È secca la replica che le RSU di KME Italy hanno inviato alla stampa in merito alle parole espresse dal consigliere regionale Marco Remaschi, che aveva stigmatizzato la “freddezza mostrata da alcune sigle sindacali circa le richieste rappresentate dalla direzione ai lavoratori”, sottolineando come “il nostro territorio e l’intero comparto industriale provinciale non può permettersi di non riuscire a cogliere concrete opportunità di sviluppo come quella che oggi KME sta offrendo ai suoi lavoratori ed alla Valle tutta”.
“Cosa pensa il consigliere Remaschi, che gli interventi dell’azienda non interessino ai lavoratori ed ai sindacati?” si chiede l’organismo sindacale che rappresenta i lavoratori dell’azienda fornacina. “Non ci siamo mai tirati indietro nel trovare accordi – continua la nota – ma non intendiamo accettare lezioni da chi si erge a paladino di soluzioni probabilmente senza neanche sapere come funziona davvero una fabbrica ed a quali problemi oggi i lavoratori si trovano di fronte all’interno della KME”.
Una querelle la cui soluzione potrebbe essere un incontro, auspicato anche dalle rappresentanze sindacali, che possa tenere di conto il punto di vista aziendale come quello sindacale, dato che non è davvero possibile permettersi di rimanere in stallo o peggio di arrivare a un braccio di ferro tra azienda e lavoratori.
La giusta e corretta risposta ai soliti predicatori di morale, che da una parte invitano alla “responsabilità” i lavoratori, e dall’altra, da comprovati irresponsabili, ne affossano i diritti in parlamento (vedi voto su ddl Fornero e norma relativa all’articolo 18).
Solidarietà dunque a tutti i lavoratori, e piena fiducia e rispetto per le loro scelte, quelle sì le uniche veramente DEMOCRATICHE, perchè prese e sostenute nella viva responsabilità della loro vita e delle loro rispettive famiglie.
Che i politici imparino da queste persone reali e non dall’irrealtà della loro retorica elettorale.
Di seguito, scostandoci un pò dal caso particolare KME, riporto comunque a beneficio di tutti due comunicati recentemente approvati dalle RSU di altre due aziende lucchesi.
Lucca, li 1 giugno 2012
Ordine del giorno in merito all’articolo 18
L’assemblea dei lavoratori FOSBER ( 230 dipendenti) riunitasi in data odierna ritiene che il lavoro sia un Diritto e un’espressione della personalità degli esseri umani.
L’assemblea ritiene che il lavoratore non sia una merce e non lo si possa trattare come un prodotto da dismettere per motivi di bilancio, economici, disciplinari o discriminatori.
Quanto sta avvenendo nel Parlamento italiano dove ci si sta apprestando all’approvazione della CONTRORIFORMA del Lavoro, tra cui la modifica dell’art.18 che, riteniamo un diritto di civiltà, è un fatto gravissimo, fuori tempo e senza fondamento.
Far passare che l’economia può riprendere e le aziende possono assumere se i lavoratori possono essere licenziati senza giustificato motivo segna una regressione profonda della civiltà del Paese e delle sue condizioni democratiche.
L’assemblea dei lavoratori Fosber DIFFIDA i Parlamentari dall’approvazione della CONTRORIFORMA sul Lavoro perché privi di qualsiasi mandato democratico ricevuto dai cittadini Italiani.
In caso contrario nelle future votazioni a qualsiasi livello si svolgano i lavoratori Fosber si impegnano a non votare più per quei partiti che stanno sostenendo questa vergognosa CONTRORIFORMA.
Approvato all’unanimità con 2 astenuti.
Lucca lì, 6 giugno 2012
Ordine del giorno in merito alla contro-riforma del Lavoro
L’assemblea dei lavoratori F.Perini spa (550 dipendenti) tenutasi in data odierna ritiene, concordando con i dettami costituzionali, che il lavoro sia un Diritto e un Dovere della persona, e rigetta i contenuti della contro-riforma sul mercato del lavoro in approvazione al Parlamento italiano, tra cui la modifica dell’art.18 dello Statuto Lavoratori – diritto per la tutela della civiltà, libertà di pensiero e quindi di dignità sul luogo di lavoro – e le pesantissime riduzioni alle tutele per lavoratori e lavoratrici di realtà in crisi, dissentendo allo stesso modo anche sul metodo con cui procedono i lavori mediante l’autoritario ricorso alle votazioni in fiducia
L’assemblea concorda pienamente con le valutazioni emerse dalla discussione sindacale – dove e quando questa ha potuto svilupparsi liberamente – per cui non c’è alcun legame tra sviluppo del sistema economico in crisi e libertà di licenziare senza giustificato motivo, valutando tale iniziativa come una regressione profonda nelle garanzie di dignità costituzionali e quindi delle complessive condizioni democratiche di questo paese.
