[…] Venendo a Barga, dobbiamo dire che l’idea di certe vie sotterranee è sempre circolata nell’immaginario collettivo, frutto di memorie tramandate oralmente dal passato, però, senza la fortuna di un’indagine. Comunque ci resta un accenno scritto, che possiamo leggere in un libro che riportiamo per introdurci all’argomento.
Si tratta della Guida di Barga di Pietro Groppi edita nel 1901, e la citazione la troviamo a pag. 64 dove l’autore parla della sua casa Groppi e prima di Casa Ricci, che da via di Solco s’innalzano fino a Piazza Angelio. Qui diciamo che dal 1901, anno della guida, a oggi, le costruzioni sono rimaste tali, salvo l’abbassamento di un piano di casa Groppi.
Trattasi di quelle due case che stanno in fondo a piazza Angelio venendo da quella del Comune (nella foto). Un complesso abitativo che, come detto, sul retro sprofonda in via di Solco per diversi piani, da laggiù presentandosi alla vista come una torre, in antico voluta ancora più alta.
Ecco cosa dice Groppi nella sua Guida di Barga delle due case che vuole fossero state due torri di Barga; Casa Ricci: questa casa è costruita in via di Solco in pietra serena con due gran portoni con bellissimi archi a sesto intero, così pure le finestre che prospettano il fabbricato.
Mentre per la sua casa Groppi: Questa casa è costruita in pietra, e si vuole che fosse una torre che dominasse il passaggio del Fosso di Solco con quella già descritta del Ricci. Le fondamenta di queste fabbrica partono dalla via di Solco ed è costruita in pietra con due gran portoni con bellissimi archi a sesto intero. Dello stesso stile erano le finestre dei piani superiori.
Eccoci al punto in cui Groppi ci dà uno dei pochissimi cenni scritti sulle antiche gallerie di Barga: Nel piano terreno si vedono le vestigia di una strada sotterranea in direzione Nord.
Da lassù non ce ne voglia Groppi se diciamo che di questa strada sotterranea poteva almeno dirci la sua idea, le sue deduzioni sulla direzione, magari sulla falsariga dei dettati popolari.
Comunque, nel piano terra dell’antico palazzo Groppi, così come possiamo vedere dalle immagini, c’è un passaggio che andando verso est gira poi a sud, dietro ad un grande muro. Dove finisce, cosa cela? O è solo uno spazio tra murature?
Quando feci le foto, ero in compagnia di Mauro Moscardini di Barga che mi aveva suggerito il sopralluogo, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di infilarsi in quella strettoia per poterlo capire, anche perché non eravamo in un’adatta tenuta e c’era da conciarsi perbene.
In un’altra immagine possiamo vedere un altro pertugio che finisce, come pare, con una nicchia scavata, sembrerebbe, nel terreno argilloso o nella pietra serena. Potrebbe essere questa nicchia la parte alta di un passaggio a scendere sotto il livello della base dell’antica casa Groppi? Così iniziando un cammino sconosciuto e riempito con i secoli da vario materiale? Supposizione cui non possiamo dare risposta.
Quello che possiamo dire che le case Ricci e Groppi nel piano terra in via di Solco sono congiunte da quattro antichi portali, un tempo tutti a vista, che seguono una perfetta retta, al cui interno, specialmente per la parte di casa Groppi, ci sono quelle strutture molto intriganti circa il nostro discorso, gli accessi che incuriosiscono non poco per il mistero che racchiudono.
Osservato quanto detto, veniamo ora a quanto ci hanno lasciato di memorie orali persone di Barga degne di fede circa le gallerie o cunicoli sotterranei.
Iniziamo con via di mezzo, riportando cosa raccontava molti anni fa l’archeologo Antonio Mordini (1904-1975) al commendator Pietro Marroni e a suo figlio Pier Carlo: “Esiste un percorso sotterraneo, da me (Mordini) percorso più di una volta, ma i cui accessi adesso sono stati murati per motivi di sicurezza, che collega il Palazzo Bertacchi al Palazzo Angeli”.
Si ricorda che l’antico palazzo Bertacchi fu costruito sugli avanzi di una torre che stava in guardia del Solco Rovinoso che iniziando al rio Fontana Maggio, in antico Vicinale, con due rami s’insinuava in Barga. Tra i due canali naturali c’è ancora oggi un’area, detto orto Bertacchi, dove sprofonda, dal piano di via di Mezzo e per più di dieci metri, la facciata esterna dell’omonimo palazzo. In questa lunga facciata, nella parte a terra che si basa nell’omonimo orto, poteva esistere all’interno un camminamento per consentire gli spostamenti in difesa dell’antico bastione difensivo. Quest’ultima struttura, l’orto che si appoggia alla base visibile del palazzo, ieri come oggi si cinge di mura formanti una V rovesciata verso l’esterno entrante nei due canali naturali costituiti dal termine verso Barga del Solco Rovinoso.
