopra una delle dune più alte che sovrasta Merzouga.
Noi comunque una giratina in cammello, ooops, dromedario, non ce la siamo lasciata scappare anche perché Valeria voleva provare questa esperienza. Così alle 5,30 sveglia shock e lunga attesa del nostro cammelliere per cui l’orario di un appuntamento deve essere cosa abbastanza relativa e poi via sulle dune a vedere il sole nascere. Bellissimo…
Ma parliamo un po’ del deserto. Non finisce mai di stupirmi e di trasmettermi sensazioni particolari questo luogo. E’ la quinta, forse la sesta volta che lo vedo, ma il godimento è sempre garantito. Nei momenti giusti ti senti solo davanti all’immensità della natura ed il tramonto o l’alba sono forse quelli più suggestivi, più spettacolari, ma che soprattutto ti trasmettono una tempesta… di sabbia? no, di emozioni. E’ come se il deserto ti parlasse. Le luci che dal dorato vanno al rosso vermiglio acceso a seconda della posizione del sole, ti fanno poi sentire come in un bellissimo quadro e vedere lo sguardo rapito di Valeria mentre il sole tramontava mi ha fatto capire che il deserto non parlava solo con me. Se venite in Marocco, non perdete l’appuntamento con le dune (le trovate qui, ma anche nel profondo sud dopo Mamhid) ed ascoltate anche voi quello che ha da dirvi.
Ma a volte qui a stupirvi e la stessa dura gente del deserto. Chi vive qui affronta situazioni difficili, dure che ti temprano e ti induriscono; il tatto e la cortesia del giovane cammelliere che ci ha condotto sulle dune ci hanno rivelato invece una dolcezza inaspettata e disarmante. Che non sempre, ma spesso capita, incontri nelle genti che vivono questo paese del Nord Africa.
Un consiglio: in tutte le volte che sono venuti qui ho sempre fatto lo stesso errore: non fermarmi più di un giorno nel deserto. Non fatelo anche voi se avete tempo. Questo luogo, questa gente, questi scenari vanno vissuti più in profondità.
Giorno cinque. C’è da attraversare deserti di sassi, montagne e paesaggi lunari per ritornare verso est e raggiungere la provincia di Ouarzazate. Ci vuole qualche ora, ma il viaggio non annoia tale è la bellezza che ti circonda.
Una bella sosta è certamente rappresentata dal piccolo paese di N’kob, un villaggio che sorge in un’oasi dove si trovano oltre 45 ksour (castelli) in mattoni di fango. Essendo domenica, essendo giorno di mercato, non ci siamo fatti scappare questa tappa. Tutti i contadini della zona si ritrovano qui a contrattare, mercanteggiare, vendere e comprare ed è bello girare per questo mercato assolutamente genuino, privo di turisti e di offerte per turisti. Un altro piccolo assaggio del Marocco più autentico.
Più avanti, procedendo verso Agdz (pronuncia Agadez) si entra nella bellissima Valle del Draa attraversata da questo fiume circondato da oasi di un verde abbagliante. La parte più bella e che vi offre scenari mozzafiato è quella tra Zagora e Agdz, ma poco dopo Agdz in direzione Ouarzazate c’è anche quello che la Lonely Planet definisce come il padre di tutti gli ksour. Il villaggio fortificato di Tamnougalt risalente al XVI secolo. Secondo me qui c’hanno girato una delle scene del film “Il tè nel deserto”… bisogna che lo riveda…
La piccola ed accogliente piazza di Agdz può offrire una buona opportunità per una sosta lungo il viaggio. Arrivando da Zagora vi troverete di fronte un ristorantino molto frequentato da turisti (il nome proprio non me lo ricordo) dove il tajine di carne non è male ed i prezzi sono i soliti: circa 100 dirham in due per un pasto di una portata principale.
Attraversando l’Atlante circondati da un paesaggio lunare e da profondissimi canyon si raggiunge la turisticissima ed anomina città di Ouarzazate, meta soprattutto dei viaggi organizzati e piena zeppa di grandi e lussuosi alberghi. Ed una città abbastanza grande, ben curata ad uso e consumo dei turisti, ma proprio per questo il suo fascino è poco.
C’è la ben conservata Kasbah di Taourirt da vedere, sottratta alla rovina dalla sua apparizione nel film Guerre Stellari e oggi patrimonio dell’UNESCO ed oltre a questo nient’altro ad eccezione degli studi cinematografici che si trovano sulla strada verso Marrakech a pochi chilometri dalla città.
