Due episodi. Nel primo uno psichiatra in fuga dal fisco (Christian De Sica) si rifugia in un paesino del Trentino, assumendo le mentite spoglie di nuovo parroco. Assistito da una perpetua ciarliera (Arisa) e da un sacrestano muto (Simone Barbato), rischia di farsi scoprire quando si innamora di una donna (Luisa Ranieri) che non solo è maresciallo dei carabinieri ma anche in procinto di sposare il sindaco del paese. Nel secondo episodio un forbito ambasciatore vaticano (Greg), innamoratosi di una verace pescivendola (Anna Foglietta), per conquistarla cerca di imparare a spacciarsi come perfetto coatto, con l’aiuto e le istruzioni del proprio autista (Lillo), romano da sette generazioni.
Non si può assolutamente quest’anno parlare di cinepanettone, prodotto ormai da anni desueto ed imbarazzante. Il film natalizio realizzato quest’anno è una garbata e attenta commedia di media qualità e si differenzia già dai predecessori per la bella scelta di divisione netta in due episodi. La trama, ovviamente esile, è compensata da una sceneggiatura che ha il merito di non essere quasi mai volgare e da bravi attori – veri attori -, al contrario di quanto avveniva abitualmente nel sottoprodotto del cinepanettone. A tratti sembra di trovarsi davanti ad una bella commedia da neorealismo rosa, scontata ma col merito di un pizzico di attenzione in più nella qualità del lavoro: la meraviglia di questa pellicola è aver abbandonato tutte le volgarità, gli adulteri e i litigi del tipico film natalizio per abbracciare la sfera più pulita e onesta dei sentimenti.
Se del primo episodio si può apprezzare la leggerezza, il tono divertito e il prevedibile happy ending, con il secondo il livello di qualità sale nettamente. Ciò grazie a due interpreti eccezionali come Lillo e Greg che incarnano alla perfezione gli stereotipi degli azzimati e immobili ambienti diplomatici e della borgata romana; i due sono coadiuvati da uno script che parte da un’idea originale e si svolge in maniera molto intelligente, con una bella alternanza di lessico formale e trucido dialetto romanesco.
Chi scrive ha scelto di vedere questo film dopo anni di lontananza dalle sale cinematografiche nel periodo natalizio, spinta dallo stupore che le prime recensioni uscite fossero tutt’altro che negative. L’impressione è confermata: per una volta il film di Natale meriti i soldi del biglietto; l’augurio è che la casa produttrice che ruota attorno a questi prodotti prosegua su questa strada.