Sabato scorso, nel terzo giorno di Lucca Comics e Games, quello che ha fatto registrare un record di presenze, si è tenuta, in un cinema Astra pieno all’inverosimile, la cerimonia di consegna del Movie Comics & Games Award al regista Enzo d’Alò e Lorenzo Mattotti per il lungometraggio d’animazione “Pinocchio”.
Un film-evento con doppiatori d’eccezione come Rocco Papaleo, Paolo Ruffini e il compianto Lucio Dalla che ha prestato la sua voce al “Pescatore Verde” oltre a realizzare una splendida colonna sonora. Ci teneva, a lui piaceva molto.
Un lavoro lungo e non facile durato oltre cinque anni come ha spiegato lo stesso D’Alò davanti al pubblico dell’area Movie dopo aver ricevuto il premio dalle mani del sindaco Alessandro Tambellini. Il regista ritirando il premio ha voluto ringraziare “tutti coloro che hanno lavorato al film” ma, soprattutto, l’amico Lorenzo Mattotti per avergli permesso di “utilizzare il suo lavoro e la sua immaginazione di illustratore e autore, permettendogli di far avverare il suo sogno”.
Ringraziamenti ricambiati da Mattotti (premiato anche lui da Tambellini) che ha voluto ricordare la “testardaggine” del regista. “Ha continuato a perseguire e perseguitarmi per quasi 14 anni” ha raccontato il noto illustratore che ha poi affermato: “ho imparato da Enzo molto. Credo che questo nuovo Pinocchio sia un progetto molto importante, non solo nel panorama italiano ma anche europeo. È un film che riflette e rappresenta l’originalità italiana“.
Oltre al trailer presentato in esclusiva a Lucca dopo la premiazione è uscito, nei giorni della fiera, il volume “Pinocchio” edito da Rizzoli che raccoglie la sceneggiatura del regista e le superbe illustrazioni di Mattotti che già si era già cimentato con il capolavoro di Collodi nel 2008, illustrando, per i tipi di Einaudi, una raffinata edizione di “Le avventure di Pinocchio” con immagini plastiche, sinuose che fanno respirare poesia.
Di cui D’Alò era rimasto affascinato contattando il grande illustratore perché voleva che lui desse concretezza a quello che aveva in testa: cioè un viaggio metaforico di formazione di un padre ma anche di un figlio, così ha voluto definirlo il regista che ha specificato: “La storia l’ho voluta così articolata: cioè che basta scegliere un punto di vista per vedere un Pinocchio totalmente nuovo”.
Il film (prodotto da Cometafilm e distribuito da Lucky Red) uscirà, finalmente, in Italia. Più precisamente il 21, in contemporanea in quelle del Belgio, del Lussemburgo e della Francia per poi nei mesi successivi essere proiettato in decine di altri paesi del mondo.
A dimostrazione del grande interesse “planetraio” che c’è intorno alla nuova versione del sempreverde burattino un fatto che D’Alò ha voluto raccontare al pubblico lucchese: “abbiamo avuto un’esperienza bellissima a Busan in Corea del Sud, partecipando a un festival importantissimo per l’Asia con 350 film in concorso. Il mio “Pinocchio” è stato il primo film di animazione italiano mai portato in Corea. La critica ha scritto che era uno dei sette film da non perdere del festival. E’ stato visto in una sala grande da 4000 posti, con gente fuori e tante richieste per poter entrare. E’ bello vedere che nel mondo c’è questa grande attenzione all’animazione. Ne faranno una versione coreana a febbraio ”.
E a chi gli fa notare che di Pinocchio in questi anni ne hanno sfornati in tutte le salse lui risponde: “Tanti, davvero. E molti, soprattutto stranieri, non c’entravano niente con la storia. Una storia non facile da raccontare visto le miriadi di lavori tratti dal capolavoro toscano era, però, ridicolo che in Italia non esistesse un film di animazione su Pinocchio, tranne un 16 mm degli anni cinquanta”.
La storia è sempre quella anche perché lo stesso regista ha voluto sottolineare che il film è “particolarmente fedele al testo originale”. Antico sempre nuovo diceva Giovanni Pascoli. Pinocchio racconta infatti temi universali.
