Tutto esaurito ieri sera al Teatro dei Differenti per sorridere ed applaudire ad un piacevole Paolo Hendel nei vesti di un improbabile Molière, ospite inconsapevole della trasmissione televisiva: “A sua insaputa”.
Hendel lascia momentaneamente il monologo in cui siamo abituati a vederlo per dedicarsi ad un progetto nuovo scritto insieme a Leo Muscato, ospite anche lui ieri sera del nostro teatro, in compagnia di altri tre bravi attori: Maria Pilar Perez Aspa, Laura Pozone e Mauro Parrinello.
Un Molière in una veste decisamente tutta nuova, catapultato nel mondo contemporaneo e convinto di partecipare ad una serata celebrativa in suo onore e che invece si trasforma in una vera e propria trappola, in cui la sua vita privata e pubblica viene messa alla berlina da una conduttrice e da un programma cosiddetto “spazzatura” come ce ne sono molti ai giorni nostri.
Alla fine Molière diventerà vittima di se stesso, accusato addirittura di avere copiato le sue opere da altri ed incolpato dai suoi stessi personaggi. Ed è proprio della sua stessa vita e delle prese in giro nei suoi confronti che riderà il pubblico.
Lo stesso Leo Muscato spiega che questo spettacolo:
“Vuole essere una critica ad un certo modo diffuso di fare televisione, e che rende attuali le parole del Don Giovanni di Moliere in cui si dice che l’ipocrisia oggi è un vizio di moda, e quando un vizio diventa moda, non è più un vizio, ma una virtù.”
Facendo riferimento alle parole di Paolo Hendel:
“Il teatro è sempre una voce importante nella società contemporanea. E’ rimasto l’unico luogo dove fare incontrare la gente. Tutto è così virtuale, anzi così falso, invece il teatro è dove c’è la verità, dove accadono le cose, che vengono fatte da persone che respirano la stessa aria di chi le guarda. Il pubblico è chiamato ad agire, la struttura dello spettacolo è complessa, ma si ride, forse in maniera amara a volte, ed è importante perché dietro a tutto questo c’è un discorso critico di un certo modo di fare televisione che impera. Un modo che forma le nuove generazioni che crescono con questa cultura. Ed il pubblico convive con tutto questo e diventa parte di questo meccanismo”.
E così è stato ieri sera al Teatro dei Differenti: un pubblico attento che è riuscito ad accogliere l’ilarità e la simpatia dei personaggi che aveva davanti e a respirare la sua stessa aria.
(articolo di Valeria Belloni)
Note di regia, di Leo Muscato
L’obiettivo del regista è sempre lo stesso: aderire quanto più possibile allo spirito dell’autore che sta mettendo in scena. Sforzarsi di immaginare il legame che c’era fra i testi e gli spettatori per cui furono scritti e adattarlo al pubblico di oggi.
Con Jean Baptiste Poquelin detto Molière, bisogna fare uno sforzo d’immaginazione ancora più grande, perché la straordinarietà del suo teatro consisteva non solo nel cosa veniva rappresentato, ma anche e soprattutto nel come.
Quando noi sorridiamo leggendo le sue opere, dobbiamo avere la consapevolezza che in realtà la parte più divertente di quei lavori non ci è stata tramandata: la vera comicità era nel modo- a volte assurdo- in cui venivano presentati i personaggi e nell’atteggiamento fortemente critico nei confronti dei suoi contemporanei e della società in cui viveva.Bisognerebbe immaginare i personaggi delle sue opere come fossero dei clown: trucco eccessivo, parrucche sopra le righe, volti caratterizzati dalle smorfie, costumi esagerati, voci alterate, effetti speciali, apparizioni, sparizioni. Nel suo teatro non c’è nulla di realistico, anzi, sembra piuttosto abitato da quelle maschere della commedia dell’arte che Molière vedeva in scena a Parigi.
Alla base dello spettacolo Molière a sua insaputa c’è un progetto preciso: raccontare allo spettatore di oggi il mondo più molieriano che riusciamo a immaginare. Abbiamo preso diversi brani dai suoi testi, li abbiamo ricontestualizzati nella nostra epoca e abbiamo provato a restituirli al pubblico con quello spirito fortemente critico, ma allo stesso tempo farsesco, che animava i personaggi comici di Molière.Abbiamo provato a deformarli fino a farli diventare attuali. Nell’affrontare questo studio sulla vita e sull’opera di Molière ci siamo chiesti: “Che cosa accadrebbe se una personalità come la sua facesse un rocambolesco viaggio nel futuro e precipitasse nel nostro mondo contemporaneo? Come si comporterebbe, per esempio, se fosse ospite di una trasmissione televisiva in cui una mefistofelica conduttrice riesuma celebrità dal passato e le rende ridicole agli occhi di un pubblico affamato e compiacente?”.
La travolgente simpatia di Paolo Hendel e la sua straordinaria comicità hanno reso immediatamente chiaro
che il viaggio nel tempo doveva trasformare il nostro protagonista in una nuova buffissima maschera di allocco, una di quelle che Molière stesso interpretava.
Su queste premesse nasce Jean Baptiste, un tipetto gentile, entusiasta e troppo ingenuo; uno che indossa abiti seicenteschi quando tutti gli altri vestono abiti moderni. Convinto di partecipare a una serata celebrativa e promozionale della sua opera, non si rende conto che in realtà la sua vita privata, la sua opera, il suo mestiere vengono banalizzati, ridicolizzati e anche denigrati da una squadra di tuttologi invitati in studio: delle vere e proprie maschere grottesche, ricalcate su certi mostri contemporanei che abitano alcune trasmissioni televisive.
Un giorno Hendel mi ha detto: “L’unica comicità che ha un senso, è quella necessaria. Necessaria a te che la fai, e necessaria alla gente cui ti rivolgi”.
È un bel modo di fare resistenza: usare la risata.Leo Muscato