Se passate lungo questa strada state attenti ai laser della Polizia. Sono implacabili e non sentono ragioni. Ve lo posso garantire…
Ouarzazate, qualcuno la chiama Ouallywood, è soprattutto nota come scenario prediletto di tanti film e si è fatta un bel curriculum come controfigura di Tibet, Egitto, Roma antica e così via. Ci vogliono 10 euro in due per la visita agli Atlas Studio dove vennero e vengono tuttora girati svariati film, tra i quali celebri produzioni epiche hollywoodiane del passato come Lawrence d’Arabia e Il tè nel deserto oppure Kundun di Martin Scorsese. Più recentemente qui sono state girate anche alcune scene del Gladiatore di Ridley Scott con Russel Crowe. Vi ricordate la scena del mercato degli schiavi? Anche tanti film italiani, a cominciare dal Gesù di Nazareth di Zeffirelli, sono stati girati in questa zona, ma ne riparleremo.
Il giorno quinto del nostro viaggio si conclude a Skoura, cittadina che si trova lungo la strada per la Valle del Dadés, 40 km da Ouarzazate: ricca di meraviglie architettoniche con diverse Kasbah visitabili, e spesso divenute piccoli alberghi, che si trovano in mezzo ad una lussureggiante e labirintica palmeraie. Da consigliarsi l’affitto di una bici ed un bel giro in mezzo a palme e gente che coltiva i campi e vive in questa oasi.
L’atmosfera del posto che abbiamo scelto per dormire è speciale. Tanta pace, immersi nella natura ed ospitati in un edificio storico che vi farà sentire come un pascià.
Domani faremo una tappa intermedia prima di Marrakech e raggiungeremo la vicina e spettacolare Ait Ben Haddou. Alla prossima.
PERNOTTAMENTI E PASTI.
A Merzouga
Riad Ali Totmarroc (www.totmarroc.com – ali@tomarroc.com) Merzouga Tel. 00212 6706241.
Un luogo incantevole. L’edificio di nuova costruzione è stato costruito come una kasbah. Le camere sono grandi, accoglienti ed arredate con gusto. Il bagno è più grande di casa mia. Le due terrazze sul tetto offrono una vista mozzafiato sulle dune e ci sono diversi ambienti dove rilassarsi e godersi questo posto. Il personale è discreto ed insieme dotato di grande ospitalità, pronto a darvi una mano in tutto. Da qui si possono organizzare anche notti nel deserto a dorso di cammello, raggiungendo l’accampamento gestito dall’albergo. A disposizione una guida che si dice sia di notevole esperienza.
Per la mezza pensione in due abbiamo speso 700 dirham, non poco rispetto ai nostri standard, ma visto il posto e tutto il resto sono stati comunque spesi bene. La cena a tre portare era ottima, servita nel giardino antistante in un’atmosfera particolarmente romantica e suggestiva “disturbata” unicamente dal rumore della brezza del deserto…. La colazione un tripudio di cose buone da mangiare.
Per quanto riguarda l’escursione con cammello all’alba, la spesa è stata di 300 dirham a testa.
Se volete vi possono organizzare anche un tour attorno al deserto in fuoristrada (ma la spesa non è poca) oppure accompagnarvi con la vostra auto alla scoperta delle vicine località come il villaggio di Khamila, verso Taouz che ospita diversi gruppi musicali gnaoua.A Skoura
Kasbah Ait Abou (tel. 024852234). Non vi sarà facile trovarla, ma entrati nella palmeraie non dimenticate di seguire le frecce rosse che troverete su muri e pali ella luce e prima o poi ci arriverete.
Con 360 dirham in due ci potete passare la notte in mezza pensione.
Qui si prova l’emozione di vivere in un’antica Kasbah. Le camere sono semplici ma accoglienti e soprattutto pulitissime.
Questa kasbah fu costruita nel 1825 e vanta una torre di fango di ben 25 metri, la più alta ancora in piedi nella regione e vera e propria meraviglia di ingegneria.
E’ circondata da un grande orto e vi sembrerà di essere gli unici ad abitare nella palmeraie. L’atmosfera è rilassata e la cucina ottima. I datteri che abbiamo gustato qui, offerti dal proprietario, erano da delirio e la cena a lume di candela sotto la tenda berbera in giardino appropriata all’atmosfera di questo luogo speciale, gestito da due famiglie con tanto amore.