Una triste notizia per tutta la comunità bargo-scozese ed anche per Barga. Nelle prime ore del 3 luglio scorso si è spento a Glasgow in Scozia lo scrittore di origini barghigiane Joe Pieri che aveva più di 90 anni.
Il caro amico Joe era, lo possiamo affermare senza dubbi, la memoria storica dell’emigrazione barghigiana in Scozia, testimoniata in tanti suoi avvicenti libri, tra cui spicca “The Scots-Italians. Recollections of an immigrant”, edito Mercat Press (www.mercatpress.com), poi ripubblicato nel 2008 in italiano da Maria Pacini Fazzi.
Pieri ha vissuto gli anni forse più significativi, più duri, ma anche più importanti e ricchi di importanti affermazioni della storia degli italiani emigrati in Scozia.
Aveva un anno quando i suoi genitori lo portarono in Scozia da Bacchionero. I suoi genitori avevano già vissuto una esperienza di emigrazione negli Stati Uniti, ma suo padre, Francesco, era rientrato per arruolarsi nell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale.
Finita la guerra e constatato nuovamente che in Italia non esistevano prospettive e possibilità, aveva di nuovo intrapreso la strada verso una nuova terra che lo aveva portato a Glasgow, dove l’intraprendente Primo Marchi aveva aperto una serie di negozi di pesce e patate e stava cercando personale.
Da lì la strada è stata quella percorsa da tanti barghigiani. L’affitto prima dei locali in cui lavorava e poi l’acquisto dello stesso locale, il Savoy Café di Glasgow all’angolo di Glasgow Hope’s e Renfrew Street, un caffè che divenne una vera e propria istituzione e che è rimasto aperto fino agli anni ’70.
La storia di questo locale è narrata nel primo libro scritto da Joe Pieri, Tales of the Savoy, a cui poi sono seguiti Isle of the Displaced e The Big Men. Sono stati poi da lui scritti The Scots-Italians: Recollections of an Immigrant, River of Memory e Wheel of Fortune.
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Nel 2005 il Sindaco Umberto Sereni, durante la festa italiana che fu organizzata a Troon dalla famiglia Cecchini per raccogliere fondi per il restauro della Chiesina delle Palmente, lo insignì del riconoscimento “San Cristoforo d’oro” proprio per la pubblicazione del suo volume sulla storia degli italo-scozzesi.
Il tributo fornito al riconoscimento della memoria storica della nostra emigrazione è stato veramente alto e vorremmo oggi sottolineare il suo lavoro. Lo facciamo con un’intervista allo scrittore che Il Giornale di Barga pubblicò nel marzo del 2006 dopo l’uscita del libro “The Scots-Italian”.
Gli italo-scozzesi. Memorie di un emigrato
Il libro è una testimonianza della vita degli emigrati italiani in Gran Bretagna e Scozia. Nel narrare le proprie vicende personali, l’autore disegna un affresco delle generazioni di lavoratori che hanno affermato la loro identità con dignità e coraggio. Ecco che cosa ci dice l’autore.Che cosa l’ha spinta a realizzare questo volume?
“Mi venne l’idea di scrivere questo libro “The Scots Italians” “Gi Italo-Scozzesi”, circa un anno fa durante una visita a Barga, precisamente durante una cena fatta con amici Italiani da Glasgow nel ristorante “Da Riccardo”.
Si parlava della meraviglia che questo paese di Barga, così piccolo, avesse mandato tanti dei suoi figli all’estero; e del fatto che la maggioranza di questi emigranti fossero andati a finire nella parte occidentale della Scozia.
Questi amici erano più o meno della mia età, e tutti ci ricordavamo della miseria che spinse i nostri genitori a cercare lavoro in terre lontane e sconosciute; e le sofferenze e sacrifici fatti da loro nei primi anni del ‘900 per adattarsi alle usanze di un paese talmente differente dalla nostra terra natìa.
Dato che in questi ultimi 5 anni avevo gia scritto 4 libri, tutti ben ricevuti dalla stampa e dal popolo, ho deciso di scrivere questa storia. La storia di noi Italiani in Scozia.”.
Come è stato accolto questo libro?
“Il libro è stato ben ricevuto, sia dagli scozzesi, come dagli Italiani, e la stampa lo ha recensito molto favorevolmente. Molte famiglie Italiane ne comprano una diecina alla volta per mandare a parenti ed amici in altri paesi !
