Michele Bertagna, amico e maestro fotografo di Giovanni Pascoli – barganews.com v 3.0

Michele Bertagna, amico e maestro fotografo di Giovanni Pascoli

Michele Bertagna

Come più volte è ripetuto negli articoli che riguardano la presenza a Barga di Giovanni Pascoli, sin dal 1895, anno della sua venuta tra noi, diverse persone del luogo – le più attente, affascinate dal suo messaggio poetico e consce dell’importanza del personaggio, praticamente conosciuto e amato in tutta l’Italia – capiscono l’assoluta novità e desiderano entrarvi in contatto attratti dall’idea di un ampliamento e miglioramento delle proprie idee. Tra queste c’è anche un giovane ventisettenne laureato a Pisa in matematica e fisica, poi insegnante nei licei di Potenza, Massa e Pistoia: il prof. Michele Bertagna (Lucca 1° gennaio 1867 –Pistoia 12 dicembre 1908) il quale, tra l’altro, ha  una grande passione per la fotografia che esercita con animo d’artista e da scienziato. Un particolare, la fotografia, che lo renderà oltremodo interessante agli occhi del Poeta. Ma andiamo per ordine.

Intanto vediamo di dare alcuni dati anagrafici di Michele Bertagna, iniziando a dire che questi è discendente da un’antica famiglia barghigiana le cui tracce affondano nel sec. XVI e oltre. La sua linea diretta conosciuta inizia con un certo Jacopo, abitante sul finire del sec. XVII, nel terziere barghigiano di Macchiaia, cui seguono nel successivo sec. XVIII, Cristofano, Jacopo, Giuseppe e Gaetano. Quest’ultimo è il bisnonno di Michele, il quale, sposando  Maddalena, unica figlia di Antonio Catignani e Maria Giovanna Fantozzini, due famiglie di un certo livello economico, entra nella loro casa, quella a destra uscendo dalla chiesa di S. Rocco.

Da Gaetano e Maddalena nascono almeno sette figli, tra cui, oltre al nonno di Michele, cioè Jacopo, anche i tre futuri canonici della Collegiata del Duomo di Barga: i battaglieri Cristofano, Leonardo e Rocco, inoltre due future religiose, poi smonacate, Anna e Giulia. Ancora oggi, quella casa vicino alla chiesa di S. Rocco, per la presenza in contemporanea di così tante persone religiose, seppur tra loro fratelli, è ricordata da qualcuno come un antico convento.

Jacopo, il nonno di Michele, sposandosi con Fiora Pieroni, resta nella casa vicino a S. Rocco e dall’unione nascono almeno otto figli, tra cui il padre di Michele, Antonio, il quale si sposerà con Aspasia Poli, poi il futuro pittore Luigi, che, con il fratello Giuseppe, avrà un ruolo di primo piano nei moti risorgimentali barghigiani del 1848-49; una scuola politica che si rifaceva alle gesta di Antonio Mordini e che influì in Michele, tanto da vederlo nel 1893 relatore per il locale circolo Utilità e Diletto nel commemorare la scadenza del XX settembre.

Antonio, il padre di Michele, ancora celibe, nel 1860 si trova a Lucca, probabilmente per lavoro, città in cui porterà anche la futura sposa. Nelle carte dell’archivio Mordini dell’anno 1860 si ritrova il curriculum vitae di Antonio Bertagna, probabilmente inviato al prodittatore di Garibaldi in Sicilia per essere inserito in qualche impiego lucchese. A Lucca il 1° dicembre 1867 nasce Michele Bertagna, detto anche Michelino, però la genitura lucchese non deve trarre in inganno, perché i suoi genitori non sciolsero mai i legami con Barga e, lui, che rimase figlio unico e celibe, finirà per sentirsi barghigiano. Tra l’altro, nel 1885, i suoi tornano nella casa di Canipaia, mentre in quest’anno Michele lo sappiamo fuori di Barga, probabilmente impegnato negli studi che lo porteranno alla laurea in fisica e matematica a Pisa.

Premesso ciò, vediamo che già nel 1898 c’è un primo importante contatto tra Giovanni Pascoli e Michele Bertagna. Questo ci viene da una lettera che il fisico barghigiano scrisse al Poeta, allora incaricato di insegnare letteratura latina all’Università di Messina, dalla quale si apprende che tra i due c’è una certa stima, sinonimo di una già avvenuta conoscenza, perché Bertagna nel testo parla del ricevuto omaggio della poesia “La Fonte di Castelvecchio”:

Gentilissimo Sig. Professore

Barga 30 dicembre ‘98

Doveva da varie settimane ringraziarla della splendida “Fonte di Castelvecchio” e la prego di volermi scusare se ho così tardato nell’adempiere il mio dovere: quante volte l’ho letta e riletta – non le sto a dire se la ebbi carissima e quanto gliene sia veramente grato.

