Siamo al 6 agosto 1933 e sul giornale barghigiano La Corsonna troviamo pubblicato un articolo del critico letterario Mansueto Lombardi Lotti (1899-1990) che parla di un poeta di Barga, Mario Mazzoni (1898-1940), e del libro che ha pubblicato, Valleverde.
Così Lombardi Lotti inizia a parlare di Mazzoni e del libro: “Valleverde è il titolo che Mario Mazzoni ha dato ad una sua raccolta di poesie, ma è anche il nome col quale l’autore intende designare la valle del Serchio nella quale egli vive e dove trae ispirazioni e motivi per il suo canto. E se il titolo sa di provinciale e di casalingo, come dire di limitati orizzonti, c’è nella sua poesia un tremore d’anima ed un raro tocco di corda su questi oggetti e cose nostre”.
Continua poi dicendo: “Il volumetto è diviso in quattro sillogi che denotano anche diversi momenti della poesia del Mazzoni”. Più in là si dice che è nei Canti di Valleverde, espressamente dedicati al sentimento del Barghigiano, che “l’ala del Mazzoni si distende e s’innalza talché, messi da parte gli schemi convenzionali, come un fanciullino che si stropicci gli occhi, il poeta pare che li riapra ora, estatici, sul miracolo della natura come dinanzi ad un improvviso barbaglio. E per chi ha l’occhio e anima di poeta, questa valle è tutta una canzone e questo popolo è tutto un poeta… E’ quindi naturale che anche qui coincidenza e motivi comuni di vita e di ambiente ricordino qualche volta il Gozzano e qualche altra il Pascoli… Ma bisogna dire che queste sono coincidenze fortuite… Sentiamolo cantare:
C’era (c’era una volta come nelle fole)
C’era una mamma che ci destava col sole,
C’era il vestito delle feste ai piedi del letto
C’era in tasca due soldi per comprare le cialde
E tanta gioia nel cuore”.
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Se a questo punto è chiara l’idea di quale fosse il poetare di Mario Mazzoni, parimenti non lo è per l’uomo e la sua vita, allora vediamo di scoprirla.
Mario Mazzoni nasce a Fornaci il 13 gennaio 1898 da Giovanni e Isolina Riani. Secondogenito, ha una sorella, Amalia, nata tredici anni prima. La famiglia, di condizione agiata, abita in via della Repubblica nella villa che è quasi di fronte all’attuale parcheggio Stefani.
Studente diligente, dopo le scuole superiori deve sospendere gli studi universitari perché richiamato al fronte nella Prima Guerra Mondiale, dove combatte con il grado di sottotenente nella 373a Compagnia Mitraglieri del 72° Reggimento Fanteria. Ferito alla gamba sinistra da una scheggia di granata sul Monte Sprunch (Asiago), il 21 dicembre 1917 sarà ricoverato all’ospedale di Prato.
Al termine del conflitto resta in servizio presso il suo Reggimento Fanteria e, forse, per l’avvenuta frattura della gamba destra per slittamento da un camion, avvenuta il 27 gennaio 1920, decide il ritorno a casa.
Con il tempo riceve diverse decorazioni militari: la Medaglia Interalleata della Vittoria, nel 1920; la Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra 1915-18 e quella in Ricordo dell’Unità d’Italia, nel 1922; la Croce al Merito di Guerra nel 1932; inoltre, per la ferita sul Monte Sprunch, l’autorizzazione a fregiarsi del Distintivo d’Onore.
Con il ritorno tra noi riprende gli interrotti studi universitari e si laurea in Lettere a Bologna con diploma del 21 dicembre 1922. Nel frattempo s’iscrive alla sezione del Partito Socialista barghigiano che ha come segretario Benvenuto Santi.
Con spirito d’avventura emigra a S. Paolo in Brasile, insieme all’amico Carletto Santi, anch’egli laureato e socialista. Laggiù è accolto e si stabilisce presso il barghigiano Dandolo Paolucci, iniziando a intraprendere con scarsa fortuna alcune attività in proprio. Il Santi, assai prima di Mazzoni, rientra in Italia trovando lavoro nella Milizia Forestale.
Dal Brasile, per le feste natalizie, giungono a Barga lettere di Mazzoni dirette agli amici, dove, con sottile ironia, saluta e fa gli auguri, anche in versi poetici. Puntualmente sono affisse al caffè Capretz, allora il locale più frequentato di Barga, a cura dell’amica Tranquilla. Spesso hanno eco anche sul locale giornale La Corsonna. Mario Mazzoni a Barga contava molti amici ed estimatori della sua arte vissuta nell’etica della Scapigliatura.
