Inizio di anno scolastico in un liceo romano. La preside (Margherita Buy), donna energica e piuttosto restia a farsi una famiglia, vive la scuola come un impegno personale, cercando disperatamente di sopperire con le proprie forze ai tanti disservizi e ai continui tagli.
Il nuovo supplente di italiano Prezioso (Riccardo Scamarcio), al primo incarico, si trova davanti ai propri ragazzi convinto di poter superare la loro apatia conquistandoli con la poesia. Ogni speranza ha invece perso il professore di storia dell’arte di lungo corso Fiorito (Roberto Herlitzka), che considera i propri allievi alla stregua di “mentecatti” cui è inutile trasmettere qualsiasi conoscenza. Un incontro – scontro con la realtà si profila per tutti e tre nel corso dell’anno: la preside si ritrova ad assistere un alunno abbandonato dalla madre e seguito dai servizi sociali (Davide Giordano), Prezioso cerca una disperata interazione con allievi sempre più persi e in particolare con l’assenteista e (forse) bugiarda Angela (Silvia D’Amico), Fiorito vede ogni sua certezza incrinata da una telefonata di una sua ex alunna (Lucia Mascino) che non l’ha mai dimenticato.
Il mondo della scuola è stato un topos occasionale nel cinema italiano, un filone sfruttato soprattutto negli anni ’90 (si pensi agli ormai classici La scuola e Auguri, professore). La scuola che vediamo mostrata nel film Il rosso e il blu è uno dei molti istituti d’istruzione che si può trovare in una periferia italiana ma, soprattutto, è un manifesto del suo stato materiale e morale. Da una parte una situazione ai limiti del disastro a livello economico (si pensi alla preside che la mattina porta la carta igienica nei bagni dove altrimenti mancherebbe, allo sportello di assistenza psicologico tagliato perché “si vede che ho dovuto”), dall’altra un ritratto di una generazione indecifrabile, liminare al qualunquismo e convinta che l’istruzione impartita sia inutile in un futuro. Se gli allievi si mostrano negativi, dobbiamo sottolineare che molto della situazione economica attuale influisce sulle loro impressioni e sulle loro scelte quotidiane; in realtà i ragazzi, al di là della superficialità di prima impressione, restano giovani cercatori di un qualcosa che dia senso al loro presente. Il supplente Prezioso (un dignitoso Scamarcio) vive questa ricerca come una missione da portare avanti, pur prendendo nella propria inesperienza, decisioni e impressioni talvolta sbagliate; analizzatore di chi si trova davanti e desideroso di rendere attiva non solo la partecipazione ma anche il pensiero individuale. All’estremo opposto è il coltissimo professor Fiorito (straordinario, come sempre, Herlitzka), eccezionalmente comico dall’alto del suo disincanto, ormai incapace di insegnare e di vivere; egli è dimostrazione di come l’assenza di rapporti umani inevitabilmente porti all’appassimento di sé stessi. Una via di mezzo la preside di Margherita Buy, che cerca di mantenere distacco e professionalità, fin quando si accorge che il proprio mestiere la porta a scontrarsi con quelle che sono le sue scelte di vita, prendendo un ragazzino disagiato a cuore esattamente come quel figlio che non aveva mai voluto.
Quello che traspare infatti principalmente dalla pellicola, è un senso del dovere ammirevole del corpo insegnante che mostra come quella del docente è, dovrebbe essere non un semplice mestiere ma una missione da vivere in prima persona e quotidianamente. Una figura che resta nella formazione di ogni ragazzo, di ciascuno di noi per cui l’esperienza scolastica è stata od è fondamento comune.