Il ricordato camminamento, usiamo il condizionale, avrebbe potuto proseguire proprio fino a piazza Angelio, così come ricordava per certo Mordini. Infatti, se noi facciamo attenzione al tracciato di via di Mezzo che parte da palazzo Bertacchi, oggi Cordati, e va sino in piazza Angelio, vediamo che questo segue naturalmente le facciate degli antichi palazzi che vi si prospettano, particolarmente interessante per il nostro discorso l’andamento di quelli che hanno il retro sull’esterno del Castello e girano a semicerchio guardando l’odierno orto Bertacchi, ieri antico bastione.
Similmente guardano quel bastione anche le case Ricci e Groppi che abbiamo già citato e illustrato, con ciò volendo dire che quei ricordati pertugi esistenti in queste stesse case potrebbero essere stati, forse, l’accesso al proseguimento di quei camminamenti che avrebbero raggiunto anche Palazzo Angeli. Audacemente potremmo ritornare con il pensiero a Coreglia, all’antichità dei suoi cunicoli, ma qui è bene fermarsi. (…continua)
Fascinating. Thank you for these articles.
Per contributo di pensiero storico… un’altra leggenda narra di un camminamento sotterraneo che collegava la Torre distrutta di Sommocolonia, con una località detta “Ai Fonti”, tra Catagnana e Sommocolonia lunga la vecchia strada. Doveva rappresentare una via di fuga, di emergenza in caso di assedio. In effetti Ai Fonti c’è una presa d’acqua con un fontino ricavato un un buco nella roccia dal quale si intuisce un ingresso…Chissà…
Personalmente non posso aggiungere niente a quanto ci dice il Sig. Biondi. Comunque tengo a rilevare che il suo intervento è interessante, nel senso che i dettati popolari nascondono sempre una qualche verità.
Se pensiamo che Sommocolonia ha una straordinaria storia alle spalle, culminata con l’erezione del Castello a capoluogo di un’area, dell’omonimo comune, che arrivava al crinale per varcarlo con la strada detta del Saltello, importante via di comunicazione medievale tra l’Emilia e la Toscana nord occidentale; se pensiamo ancora a l’interesse che mostrò per Sommocolonia la Grancontessa Matilde di Canossa e la sua famiglia, che la vollero ritrutturata a difesa di quella strada che collegava i suoi domini emiliani con quelli toscani, allora è facile capire che quel Castello non poteva che essere munito di strutture difensive adeguate, di cui i cunicoli o galleire di fuga sono parte integrante. Per quanto detto in apertura, qui però mi devo fermare.
L’interesse di Matilde per Sommocolonia, o degli Attoni, era testimoniata anche su una scritta che era su una campana del campanile di S. Frediano, poi rifusa, forse con troppa sufficienza. Altra testimonianza era nella Pieve di Loppia, su di una lapide, anche questa persa, nella quale era scritto che la sua famiglia la volle restaurata.
Casa Groppi, Casa Ricci, e via di seguito.
Ma non sarebbe bene, proprio per farsi intendere da tutti, chiamare queste case o palazzi come sono conosciuti dai barghigiani oggi 16-03-2013?
Lo dico perchè sono apostrofato personalmente sulla ubicazione ed identità di “Palazzo Biondi”.
Questo è il palazzo dove io abito, e che tristemente è stato colpito dalla mannaia del pubblica burocrazia.
Quando la stampa locale ha dato la notizia della inagibilità di questo palazzo, molti hanno creduto che fosse “Villa Biondi” in Pian di Gragno. E giustamente. Chi lo conosce come Palazzo Biondi? Nessuno, o quasi. Nemmeno a me che ci stò mi sarebbe venuto in mente di chiamarlo così. Avrei detto: “dove c’è il Giornale di Barga”, “dove sta l’Antonio Nardini”, e comunque individuato con il nome di un qualcuno dei comproprietari.
Dico questo dopo aver letto l’articolo di cui sopra.
Per capire dove si trovano le case e/o i palazzi di cui si parla ho dovuto fare un certo sforzo di “topologia” nel mio cervello per andare ad inviduare l’esatta ubicazione. di ciò di cui si stava parlando.
E’ vero che c’é sempre da conoscere ed imparare.
Ma é anche vero che c’é anche un modo più semplice ed immediato per insegnare a far conoscere qualsiasi argomento, evitare troppa sapienza “sull’argomento” trattato. Non me ne voglia nessuno.
Grazie.
Giuseppe Luti