Nell’ambito del progetto “Legalità e comunicazione”, si è svolto presso l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Campedelli” di Castelnuovo un incontro – dibattito sulla malavita organizzata. Quattrocento studenti si sono confrontati, con interesse e partecipazione, con il dottor Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e il suo collaboratore Renato Scalia.
“Garantire legalità e giustizia per un paese libero e democratico” è una delle frasi ricorrenti di Antonino Caponnetto, noto magistrato al quale, nel 2003, è stata intitolata la Fondazione che si occupa di studio e analisi dei fenomeni mafiosi.
L’incontro è stato introdotto dalla Dirigente scolastica del “Campedelli”, Dott.ssa Catia Gonnella. Presenti l’assessore alla scuola e politiche sociali Elena Picchetti, e i rappresentanti della locale Stazione dei Carabinieri e della Finanza, con il comandante Petrozziello.
Dopo un minuto di raccoglimento per ricordare la giovane studentessa uccisa in un attentato davanti a scuola a Brindisi, Calleri introduce il dibattito tracciando un quadro storico della mafia nel nostro paese: “Con la nascita dello stato italiano, sono nate anche le tre principali associazioni malavitose nazionali. Oggi sono state censite 23 organizzazioni criminali (di cui 10 mafiose). In Sicilia è nata Cosa Nostra, l’organizzazione di tipo verticistico più grande. In Calabria si è sviluppata l’Ndrangheta, oggi diffusa in alcune regioni del nord; in Puglia è nata la Sacra Corona Unita. In Campania la mafia si è sviluppata in due forme: la camorra, (una forma di tipo mafioso disorganizzata) e i Casalesi. Nel Lazio si sono sviluppate la Banda della Magliana (ormai estinta) e la Mafia Rom. Le mafie sono presenti anche nel nord Italia, come dimostra la Mala del Brenta che era nata in Veneto”.
Molto interessante l’intervento di Renato Scalia, poliziotto e collaboratore della Fondazione: “I giovani, di fronte a tragedie come quella di Brindisi, dicono di essere terrorizzati ma non bisogna avere paura, bisogna reagire. A questa platea dico di informarsi e studiare, senza farvi fuorviare dai mass-media. La mafia è ovunque, è intorno a noi. Nella mia esperienza di vita, ho scoperto col tempo che avevo vissuto nello stesso palazzo di malavitosi, per esempio, senza che me ne fossi mai reso conto. La consapevolezza è essenziale, e deve esistere anche nelle istituzioni”.
Inizia poi il turno delle domande e degli interventi degli studenti, coordinati dai rappresentanti di istituto Marco Pancetti, Corrado Dini, Costanza Antognoli e Diego Friz.
Cosa è oggi la mafia? Come combatterla? Quali strategie adottare per opporsi? Queste alcune delle domande alle quali Calleri e Scalia rispondono senza indugi: “Oggi la mafia è mutante e mutevole. I mafiosi si avvalgono di “manovali” ma anche di persone istruite, mandano i propri figli a studiare per poi infiltrarli nel potere”.
Si toccano poi altri temi caldi, dagli effetti economici alla protezione dei testimoni, dal tema “scorte” ai collaboratori di giustizia.
Al termine del dibattito, gli studenti consegnano una targa ricordo agli ospiti e commentano la giornata: “Abbiamo lavorato da quasi un mese a questa assemblea ma ne è valsa la pena – ci confessa Marco Pancetti – siamo molto soddisfatti del suo esito. Ringraziamo i professori che ci hanno supportato, Guidi, Gonnella e Marcheschi, e naturalmente la preside Catia Gonnella”.
Costanza Antognoli commenta: “E’ stato un dibattito molto intessante, conoscevo le problematiche delle mafie dalla tv, dai giornali, ma oggi abbiamo potuto approfondire molti temi caldi”.
Il professor Oscar Guidi ha lavorato fattivamente alla riuscita del progetto: “Questo incontro fa parte del progetto “Giovani e legalità” ed è stato reso possibile grazie al coinvolgimento dell’Istituto e della Fondazione. L’incontro di oggi è importante e si è svolto a pochi giorni dall’attentato di Brindisi e un giorno prima del ventennale della morte di Giovanni Falcone”,