L’assemblea, nella stessa ottica di rispetto verso garanzie di tutela di cittadinanza e lavoro, contesta profondamente l’approvazione dell’obbligo di pareggio di bilancio dello stato come norma che rischia di accelerare la trasformazione di questo paese da uno stato di diritto ad una dittatura economico-finanziaria.
L’assemblea dei lavoratori PERINI DISSENTE TOTALMENTE dalle posizioni partitiche e parlamentari protese all’approvazione della CONTRORIFORMA sul Lavoro, perché REALMENTE priva di qualsiasi mandato democratico ricevuto dai cittadini Italiani, SIA IN AMBITO SINDACALE che POLITICO.
I lavoratori PERINI , nel caso di conferma di tale linea politica nel parlamento, si impegnano sin da ora nelle future votazioni a qualsiasi livello si svolgano, a non dare più alcun consenso a quei partiti che lo avranno sostenuto e approvato !
Approvato all’unanimità
ASSEMBLEA LAVORATORI
Fabio PERINI spa – LUCCA
Caro Salvoni non finisci mai di stupirmi. Da buon compagno difendi gli operai dal padrone, ti faccio una domanda semplice, hai mai lavorato alla KME? Io si per 18 mesi, fui assunto con altre 20 persone, poi purtroppo subentro’ la crisi e i contratti non furono rinnovati. Fu chiesto aiuto ai sindacalisti della rsu ma erano troppo impegnati a chi doveva andare il merito per aver detto all azienda di tingere i tetti per lavorare meglio d estate. I sindacati non hanno neppure provato a trovare una soluzione per non mandare a casa 20 persone e mai niente e’ stato detto sulla stampa. Ma lavorando li mi sono reso conto che ci sono un sacco di lavativi primi fra tutti i sindacalisti che passano mattinate a girare x lazienda senza costriuire nulla di concreto. La revisione dell articolo 18 ben venga, chi fa il lavativo al lavoro deve andare a casa, specialmente chi va in mutua e poi si vede nei boschi a tagliare legna o ad andare a funghi. Questa e’ una realta purtroppo italiana e non solo nel privato ma anche nel pubblico impiego.
Caro Gianmarco, come non darTi ragione!
In questo l’esperienza mi insegna che spesso i sindacati difendono solo quei lavoratori da cui proviene la tessera permanente, quella dei precari non conta. Quella delle piccole aziende nemmeno.
E, sul pubblico che, ricordo, non vede applicabile l’art. 18, ancora più che nel privato. Di fatto, mancando il padrone, nel pubblico non c’è quasi nessun controllo reale per cui non serve nemmeno tutelare contro i licenziamenti: non c’è chi li può decidere.
Eppure basterebbe poco, una norma tipo quella che c’era molti anni fa per le forze dell’ordine: ogni tot anni via, si cambia sede, ruolo, incarico.
Tenendo sulla corda si riuscirebbe ad evitare tanti “apparentamenti” che nel pubblico coprono quanto giustamente hai rilevato.
Però, “lazienda”, si scrive: elle, apostrofo, azienda. Così: l’azienda! 🙂 🙂 🙂
Mi permetto di intervenire da tecnico nella questione art. 18.
Spesso si parla per sentito dire o per fare quattro chiacchiere.
Premetto che, da consulente del lavoro, ritengo il permanere dell’articolo 18 essenziale per la stabilità del sistema lavoro in Italia, aspetto che tra l’altro è condiviso da molti giuslavoristi (legali e studiosi del diritto del lavoro) che negli scorsi mesi hanno sottoscritto un’appello in tal senso.
Sfatiamo la leggenda per cui con l’art. 18 le aziende non possono licenziare. Possono, senza problemi, solo che il licenziamento deve essere LEGITTIMO.
Ora qualcuno mi dirà “ma cosa vuol dire legittimo?”
Semplice: che non deve essere un capriccio di qualcuno, che deve rispondere ad una logica e non all’esaltazione di un momento, che deve fondamento per essere attuato, economico, disciplinare, di crisi o altro.
Non deve essere, insomma, un fatto privato tra azienda e lavoratore, lavativo o ottimo che sia. E con questo sia chiaro: chi non fa il suo lavoro in qualche modo anche ora si manda a casa (salvo i raccomandati, ma più che dai sindacati da qualcun altro).