Delle amicizie, oltre all’amicone Antonio Mordini (1904-1975), particolarmente calda e proficua è quella che lo lega ad Alfredo Stefani (1883-1929), la grande anima ispiratrice di buona parte della Vecchia Barga, e con il quale Mazzoni ha collaborato ai due lavori teatrali: La Vecchia Barga e La Nuova Barga, oltre al giornale La Corsonna, che Alfredo ha fondato nel 1903 con il fratello Italo (1885-1965) che ne è il direttore. Mazzoni scriverà anche una commedia tutta sua: Gallina Nuova nel Pollaio, data con successo al salone del caffè Capretz, perché il teatro è chiuso per inagibilità; poi al teatro Puccini di Fornaci. La Compagnia Drammatica che ha allestito la commedia è quella del Cav. Carlo Marazzini e in entrambe le occasioni attori e Autore più volte devono rispondere alle chiamate alla ribalta.
Era questa una Vecchia Barga fatta di tante belle figure che ancora oggi onorano la storia di questo Paese; oltre alle già citate: Cesare Biondi (1867-1936), Emilio Biondi (1888-1960), Pompeo Biondi (1902-1966), Alfredo Bonaccorsi (1887-1971), Adolfo Zerboglio (1866-1952), Adolfo Balduini (1881-1957), Alberto Magri (1880-1939), Bruno Cordati (1890-1979), Umberto Vittorini (1890-1979), Giovanni Niccolini (1870-1948), ecc. In ricordo di tanti di questi personaggi Barga ha tributato, in varie occasioni, il suo doveroso omaggio alla memoria, tra l’altro inserendo molti di quei nomi nella sua toponomastica o intitolandogli scuole e piccoli parchi… Così per Mario Mazzoni, cui è stato dedicato quel tratto di strada, tra il verde poetico delle nostre selve, che collega i Diversi al Lato.
Sul finire del 1931 o nei primi giorni del 1932, Mazzoni aveva fatto ritorno alla sua terra dal Brasile. L’avvenimento lo aveva annunciato anche La Corsonna nell’edizione del 17 gennaio 1932, con un trafiletto dal titolo: Un amico che torna, da cui stralciamo quanto segue: “I nostri lettori ricorderanno le sue indimenticabili pagine esaltatrici di Barga… Ritorna il buon Mazzoni dopo anni di esilio faticoso e c’è chi se n’è andato e più non torna… All’antico collaboratore il nostro saluto di bentornato con l’augurio che vuol essere un invito, di riaverlo nella nostra famiglia per la gioia dei lettori”.
Con il ritorno tra noi ha inizio anche la carriera d’insegnante al Liceo di Lucca e stringe amicizie con Lorenzo Viani, Krimer, Gabriele Briganti, Amos Parducci. Nel frattempo riprende con vigore la sua passione poetica e letteraria in genere. Infatti, agli inizi dell’estate 1932, per i tipi Giusti di Lucca, pubblica il libro di poesie Valleverde, che riscuoterà consensi e attestati di stima, tra cui G. G. Lunardi su Il Popolo Toscano; Felice del Beccaro su Il Corriere di Napoli; G. B. Zaccaria sulla Rivista di Lucca, per venire a Mansueto Lombardi Lotti su La Corsonna, ecc. Nel libro compare la già allora celebre poesia Vecchia Barga, che aveva declamato al Teatro Differenti nel 1924, durante la rappresentazione della commedia “La Nuova Barga” di Alfredo Stefani, con cui aveva collaborato al testo. A seguire lo incipit della poesia:
VECCHIA BARGA
Silenzio… Ascoltiamo il mormorio
della sera, che soave ascende
verso l’Aringo che s’inciela e splende
negli orizzonti di viola e d’oro.
Ascoltiamo: anche l’ombre ànno una loro
voce, che pare un serico fruscìo.
Dolce per le callaie fonde in quest’ora
blanda indugiarsi, mentre le Apuane
piovono luce che i castagni indora
al monte e al piano, e tutte le campane,
alte sopra la valle ampia e sonora,
cantan vicino, cantano lontane.
……………………………………..
La pubblicazione del libro gli apre la strada a collaborazioni con vari giornali, in qualità di critico letterario e pubblicista in genere. Infatti, troviamo suoi articoli su La Gazzetta di Messina, Politica Nuova di Roma, Tirreno, Meridiano di Roma e principalmente su L’Artiglio di Lucca, il tutto a partire dagli ultimi mesi del 1932.