Facendone una critica, il Giornale “Scotsman” di Edinburgo ha intitolato il servizio “Il Trionfo degli Italiani”.
Come descrive la storia degli Italiani in Scozia?
Eravamo quasi tutti di stirpe contadina, senza educazione, appena sapevamo leggere e scrivere, però con una forte volontà e capacità di imparare e di lavorare per il futuro benessere delle nostre famiglie. Eravamo in quei tempi piuttosto mal visti dalla gente indigena. Si parlava l’inglese in maniera da farli ridere, eravamo cattolici in un paese protestante dove le divisioni religiose erano aspre, e facevamo un lavoro, cioè, venditori di pesce e patate e di gelati, da loro considerato umile e servile. Erano però lavori che rendevano, e che offrivano agli Scozzesi servizi che prima non esistevano per loro e con la nostra tenacità ed il nostro lavoro abbiamo prosperato.
Nomi come Nardini, Castelvecchi, Casci, Fazzi, Pieri, Togneri, tutti Barghigiani, arrivarono a simboleggiare agli Scozzesi servizi di prima qualità ed incominciammo ad essere accettati come parte del ambiente Scozzese”.
Furono quelli gli anni più difficili per noi emigranti?
“Sicuramente no. Nel 1940 è venuto il terremoto della Guerra e tutto è crollato. Quasi tutti gli adulti maschi italiani, circa mille persone, sono stati arrestati e messi in campi d’internamento ed alcuni trasportati nel Canada e nel Australia.400 italiani sono morti nel affondamento della nave “Arandora Star”: 80 provenivano dalla Scozia. Molti nostri negozi sono stati distrutti dai vandali. Però finita la Guerra siamo tutti ritornati alle nostre famiglie ed ai nostri negozi ed abbiamo ripreso la vita come se niente fosse accaduto. Stranamente, malgrado la guerra, non eravamo più malvisti dalla popolazione; ritornavano i soldati scozzesi dalle battaglie in Italia raccontando storie della buona maniera in cui erano stati accolti e spesso aiutati dalla gente Italiana a fuggire dai tedeschi. Così l’atteggiamento del popolo Scozzese cambiò in maniera favorevole”.
Nonostante tutto, quella nazione ci ha dato insomma una seconda possibilità?
“Proprio così. Abbiamo continuato a prosperare, i nostri commerci si sono fatti grandi, i nostri figli sono diventati avvocati, medici, docenti, arcivescovi, artisti, persino giudici, ben conosciuti ed apprezzati da tutto il popolo scozzese.
Il colmo per noi Italo-Scozzesi, secondo me, è stato quando una giovane diciottenne Italo-Scozzese, Nicola Benedetti, è stata scelta per dare un concerto al violino per l’apertura della nuova sede del governo Scozzese in Edinburgo”.
Come si sente oggi? Più Italiano o più Scozzese?
“Questa è una domanda veramente difficile. Deve tener presente che ho vissuto più di ottant’anni in Scozia e che mia moglie era Scozzese e che sono stato educato in scuole scozzesi. Mi rendo conto anche del fatto che la Scozia mi ha dato la possibilità di lavorare e di raggiungere un certo livello finanziario, cosa che non avrei mai potuto fare in Italia. In più molti dei miei amici sono Scozzesi.
D’altra parte, sono nato in Italia, la mia prima lingua, imparata alle ginocchia della mamma era l’italiano. Da giovane, il popolo Scozzese non ci lasciava mai dimenticare il fatto che eravamo stranieri; eravamo “Tallies”, parola peggiorativa, eravamo nei primi tempi mal visti, quasi cittadini di seconda classe.
Però sono stato sempre fiero ed orgoglioso di essere nato in Italia, e non ho mai abbassato la testa, nemmeno negli anni di guerra. La risposta alla Sua domanda si troverà nel fatto che il passaporto ce l’ho sempre Italiano; non ho mai rinunciato le mie radici”.
Già, le sue radici, mai dimenticate e mai nascoste. Ci auguriamo che oggi anche Barga non dimentichi il suo nome, magari con una iniziativa di riconoscimento pubblico per un grande uomo, un eccellente scrittore ed uno dei più importanti rappresentanti della nostra emigrazione in Scozia.
A tutti i parenti in Italia ed in Scozia, a cominciare dalla figlia Luisa residente a Massa Macinaia, giungano le nostre affettuose condoglianze.
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