I giochi olimpici e paralimpici si avvicinano a grandi passi e Barga ha un motivo in più per attenderli, oltre ovviamente al gusto di vedere del buono sport.
Tra gli atleti italiani che prenderanno parte alle paralimpiadi c’è infatti Sara Morganti che, anche se attualmente risiede a Pisa, ha origini tutte barghigiane.
Sara sarà a Londra 2012 con la squadra italiana di equitazione paralimpica e il 29 agosto, il 2 e 4 settembre si cimenterà in una delle sue specialità agonistiche, il dressage.
A due mesi dall’inizio dei giochi paralimpici, che si apriranno il 29 agosto, abbiamo voluto fare quattro chiacchiere con lei, per sapere come si sente nell’avvicinarsi dei giochi, per conoscerla un po’ meglio e per farle sentire la vicinanza della sua cittadina di origine che, ne siamo certi, seguirà ognuna delle sue prove.
Sara, i giochi paralimpici prenderanno il via alla fine di Agosto… come ti stai preparando e soprattutto, come ti senti?
Mi sto preparando montando tutti i giorni, solo oggi mi sono presa una pausa per ricaricarmi un po’, perché alla fine perché è molto stancante.
Comunque di solito la mattina vado a lavoro e poi, una volta tornata a casa mi riposo un poco e poi comincio gli esercizi preparatori; poi, a fine pomeriggio, monto a cavallo per un’ora, un’ora e mezzo tutti i giorni.
Come mi sento? Non ancora pronta, sinceramente… per fortuna manca ancora un mese e mezzo. È difficile sentirsi pronti al cento per cento finché non si è lì. Da un lato è anche una cosa positiva, perché ti spinge a lavorare di più, cerchi di arrivare al massimo.
La scorsa settimana eri con la delegazione di atleti che hanno ricevuto il tricolore dalle mani del presidente della Repubblica… che sensazione è stata?
Direi surreale… mi sono trovata a ricevere la telefonata da parte della Federazione in cui mi veniva comunicato che avrei partecipato come rappresentante, e in un attimo ero già a Roma. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere!
Durante la cerimonia si è parlato dello sport con la S maiuscola, come dovrebbe essere e come in molti casi è: una cosa pulita, per la quale gli atleti si impegnano. In questo caso il presidente della Repubblica ci ha investito della responsabilità di rappresentare non solo noi stessi ma anche l’intera Nazione.
Arrivare alle paralimpiadi non è una passeggiata. Quali sono stati i successi che hanno aperto le porte per Londra 2012?
Ho iniziato a partecipare alle gare paralimpiche nel 2005 e nello stesso anno ho vinto i campionati italiani, così come nel 2006. Poi mi sono dovuta fermare due anni perché non stavo bene e nel 2009 ho ricominciato: da quell’anno ho vinto tutti i campionati italiani. Quelli del 2009 mi hanno permesso di prendere parte agli europei, dove ho vinto la medaglia di bronzo nel freestyle.
Questo è stato il primo grande successo, una medaglia agli europei è indescrivibile. Ho partecipato anche agli internazionali, sia in Italia che all’estero e sono sempre andata in medaglia. Poi i mondiali del 2010: partecipare è stato già di per se un traguardo bellissimo, ma ho sfiorato il bronzo con un quarto posto e così è andata anche per gli europei del 2011. Insomma, ho fatto l’abbonamento alla medaglia di legno!
La tua disciplina non prevede attrezzi, ma un compagno… che rapporto si sviluppa con il cavallo?
Si tratta di una cosa estremamente speciale, che va al di là dello sport. Ho una tale rapporto con il mio cavallo che se un giorno non vado a trovarlo, sento che mi manca. Anche oggi che sono a riposo, tra poco andrò a vederlo, a portargli un po’ di mele e di carote… come vedi il rapporto va estremamente oltre i momenti agonistici. Anche se non facessi gare, senza il mio cavallo non potrei stare… è qualcosa che mi manda avanti. Gli animali sono estremamente puri, ti danno e non chiedono niente in cambio, per cui ti ripeto… è inspiegabile il rapporto che ho con lui, e con tutti i cavalli che ho avuto.
Ma come si fa il dressage? Spiega qualcosa a noi profani…
Il dressage è una disciplina che vista dal fuori può apparire molto semplice, anche se in realtà non è così. Dobbiamo far compiere al cavallo delle figure all’interno di un campo di gara – l’arena – tenendo conto della posizione della sua testa, della flessione del suo corpo, della sua postura… elencare tutte le cose alle quali devi fare attenzione mentre costruisci una ripresa di dressage è quasi da impazzire… c’è tenere di conto ogni singola azione per costruire un circolo, una serpentina, passi laterali perfetti.
Com’è iniziata la tua carriera?
Più che di carriera parlerei di passione; comunque ho iniziato a montare a 13 anni, ben prima di ammalarmi. Mia sorella faceva equitazione ed anch’io ho voluto provare… come vedi è una cosa che se ti prende non ne puoi più fare a meno. All’inizio facevo salto a ostacoli e cross country, poi mi sono ammalata e ovviamente per questioni di sicurezza non ho più potuto saltare.
A quel punto ho pensato che avrei dovuto smettere di fare gare, comunque ho continuato a montare anche con la malattia, senza mai rinunciare neanche quando ho iniziato ad avere difficoltà a camminare. Poi nel 2005 ho scoperto le gare paralimpiche e di lì ho riiniziato, con i successi che ti dicevo.
Sei di grande esempio per tanti, soprattutto per tutti coloro che hanno una malattia così impegnativa. Te la senti di mandare un messaggio?
Per come sono fatta non ritengo di essere un esempio, perché mi sembra di fare il giusto, il minimo… l’unico messaggio che vorrei mandare è quello che alla fine, anche quando tutto sembra che si fermi, si possono trovare delle strategie, delle alternative per fare quello che vogliamo.
Si tratta semplicemente di strade diverse: ad esempio io da bambina sognavo le olimpiadi, e guarda, andrò alle paralimpiadi… è solo un cammino diverso dove però si arriva comunque. E soprattutto voglio dire che si può fare sport, sia a livello dilettantistico che a livello agonistico anche quando ci sono disabilità più o meno gravi e di tipo diverso, come una malattia come la mia, o in seguito a incidenti.
Si possono trovare strategie incredibili per fare sport… nella mia disciplina montano cavalieri completamente non vedenti, ci sono il basket in carrozzina o il tiro con l’arco, il nuoto… tutte le discipline olimpiche si possono fare anche a livello paralimpico, e questo deve essere sempre tenuto di conto.
Per me è importante che mi stiate intervistando perché la cosa che più conta non è tanto dire che Sara va alle olimpiadi, ma che gli sport paralimpici esistono, si possono fare e che vale la pena di provare. Si può fare!