Diritto alla libertà di cura e, di conseguenza, diritto a non essere più curati. Non eutanasia, interruzione della vita: questo ha chiesto per anni Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza che, coinvolta in un tragico incidente stradale nel 1992, riportò lesioni tanto gravi da rimanere in stato vegetativo con la necessità di essere nutrita e alimentata artificialmente.
Le cronache, i dibattiti, le prese di posizione a favore o contro la richiesta di applicare quanto espresso da Eluana stessa riferendosi all’incidente che aveva ridotto un amico allo stato vegetativo, coinvolsero tutta Italia nella battaglia portata avanti dal padre per rivendicare un diritto fondamentale e ovvio: quello di esercitare la volontà di dire no all’offerta terapeutica, di rispettare la libertà di un individuo che aveva espresso la sua volontà.
Ci sono volute nove sentenze e un decreto (e diversi anni) affinché l’autodeterminazione di Eluana fosse fatta valere e fiumi di parole dette e scritte anche a sproposito, ma la vicenda, portata avanti con disarmante forza e fermezza da Beppino Englaro ha avuto il merito di aprire un dibattito (che deve essere soprattutto interiore) per riflettere su cosa dovrà essere delle nostre vite nel caso in cui non potessimo più disporne come vorremmo da individui sani e consapevoli.
Beppino Englaro ha portato la testimonianza della sua battaglia civile a Barga nell’ambito del Festival Letterario “Tra le righe di Barga” in un incontro presso l’atrio di Palazzo Pancrazi organizzato in collaborazione con la libreria UBIK di Lucca, durante il quale è stato presentato il libro “La vita senza limiti – La morte di Eluana in uno Stato di diritto”, proprio per dibattere sul potere di esercitare la nostra libertà (anche di morire, o meglio di non vivere più) nonostante lo stato.
Una sala gremita lo ha accolto ed ascoltato per due ore durante le quali Englaro ha ripercorso le vicende personali, ma anche giuridiche di quella che doveva essere solo la realizzazione di una volontà, ma che si è invece trasformata in un lungo calvario doloroso che ha aperto le porte a una nuova consapevolezza per tutti, infrangendo un tabù e introducendo le coscienze al principio di autodeterminazione e di testamento biologico così che nessuno, dopo la sua famiglia, debba più rimanere impigliato nelle maglie una normativa incompleta se mai dovesse trovarsi di fronte alla terribile responsabilità di far valere le ragioni – certe ed appurate, come nel caso della figlia Eluana – di chi non può più esprimersi.
Beppino Englaro è arrivato a Barga con un giorno di anticipo per godersi un po’ di tempo da visitatore e ben volentieri si è “mescolato” con i barghigiani visitando la cittadina, incantato dalle sue bellezze e dalle tradizioni; anche dopo la presentazione non si è sottratto ai tanti che hanno voluto conoscerlo di persona rimanendo a conversare piacevolmente, perfettamente a suo agio.
L’intervista che vi proponiamo di seguito, ad esempio, è stata realizzata giovedì pomeriggio sugli scalini del Duomo al termine di una passeggiata per le vie del Castello in compagnia di Muarizio Poli e del vicesindaco Alberto Giovannetti: