La girandola delle stagioni sembra impazzita e l’arrivo di questo Natale ci trova impreparati. In fondo, per molti mancano all’appello sia l’inverno che l’estate scorsa e sembra quasi di esser vissuti su un’altalena che ci ha spostasti ora nel cuore della primavera e poco dopo in quello dell’autunno. Il calendario, però, non ha dubbi e ci segnala che tra poco si festeggerà Natale. Per molti l’8 dicembre è stato il giorno in cui fare l’albero e forse i giochi sono fatti, ma… quale albero abbiamo fatto e quale sarebbe stato meglio fare?
Come ogni anno si apre una diatriba: il “vero albero”, un piccolo abete, o un albero artificiale, cioè di plastica? Sul web circola un’immagine in cui si mettono a confronto le caratteristiche di questi due possibili alberi e si trae un’importante conclusione: un albero vero, cioè vivo, con l’inconfondibile sagoma dell’abete, fa meglio al pianeta rispetto ad un albero di plastica. E allora tutti a comprare un bell’abete rosso per allestire l’alberello di Natale.
Ora, se immaginiamo che l’albero possa provare dei sentimenti (la scienza dice di no, ma perché non lasciare spazio ad un po’ di fantasia?), c’è da chiedersi se un abete sia proprio felice di starsene chiuso in un appartamento al calduccio per qualche settimana. Già, perché il suo sogno è starsene in montagna, anche piuttosto in alto, al freddo e all’aria aperta. Forse non sarà proprio felice e, anzi, soffrirà un po’, ma il peggio arriva quando, dopo l’Epifania, decideremo di togliere gli addobbi e arriverà la domanda “cosa ne facciamo dell’abete di Natale?”.
Intanto c’è da sperare che il nostro abete abbia trascorso il suo tempo in casa nostra vicino ad una finestra o una porta a vetri, così da aver ricevuto luce solare in quantità adeguata, e che qualcuno gli abbia dato acqua (alla terra, non all’albero!), altrimenti potrebbe essere moribondo. Qualora sia in discreta salute la cosa più logica che può venirci in mente è quella di trovare un luogo in cui piantarlo. In fondo basta un pezzo di terra, una vanga per scavare una buca e la forza per mettercelo dentro e ricoprire la buca.
Ma basta davvero? Forse no. Vediamo perché.
Prima di tutto quel piccolo abete da adulto (diciamo fra trenta anni) avrà bisogno di molto spazio. Diciamo che almeno sei – sette metri tutto intorno (in tutte le direzioni) sono necessari. Poi crescerà molto in altezza e non dovranno esserci ostacoli, come dei fili. Infine, come tutti gli abeti, non si spoglierà dei propri aghi in inverno, facendo ombra proprio quando è più freddo, quindi dobbiamo pensare di metterlo lontano dalle case. Forse non sono molti i giardini privati in cui trovargli uno spazio. Allora potremmo andare in cerca di uno spazio pubblico. Beh, non è proprio pensabile che una città intera che rifiuta l’albero di plastica e compra abeti di Natale poi li pianti nei giardini pubblici. Nel giro di qualche anno le nostre città diventerebbero immensi boschi di abeti. Si, è vero: meglio un bosco di abeti che una distesa di cemento, ma… le nostre città, i nostri territori, hanno un’identità. Cioè? Cioè storicamente il loro paesaggio ha assunto certe forme dovute all’azione dell’uomo e, quando si tratta di alberi, alla natura. Che ci siano platani, tigli, pini, palme, querce (di quelle che perdono le foglie o meno), olivi o castagni dipende proprio da questi due fattori. Quante sono le città ricche di abeti? E dove si trovano? Forse sono poche, ma è più facile trovarle al nord e salendo verso le montagne. Tutto questo per dire che piantando i nostri abeti di Natale potremmo turbare qualche equilibrio paesaggistico e botanico.
E allora?!? Allora proviamo a guardarci intorno e a chiederci se la tradizione di addobbare l’albero possa essere soddisfatta utilizzando alberi, alberelli o piante che già abbiamo. Chi ha la fortuna di avere un giardino potrebbe avere un albero, piccolo o grande, oppure un cespuglio (in questo caso non troppo grande). Chi ha un alberello sul terrazzo o in casa (magari un beniamino) può utilizzare quello oppure comprare una pianta da appartamento da decorare. Con le luci e gli addobbi potrà farci compagnia durante le feste e anche dopo. Lo svestiremo e rimarrà con noi per il resto dell’anno. La città ci ringrazierà per la mancata invasione di abeti rossi fuori luogo, il pianeta per la minor quantità di plastica utilizzata e la nostra pianta per averle dato un motivo in più di esistere. Non dimentichiamo che sarà rispettata anche la tradizione, sebbene con una piccola variante botanica.
[adattamento di un articolo a firma di Emilio Bertoncini comparso su http://www.bambinienatura.it/]