Entrando nel nuovo anno le invio i più caldi e sinceri auguri e spero li accetterà anche più volentieri provenienti da Barga, da cui purtroppo e per ora così lontano, ma a cui lo avvicinano certo i desideri di tutti noi.

Qua siamo in mezzo all’inverno; non è venuta la neve, ma si aspetta di giorno in giorno, fa un freddo acuto e molesto: com’è tutto cambiato in poche settimane! Non è restata una foglia in aria – i metati non fumano più e per le selve è tutta sparsa la nebbia che scende giù sino al fiume e risale al di là ad avvolgere i monti, la Pania, il gigante sdraiato… !

Voglia aggradire i miei più distinti complimenti ed auguri per la signorina Maria e vedermi sempre, suo affezionatissimo e devotissimo,

Michele Bertagna.

Senz’altro l’amicizia tra Bertagna e Pascoli fu agevolata dalla reciproca conoscenza di Antonio Mordini, il nume tutelare di Barga che strinse significativi rapporti con i patrioti barghigiani Bertagna, principalmente nel nome del pittore Luigi, zio di Michele. Uno status della famiglia Bertagna che senz’altro piacque a Pascoli, solo pensando agli scritti e versi dedicati al nostro risorgimento.

Nel successivo 1899 il legame tra i due si fa più forte proprio in virtù della passione di Bertagna per la fotografia cui abbiamo accennato all’inizio. Una dedizione del fisico barghigiano da vero scienziato, che lo porterà a sperimentare con successo un suo metodo per ottenere delle foto a colori: la tricromia, per certi versi un primato al suo tempo. Procedimento che aveva potuto confrontare con Gabriel Lippmann, futuro premio nobel della fisica nel 1908 per i suoi studi sulle foto a colori, che nell’estate 1899 villeggiò a Barga ospite del fisico francese Joseph Cauro.

Nella stessa estate 1899 Giovanni Pascoli riceve tre doni per le sue collaborazioni alla rivista il Marzocco: una pipa, un bastone e una macchina fotografica Kodak. I regali furono molto graditi, specialmente la Kodak, con la quale inizia a scattare delle foto, fermando immagini a lui singolarmente care, poi firmandole “Opus aetherii solis et Iani Nemorini”; però non è contento dei risultati ed ecco l’dea di ricorrere alla scienza di Michele Bertagna per migliorarli. Bertagna aveva fatto una foto in bianco e nero al senatore Antonio Mordini e ne aveva spedito una copia a Pascoli sul finire del 1900; questi così gli rispose il 29 dicembre:

Carissimo, quel “Mordini” sembra un’incisione di Morghen. Come fa? La ringrazio delle pellicole e delle bellissime riproduzioni. Per me sono bellissime. La prego di mandarmi istruzioni semplici sul modo di:

– Sviluppare le pellicole. (Le nostre riescono troppo, per così dire, scarnificate. Non hanno quell’ opacità che le fa parere, a certa luce, al tutto nere);

– Stamparle così come le stampa lei, che paiono vere e proprie incisioni.

Se il Bertagna spedisse le istruzioni, non lo sappiamo, probabilmente fece noto al Pascoli che sarebbe andato a trovarlo e lì avrebbero discusso sul modo migliore dell’utilizzo della Kodak e successive fasi di stampa, perché Michelino non era tipo da prendere il rapporto con il Poeta sotto gamba. Se poi Pascoli sarebbe stato in grado mettere a frutto i suoi consigli è un altro discorso, perché ciò rientrava nei prevedibili incerti che riserva il campo dell’arte fotografica, specialmente come attrezzatura. Comunque sia stato, noi sappiamo che Pascoli si rivolgerà ancora al Bertagna con queste parole:

Non so nemmeno se in questa bobina ci sia nulla di impresso. La pellicola mi parve irregolare, tuttavia voglia svolgermela e, se c’è qualcosa, impressionarmi una copia per ciascuna fotografia!

Suo Giovanni Pascoli.

Il rapporto tra i due si intensifica tra il 1904 e il 1905, epoca in cui Michele Bertagna, insegnante a Massa, inizia a dedicare al Poeta e alla sorella Maria immagini fotografiche a colori.

