Indica una frase che per te riassume il tuo modo di fare arte.
L’arte è una necessità.
Vedo un oggetto, una superficie, un luogo e ne vengo catturata; essi infatti evocano con immediatezza il pensiero e pretendono l’opera.
Quando il processo è inverso, cioè il pensiero pretende di diventare concreto, la ricerca del materiale deve aspettare la fine del lavoro di sfoltimento, di riduzione ai minimi termini, il labor limae mentale perché cerco l’essenzialità.
Non avendo a disposizione né spazio né tempo, compio molto lavoro mentalmente e poi realizzo con decisione.
Vera Giagoni, artista che vive e lavora a Viareggio. Finalista nella sezione “Site specific” e scultura, del Premio Basi di Grosseto nel 2011 e 2012. Che tipo di processo evolutivo esiste a monte di una installazione “Site specific”?
Ho sempre avuto l’abitudine di guardare e ascoltare. Nei miei viaggi fisici e mentali cerco immagini, suoni, voci. Mi emoziona sentire ” la vita ” di un luogo e entrare con l’opera a farne parte. Il segno artistico quindi compare nel paesaggio e nella sua storia, li modifica e ne viene modificato.
Collabori con istituzioni e associazioni culturali e dal 2011 tieni una rubrica online di divulgazione dell’arte. Di quale missione e/o messaggio è portatrice la tua arte?
L’arte è una lingua ora nota ora misteriosa. L’artista se ne serve per dire a se stesso, al mondo, al tempo, cose che non conosce, ma avverte, intuisce muoversi dentro e fuori della sua anima.
Io cerco, col mio lavoro, di indurre un attimo di contemplazione, di silenzio, per scoprire nella materia o nel segno una goccia di significato, un nucleo di essenza. L’essenzialità per me non tende a realizzare un messaggio criptico, ma anzi è lo strumento che scelgo per essere il più possibile universale.
Credo infatti che l’arte, quella di ogni tempo, parli a tutti, basta aver voglia di soffermarsi un attimo e accettare anche espressioni diverse da quelle che ci sono familiari.
La rubrica che tengo dal 2011 nella quale parlo di mostre, luoghi, eventi culturali che ho visto si rivolge infatti a un pubblico eterogeneo; anzi cerco di stimolare proprio coloro che hanno un certo timore a avvicinarsi a queste cose, evidenziando appigli con la quotidianità, stimolando la curiosità e, al limite, fornendo chiavi di lettura.
Credo che la frequentazione con la cultura sia oltre che uno strumento di crescita spirituale, una fonte di felicità, in fondo fruibile in tutte le età della vita e ormai a buon mercato rispetto a tante altre cose. E invece molti italiani che potrebbero averla a disposizione senza sforzo, la vedono come qualcosa da temere, specie se si parla di arte contemporanea. Io credo nella forza dell’opera d’arte e quindi, con i miei articoli, dico vai a vedere di persona, l’artista vuole parlarti.
Nel superamento dell’ideale classico di bellezza, attraverso la capacità di sintesi e la sperimentazione di un modo diverso di fare arte, quanto il primitivismo influenza la tua scultura?
L’arte primitiva mi è profondamente vicina proprio per la ricerca dell’essenzialità, la riduzione al minimo. Questo processo creativo attribuisce al segno, altre alla valenza estetica, un significato simbolico che è già dentro ogni uomo. Non c’e interruzione sulla strada che porta dalle iscrizioni parietali della preistoria ai massi levigati di Yasuda, attraverso le maschere africane, le decorazioni medievali o le pennellate di Picasso. Sono tracce di uomini che dalla perfezione della natura traggono l’alfabeto per esprimersi.
Che tipo di rapporto hai con il teatro?
Ho vissuto il teatro sia davanti alle quinte, come spettatrice , che dietro come organizzazione. Anche questa forma d’arte è antica come l’uomo, prendendo origine dalla rappresentazione dei miti della ritualità. Proprio per questo si verifica quel meraviglioso processo per cui lo spettatore piano piano si immerge in ciò che avviene sul palco e vive un’esperienza totale che lo lascia diverso. Particolarmente affascinante vivere quest’esperienza in teatri antichi perché i loro avvolgenti interni aumentano la sensazione di un mondo chiuso che conserva traccia di ogni vita passata di lì.
Inoltre l’arte performativa che si lega al teatro,è uno dei miei principali interessi così come attribuisco una particolare importanza alle componenti sceniche di uno spettacolo.
Arti Differenti nasce come ricerca di contatto tra l’arte figurativa contemporanea ed il mondo del teatro, è un tentativo di dialogo più profondo fra linguaggi espressivi diversi. Racconta le tue sensazioni in merito a questa esperienza.
La distinzione tra le arti è legata ai nostri limiti, ma non fa parte del teatro: la luce da vita all’attore che, con il corpo e la voce, ci porta nell’altrove chel’autore ha creato per noi; la musica invade lo spazio che la danza disegna con le sue linee. Le parole si muovono fino al pubblico e gli raccontano ciò che già conosce, ma non poteva esprimere. Dallo spettacolo si esce con l’animo aperto e risvegliato e anche la fruizione di un’opera d’arte può risultare più intensa. È molto affascinante pensare a come l’esperienza teatrale vissuta modifichi, a seconda di ciò che è andato in scena, il rapporto che il singolo spettatore stabilirà con la mia opera che l’aspetta all’uscita.