Pietro Pontechievello (un magnifico Elio Germano) è un aspirante attore che, venuto dalla Sicilia a Roma per sfondare, sbarca il lunario sfornando cornetti di notte. Dopo aver convissuto con la cugina Maria (Paola Minaccioni), riesce a trovare un appartamento d’epoca nel quartiere di Monteverde Vecchio. Tra provini e amori sfortunati, Pietro avverte strane presenze all’interno della casa; in un crescendo di suspense, scopre che ad abitare in quelle vecchie stanze è una compagnia teatrale, la Apollonio, capitanata da Filippo Verni (Beppe Fiorello). I componenti sono però personaggi completamente surreali: truccati e vestiti come se dovessero andare in scena, si muovono all’interno dell’appartamento, in una lunga attesa di essere “liberati”. Ma liberati da cosa? Pietro, ritrovando progressivamente negli strani coinquilini una strampalata famiglia, scopre il loro dramma e cosa li fece giungere e condannare a rimanere per sempre in quell’appartamento nel lontano 1943.
Magnifica presenza è una summa del cinema di Ferzan Ozpetek, regista turco ormai trapiantato in Italia. La cifra stilistica di Ozpetek si intuisce in ogni inquadratura, in ogni scelta scenica, in ogni battuta, in ogni citazione; in primis nella controllatissima ed efficace direzione di un cast artistico di primo livello che, accanto a nomi quali Margherita Buy, Vittoria Puccini, Andrea Bosca, Alessandro Roja, Daniele Luchetti, Platinette e una straordinaria Anna Proclemer, regina delle scene teatrali di metà 900, schiera volti conosciuti delle sue pellicole quali Gea Martire, Bianca Nappi, Giorgio Marchese, Massimiliano Gallo.
In questo panorama straordinario spicca Elio Germano, forse il miglior attore italiano in circolazione, dotato di una duttilità e di un’innocenza interpretative eccezionali: basti pensare alla cadenza siciliana che con naturalezza mantiene per l’intero film. Il personaggio di Pietro è complesso ed arioso: a 28 anni si trova davanti ad una vita completamente da scrivere. Intrappolato nei suoi sogni e nelle sue speranze (come quella in un amore che troppo presto scoprirà crudamente non essere ricambiato), condizionato da una sorta di perfezionismo ossessivo – compulsivo, dotato di una spiccata sensibilità, sembra incapace di comunicare con chi gli sta attorno, o meglio incapace di farsi capire. Egli intraprende con entusiasmo e sincero amore le sue attività quotidiane, che siano sottoporsi ad un provino o spalmare la chiara d’uovo sui cornetti. L’isolamento però non è una sua aspirazione, anzi lo menoma. È per questo che lentamente arriva a creare il forte legame coi componenti della compagnia teatrale, “fantasmi” fuori dal tempo e dal giudizio, gente d’arte che vive il dramma nel proprio quotidiano. Qui Ozpetek dimostra l’insito bisogno dell’individuo a ricrearsi una famiglia artificiale, che vada al di là del puro fattore biologico, e che renda possibile legarsi ad un gruppo umano basandosi sull’affinità e sulla comprensione reciproca. La “ricerca” dell’altro avviene però in primis nella cordialità del quotidiano, in un sorriso, una chiacchiera al bar, un raggio di sole goduto ad occhi chiusi. Pietro non appare in realtà né una persona speciale né straordinaria, bensì umile, semplice. Non è un grande attore che potrebbe emergere, né un ragazzo speciale, anzi è maniacale, nevrotico, triste. È la normalità fatta persona. Si palesa allora l’indicazione del regista: non vale essere celebri di fronte al consesso civile, quel che conta è essere straordinari per qualcuno, nel caso di Pietro i suoi strampalati amici.
Gli altri temi toccati dal regista sono essenzialmente quello dell’amore per l’arte teatrale, finzione e realtà al medesimo tempo, luogo astratto dove perdersi, paradiso dalle mille smorfie e di arcani incanti; e quello, già magistralmente toccato ne La finestra di fronte, della memoria storica: il dovere del ricordo si fonde con la costruzione del presente, costituendo un cerchio che va aprendosi nel passato per chiudersi nell’oggi.
La sceneggiatura, colma d’amore per la buona scrittura, tocca momenti altalenanti che vanno dal dramma alla commedia, dall’amore al thriller, con ottimi risultati: accompagnamento musicale di alto livello.