A casa Pascoli, nella sala dei tre tavoli, al centro del muro tra le due finestre – angolo dedicato a ritratti di famiglia – sotto la grande fotografia in bianco nero del Poeta ripreso nei suoi tre quarti, possiamo vedere un’altra sua immagine, a mezzo busto e molto più piccola, però a colori e a lui tanto cara, al punto di trovarla posta tra le immagini del padre Ruggero e della madre Caterina. Questa fotografia a colori è uno dei prodotti fotografici del geniale amico Michele Bertagna.

Di come vivesse la sua passione artistica ne fa fede una sorta di scherzosa poesia scritta al termine di una sua lettera diretta al Pascoli, dove è chiara, tra l’altro, l’attesa del Poeta di rivederlo:

Michelin non può venire /Michelin tarda a venire / Perché tutto infervorato / Nel suo antro sta intanato /Con le sue molecole.

Il legame tra i due, nonostante il reciproco uso nelle missive del Lei, non fu casuale ma molto sentito. Per esempio, la lettera in cui si contiene la specie di poesia riportata sopra, è aperta da Bertagna con: Amatissimo Professore, e questo diverse volte. Per converso ecco come Pascoli parla ad altri di Michele Bertagna (nel caso all’amico lucchese Alfredo Caselli); siamo alla morte del senatore Mordini e Pascoli nel raccontargli dell’arrivo a Barga della salma:

Castelvecchio, 16 luglio 1902

… Fu, oltre che tristissima, una giornata molto affaticata per me: sotto quel sole, con quel gabbanone! Uno veramente commosso fu il Bertagna, anima nobilissima…

Altra volta, siamo al 6 maggio 1903, sempre scrivendo al Caselli:

… Alla chiesina (ndr. la Cappellina del Pascoli annessa alla sua casa) non vorrai tu offrir nulla? Il Bertagna (gentile cuore, unico forse in Barga) ha già dato un gesso del S. Giovannino di Donatello…

Di questo regalo del gesso di S. Giovannino di Donatello, Michele Bertagna ne fa cenno in una lettera spedita al Poeta nel maggio 1903:

… Molti anni fa, quando mi dilettavo di arte feci anche quel S. Giovannino di Donatello il cui soave ricordo mi risvegliò Lei l’altra sera – Non è una bella cosa: un calco assai malamente ritoccato e peggio patinato all’antica: ma se potesse non dispiacergli, specialmente per il bene che vuole a me, sarei ben contento di offrirglielo – tanto per mettersi dietro l’altare nella cappellina…

In un altro scritto del Bertagna si parla invece di fare una negativa molto più bella e forse si allude alla foto del Poeta a colori. Il messaggio è contenuto in una cartolina postale partita da Barga il 3 aprile 1905 e diretta al Pascoli a Pisa, sul cui fronte, in basso, c’è l’immagine dello Zi Meo, ora elevato a importante personaggio del mondo pascoliano:

Amatissimo Professore,

la ringrazio tanto della sua cara lettera con quelle buone parole che tanto possono sull’animo mio!

Le mando altre copie, ma per le vacanze di Pasqua vedremo di fare una negativa molto più bella: perciò, se per qualche ritratto più d’importanza potesse aspettare, sarebbe bene.

Credo che per ora sarà difficile che venga a Pisa, certo dopo Pasqua. Tanti complimenti e ossequi alla Signorina Maria e mi abbia suo, affezionatissimo,

Michele Bertagna.

Giardino – Lunedì di mattina in partenza per Massa.

Di immagini a colori del Bertagna raffiguranti Pascoli ne esistono due: una quella di cui si è detto sopra, mentre l’altra è quella in cui il Poeta si fece riprendere appoggiato ad un pero nel suo orto-giardino. Questi due ritratti, specialmente l’immagine del pero, sono tra le più affascinanti di tutta la galleria fotografica pascoliana. Tra l’altro ce ne dovrebbe essere una anche di Maria, così come ci dice in questa lettera del 5 settembre 1905, scritta dal Giardino di Barga, oltremodo interessante perché si parla anche della delusione di Pascoli per la mancata conferma del suo seggio al Comune di Barga, ottenuto con un voto plebiscitario ma annullato per la mancata iscrizione del cittadino onorario di Barga nelle liste elettorali, poi, perché si evince qualcosa sul metodo usato per le foto a colori ma leggiamo:

Giardino 5 settembre 1905

Amato Professore,

in questi giorni con tutto l’affetto del cuor mio facevo voti per una splendida riuscita degna di Lei, e più degli auguri si era fissata nell’animo mio una sicura e ferma convinzione che il Paese le avrebbe immancabilmente tributato l’omaggio che doveva.