La via dell’emigrazione però non è ancora chiusa e ben presto è chiamato a insegnare Lettere all’Istituto Nautico di Lussimpiccolo, allora terra redenta. Qui conosce la sua futura sposa, Dora Cattarini, scomparsa nel 1994, dalla quale avrà una figlia, Chiara, che oggi abita a Rio in Brasile.
Chiara, che ha un tenue ricordo di Barga per averla vista da bambina, nel 1996 decide di tornarvi con la figlia Rosanna. Vuole rivedere il paese delle sue origini, i parenti, ma soprattutto desidera capire direttamente dalla sua gente perché la memoria di suo padre sia ancora così viva tra noi; perché sia ancora tanto amato a molti anni dalla sua morte. Così la Nazione del 1 marzo: “La signora Mazzoni è stata ricevuta in Comune dal Sindaco Mauro Campani e dall’Assessore Enrico Cosimini ed ha voluto incontrare quelle persone e quelle realtà, che in tutti questi anni, hanno tenuto vivo il ricordo e il nome del Poeta. Era presente Enzo Gasperetti dell’omonima tipografia, il direttore del Giornale di Barga, lo storico Antonio Nardini, il rappresentante del Circolo Cesare Biondi Pier Giuliano Cecchi e la stampa; oltre al Prof. Iacopo Riani con la madre Giuseppina di Lucca e il cugino Nilo Riani di Fornaci di Barga, che sono praticamente tra i pochi parenti che la famiglia di Mario Mazzoni conta ancora nella zona”. Così invece Il Tirreno: “Nel corso dell’incontro sono stati rievocati momenti della vita giovanile che Mario Mazzoni trascorse a Barga prima di recarsi in Brasile e dopo un breve ritorno a Barga, in Guatemala. Non sono mancati quindi momenti di sincera commozione”.
Chiara, tornata in Brasile, così si espresse in una lettera circa la giornata barghigiana:
“Le emozioni vissute a Barga mi hanno lasciato un po’ spostata. Non Immaginavo tante sorprese, specialmente come mio padre è ancora ricordato”. Personalmente, essendo stato presente all’incontro in Comune con la signora Chiara, devo dire che l’emozione fu reciproca, perché si ebbe l’occasione di testimoniare, a chi più di altri avrebbe apprezzato, tutto il nostro riconoscente omaggio a Mario Mazzoni. Visivamente mi commossi nel mettere tra le mani di Chiara alcune copie della ristampa del libro di suo padre: Valleverde, colto dall’idea di consegnarle e di donarle una parte importante di noi barghigiani e di lei stessa.
Tornando sui nostri passi alla scoperta della vita di Mario Mazzoni, vediamo che dopo Lussinpiccolo, circa l’anno 1937, emigra in America centrale, in Guatemala, dove nell’omonima capitale, su incarico della Direzione Generale degli Italiani all’Estero, è chiamato a insegnare Lettere Italiane presso l’Accademia di Lingue nell’Istituto Nazionale di Varones.
Qui, a seguito di una malattia incurabile e ancor giovane, lo coglie la morte alle ore quattro e trenta minuti del 9 gennaio 1940; le spoglie saranno accolte nell’Italicus Pantheon della città di Guatemala, assieme ai tanti italiani illustri deceduti in quella terra, così riposando lontano dal suo Paese che amava con un ardore dell’anima indescrivibile.
Nella capitale la notizia della morte di Mario Mazzoni è data nello stesso giorno da El Liberal Progressista: “Condolencia de la Secreteria educacional por el sensibile fallecimiento del Professor Mazzoni”.
Mentre a Barga la notizia si diffonderà tramite La Corsonna del 21 gennaio 1940, con l’articolo, In Memoriam- Mario Mazzoni, probabilmente redatto dall’amico Angelo Duilio Arrighi:
“I barghigiani ricordano lui giovane studioso e insegnante, che fra noi visse la sua fervida gioventù, un po’ schivo, pensoso e gaio insieme, ardendo di appassionato amore per questa terra, che cantò con delicato e accorato senso di nostalgia”.
Dopo la sua morte arriva alla famiglia la nomina del prof. Mario Mazzoni a Cavaliere all’Ordine della Corona d’Italia.
Prossimamente pubblicheremo un articolo e alcune poesie di Mario Mazzoni che ci sveleranno il suo amore per Barga.
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