Un racconto che a oltre 130 anni dalla sua creazione conserva ancora una straordinaria freschezza e vivacità oltre che un profondo significato: il percorso di formazione del burattino, che diventa bambino che rispecchia il percorso di ogni bambino, chiamato a diventare uomo.
Una storia d’amore quella di un padre per il figlio e viceversa. Il burattino partorito dal falegname e diventato bambino vuole semplicemente vivere la sua vita come tutti i ragazzi del mondo. E Geppetto come tutti i padri del mondo gli corre dietro per recuperare almeno il suo amore.
Storia semplice e al tempo stesso profonda, sicuramente bellissima ed eterna non a caso Pinocchio è il libro più tradotto e venduto della storia della letteratura italiana, con oltre 240 traduzioni.
Una storia nata per caso dalla penna di Carlo Collodi. Figlio di un cuoco di Cortona e di una sarta e cameriera di Collodi in gioventù fu patriota: combatté volontario a Montanara, soldato regio nella seconda guerra d’Indipendenza. Finita l’esperienza militar-patriottica divenne impiegato pubblico e ‘appendicista’ de La Nazione e poi su altri giornali e riviste.
E proprio su una rivista comparve per la prima volta Pinocchio, anzi, “Le avventure di Pinocchio. Storia di un Burattino”, così si chiamava, infatti, il racconto di quello che poi in realtà era una marionetta. Fu pubblicata il 7 luglio 1881 (un giovedì) sul numero uno del Giornale per i Bambini, un periodico stampato a Roma e diretto da Ferdinando Martini che, all’insegna dell’oraziano “istruire divertendo”, strizzava l’occhio alle coeve pubblicazioni d’oltralpe, ricche di storie e illustrazioni.
E proprio qui dopo l’editoriale (“Come andò…”) a pagina tre faceva capolino uno strano racconto che iniziava così: “C’era una volta un pezzo di legno….’Un re’ diranno i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”.
Seguirono una serie di puntate che riscossero sempre più successo ma Collodi porta avanti di malavoglia quella storiellina nata per caso senza un’idea precisa che interruppe almeno due volte nel corso della stesura. Inizialmente, il racconto, terminava, con la morte del burattino nel 15° capitolo apparso sul Giornale, impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori.
“Chiuse gli occhi- si leggeva nelle ultime righe- aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un gran scrollone, rimase lì come intrizzito.”
Ma i lettori non ci stettero: nei giorni successivi, la redazione del periodico, fu sommersa da lettere di piccoli lettori che protestarono per la morte del loro eroe e l’editore fece fare marcia indietro a Collodi.
Il racconto fu poi pubblicato in un volume edito dalla Libreria Editrice Felice Paggi, nel 1883 e illustrato da Enrico Mazzanti. L’accoglienza della critica fu tutt’altro che calorosa anzi se ne sconsigliò la lettura “ai ragazzi di buona famiglia”.
Ma ben presto riscosse uno straordinario successo di pubblico che il suo autore non si poté godere (visto che morì nel 1890) ma che portò il burattino a essere fatto proprio dal mondo dei fumetti e da quello del cinema con il famoso film animato di Walt Disney che travisò, però, l’ambientazione (trasformandola in un misto tra bavarese e tirolese) e parte della trama.
httpv://www.youtube.com/watch?v=aLiH7ornCyI
“Mancò – spiega Giulia Donato, autrice del volume “Come andò che un burattino nato per caso divenne un capolavoro”- del tutto, poi, il tributo al suo creatore toscano: tanto che fuori dall’Italia, per molti, Pinocchio è considerato un personaggio dalle origini ignote e Collodi è sconosciuto”.
Tante le interpretazioni successive.
Nel 1971 la Rai realizzò per la regia di Luigi Comencini un bellissimo sceneggiato televisivo con uno straordinario Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto e i comici Franco e Ciccio in quelli del Gatto e la Volpe.
httpv://www.youtube.com/watch?v=8lJSTz1CcXM
Nel 2002, invece, il nostrano Roberto Benigni realizzò per il mercato cinematografico una sua versione discussa e discutibile.
httpv://www.youtube.com/watch?v=OfhGMMSKPBY
Ed ora questa nuova versione fatta da due maestri contemporanei di cui vi proponiamo qui un gustoso assaggio apparso sulla Rete:
httpv://www.youtube.com/watch?v=_pkYC-hiSc4