Piccola cosa, meschina cosa per quello che Lei merita, ma doverosa verso di Lei, e per Barga onorifica. E Barga non ha mancato, e ha risposto completamente, all’appello, per quanto dolorose e tristi circostanze abbiano turbato la riuscita!

Io non avrei voluto ora neanche farle parola di cose incresciose, se non fosse per affermarle la mia devota amicizia, che mai è venuta meno, e per attestarle con quanta ansietà e preoccupazione io mi sia interessato di tutte queste vicende, sebbene senza avervi preso parte attiva, perché in questo paese io mi sono purtroppo ridotto, come Lei saprà, a starmene solo e in disparte come chi sa di essere irriso e malveduto e fatto segno di una sorda avversione e antipatia.

Dopo tanto tempo che non ero passato più a salutarlo; con tante circostanze che ho lasciato, o non potuto impedire, si accumulassero in apparente sfavore de’ miei sentimenti e che mi hanno tenuto occupatissimo, legato, e mi hanno dato tante ansietà, tanti dispiaceri: in questi giorni in cui dolorose circostanze, come dicevo, se non mene di malvagi e di tristi (cui però non voglio credere) si sono svolte e intrigate, ancor più ho sentito il bisogno di scriverle, esitante e vergognoso di venire a Castelvecchio!

Non si meravigli del “vergognoso”, perché è la verità, come fui vergognoso il giorno dell’Inaugurazione nel rimanere con Lei, la cui preziosa compagnia mi pareva di usurpare a persone molto più in alto e molto più degne di me, alle quali, in quell’ora si gloriosa Lei doveva appartenere: e dire che forse le recai dispiacere e sembrò che non ne avessi più voluto sapere di restare con loro! (probabilmente si tratta del giorno dell’inaugurazione del monumento barghigiano ad  Antonio Mordini: 27 agosto 1905, quando Pascoli tenne l’orazione ufficiale, ndr).

Le accludo le cartoline ritoccate meno peggio che ho potuto: tre sole!? Disse e protesterà ora anche più forte la Signorina Maria… Ma mi vogliano compatire, che per farne in gran numero ci vogliono mezzi di cui non dispongo.

E colla Signorina Maria mi scuserò, assicurandola che proprio in questi giorni ho lavorato moltissimo per i loro ritratti e proprio in questi giorni in cui Giovannino era dappertutto a Barga, sulle bocche e nei voti di tutti, esso è dappertutto in casa mia, sui tavoli, per tutte le stanze, sulle sedie, nelle bacinelle, in tricromia, in dicromia, su per le pareti, ma soprattutto… nel cuore.

Spero di portare presto qualche ritratto finito, ma per carità non… a dormire! Sarebbe solo qualche prova a colori per ottenere le quali è necessario di prepararne un gran numero prima di arrivare a risultati soddisfacenti.

Rinnovo le mie scuse e le espressioni di sincero e devoto affetto: ossequi dalla mamma (Aspasia Poli, ndr), affezionatissimo, Michele Bertagna.

Michele Bertagna muore improvvisamente a Pistoia il 12 dicembre 1908 e in omaggio al suo legame con Giovanni Pascoli pubblichiamo l’ultima lettera che gli scrisse otto mesi prima:

Pistoia, 18 Aprile 1908

Illustre Professore

Leggo con vivo dispiacere sul “Giornale d’Italia” la notizia di una “lieve operazione da Lei subita e felicemente riuscita”: mi è caro il credere che sia stata cosa di poca entità, e faccio i più fervidi auguri per una pronta e completa guarigione!

Spontanei e dal più profondo del cuore le giungano, per quanto di voce moltissimo lontana, e li voglia ricevere con benevola accoglienza,

Michele Bertagna.

 

PUBBLICAZIONI DEL PROF. MICHELE BERTAGNA

I tubi a rarefazione di Roentgen –Potenza –Tipografia Garramone, 1896.

I principi elementari della costituzione della materia- Potenza –Tipografia Garramone, 1896.

HANNO PARLATO DI LUI

Michelangelo Castaldo: Fu scoperto dal lucchese Bertagna il sistema della fotografia a colori. Un vero primato per il nostro paese. Il fisico ottenne sin dall’inizio del secolo una stampa colorata su carta. Un’ammirata lettera del Pascoli.

Il Tirreno – Gennaio 1958.

ANTONIO MORDINI: La fotografia a colori e Michele Bertagna.
La Provincia di Lucca – anno II –N° 2 – Aprile – Giugno 1962.

 

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