La riforma dell’art. 18 non sposta il problema della legittimità: la legge non potrebbe mai permettere un licenziamento illegittimo. Cambia semplicemente (e qui sta il vero problema) le conseguenze di un licenziamento illegittimo. Come da mentalità corrente tutto è DENARO,tutto monetizzabile e tutto sostituibile con soldi.
Se il licenziamento illegittimo viene attuato si paga, più di prima, molto più di prima, ma pagando si è COMPRATO il licenziamento.
Questa è la mentalità da battere. Se un atto è ILLEGITTIMO non può e non deve essere sanato con DENARO. Va represso come illegittimo e quindi sanato ripristinando la legalità.
In questo senso l’appello fatto da molti operatori di settore affinchè l’art. 18 rimanesse tale.
Ma, purtroppo, devo rilevare come sempre più nel nostro paese (e volutamente uso la minuscola) tutto è monetizzato; qualsiasi reato, commesso da chi può monetizzare, viene sostituito con la sanzione economica. Questa è la vera lotta di civiltà che dovremmo portare avanti: chi commette reati paghi con la sua persona, non con i suoi soldi.
Ehm…. mi sa che liberi ne resterebbero pochi.
Anche i lavoratori KME di Fornaci di Barga a difesa dell’articolo 18.
Fornaci di Barga 12 giugno 2012
Ordine del giorno in merito all’articolo 18
L’assemblea dei lavoratori KME di Fornaci di Barga (658 DIPENDENTI) riunitasi in data odierna ritiene che il lavoro sia un Diritto e un’espressione della personalità degli esseri umani.
L’assemblea ritiene che il lavoratore non sia una merce e non lo si possa trattare come un prodotto da dismettere per motivi di bilancio, economici, disciplinari o discriminatori.
Quanto sta avvenendo nel Parlamento italiano dove ci si sta apprestando all’approvazione della CONTRORIFORMA del Lavoro, tra cui la modifica dell’art.18 che, riteniamo un diritto di civiltà, è un fatto gravissimo, fuori tempo e senza fondamento.
Far passare che l’economia può riprendere e le aziende possono assumere se i lavoratori possono essere licenziati senza giustificato motivo segna una regressione profonda della civiltà del Paese e delle sue condizioni democratiche.
L’assemblea dei lavoratori KME DIFFIDA i Parlamentari dall’approvazione della CONTRORIFORMA sul Lavoro perché privi di qualsiasi mandato democratico ricevuto dai cittadini Italiani.
In caso contrario nelle future votazioni a qualsiasi livello si svolgano i lavoratori KME si impegnano a non votare più per quei partiti che stanno sostenendo il Governo Monti in questa vergognosa CONTRORIFORMA.
APPROVATO ALL’UNANIMITA’
“Far passare che l’economia può riprendere e le aziende possono assumere se i lavoratori possono essere licenziati senza giustificato motivo”
Come ho detto sopra. La disinformatio televisiva che qualcuno a tutti i costi vuole in Italia fa passare certi concetti che non hanno nessun fondamento.
Ripremetto, se non si è capito, che sono CONTRARIO alla modifica dell’art. 18 ma non perchè danneggia solo i lavoratori, ma perchè danneggia l’economia in genere, anche le aziende.
Ne ora, ne dopo l’eventuale riforma si potrà licenziare SENZA GIUSTIFICATO MOTIVO.
Ciò che, tra ora e dopo, cambierà saranno le conseguenze del licenziamento illegittimo: chi ha soldi licenzierà perchè il valore di un posto di lavoro viene ridotto a solo economico e non anche umano, morale, psicologico. Le aziende in sofferenza soffriranno anche più di adesso.
Permettetemi il confronto al limite del mostruoso, ma è come se si cambiasse la legge per dire (e ci siamo, basta leggere il giornale di ieri…) che chi commette un omicidio sempre colpevole di omicidio rimane, ma invece di trent’anni ne fa sedici, forse otto, forse ancora paghe trenta o quarantamila euro e chissenefrega, storia finita. Questa è la portata del cambiamento dell’articolo 18: sempre illegittimo rimane il licenziamento illegittimo, solo che a fronte della perdita del posto di lavoro, mentre adesso alla KME mi rimettivi al mio posto con gli onori dopo mi pagherai un annetto di retribuzione o poco più e amici come prima. Questa è la mostruosità della riforma: monetizzare un diritto.
Personalmente, lo ribadisco, chi commette un atto illegittimo non deve potersela cavare con denaro per sanare la situazione. Ripartiamo dalla L. 689, la madre di molti degli errori attuali.