Forse non tutti sanno che…San Cristoforo, patrono di Barga, è rappresentato in moltissime icone e affreschi bizantini con le fattezze di un cinocefalo. – Il cinocefalo (dal greco antico κυνοκἐφαλος) è un essere dal corpo umano e la testa di cane.
Queste creature si trovano rappresentate in Africa settentrionale, in Persia, in India, in Messico.
Anubi è un esempio più che noto, ma potrei citare l’azteco Xolotl, i “monstruosa hominum genera” citati da S. Agostino nel De Civitate Dei (XVI, 8), gli Swamukha citati nei Purana indiani, i kynokephaloi greci di cui parla Esiodo, e la lista è ancora lunga.
Ma cos’è un cinocefalo? è semplicemente un uomo con la testa di cane. Perchè troviamo questa simbologia presente in tradizioni e culture così distanti l’una dall’altra?
Interessante a questo punto capire che cosa accomuni queste simbologie e in che modo queste caratteristiche si ritrovano in San Cristoforo.
La cosa più evidente nel cinocefalo è il fatto che un uomo venga rappresentato con la testa di cane.
Che cosa rappresenta il cane?
Da sempre simbolo di fedeltà, il cane è considerato “il migliore amico dell’uomo” a conferma che l’equazione uomo-cane ritorna anche sotto forma di proverbi o saggezza popolare.
Lasciando da parte, per non andare fuori tema, la spiegazione di episodi degenerati di cani rabbiosi che sbranano il padrone, possiamo dire che il cane doni all’uomo in maniera leggera e semplice, valori quali l’amore e la fedeltà. Come se il cane fosse sensibile a certe “frequenze”. A conferma di questo è noto che i cani mordono chi ha paura, i cani “sentono” lo stato d’animo dell’uomo, il cane “sente” l’Amore.
I popoli hanno sempre saputo che vivere con un cane è terapeutico, molto prima della nascita della cosiddetta “pet terapy”.
Nel mondo antico i cani erano i compagni fedeli dell’uomo non solo durante la vita ma anche nel regno dell’aldilà.
Ecco quindi divinità cinocefale con funzione psicopompa, una per tutte Anubi, il traghettatore delle anime.
Per proseguire in questo viaggio affascinante alla ricerca del legame profondo e meno evidente che unisce l’uomo al cane e riallacciarci all’iconografia “occulta” di San Cristoforo, ci rivolgiamo a un antichissimo libro di simboli: il Tarot di Marsiglia.
Una precisazione doverosa per tutti coloro che sono digiuni di questo argomento.
Il Tarot di Marsiglia ha origini antichissime e la sua simbologia affonda le radici negli scritti dei padri del deserto.
Durante l’Ottocento molti esoteristi hanno ridisegnato un proprio mazzo, inserendo e togliendo simboli a loro discrezione.
Il mazzo che viene preso in esame in questo articolo è quello restaurato Camoin-Jodorowsky. Chi fosse interessato può facilmente trovare in rete tutte le notizie per approfondirne lo studio, in questa sede mi limiterò solo a prendere ciò che serve ai fini dello studio circa la simbologia legata a San Cristoforo.
La figura del Matto nel Tarot di Marsiglia raffigura un uomo che, col sacco in spalla
cammina in direzione sinistra destra, guarda il alto ed è spinto da…un cane azzurro.
Il cane azzurro, nella logica con cui si esprime il Tarot (una logica che a noi figli di Cartesio
abituati alla difficoltà di ragionamenti iperlogici, può sembrare ingenua e infantile) è
semplicemente il cane del cielo. Essendo quest’ultimo azzurro e dovendosi avvalere solo di immagini
per spiegare concetti, il modo più immediato per rappresentare il cane del cielo era quello di farlo del colore del cielo!
Ma chi è il cane del cielo?
Esiste una costellazione chiamata “Canis Maior”, la costellazione del cane maggiore, la cui stella più brillante è rappresentata da Sirio.
Il Matto del Tarot, nel mandala CAMOIN a cui facciamo riferimento, rappresenta il pellegrino, colui che intraprende il grande viaggio della vita alla ricerca di se stesso.
E, sempre in riferimento al mandala, il viaggio del pellegrino si conclude nell’Arcano XXI, che guarda caso rappresenta tra le altre cose, Sirio.
Quindi il Matto, spinto dall’energia del cane, intraprende il suo viaggio verso Sirio.
Ma cosa significa in termini umani tutto ciò?
Significa che, chiunque avverta la necessità di effettuare una ricerca su se stesso e sul senso dell’esistenza, riceve l’impulso a farlo da un certo tipo di energia.
Fermiamoci un momento e, prima di proseguire, riassumiamo i concetti emersi fino ad ora.
1) esiste un equazione uomo-cane
2) questa equazione è presente in moltissime religioni del pianeta
3)il cane rappresenta un exeplum per l’uomo di Amore e fedeltà
4)dal Tarot di Marsiglia apprendiamo che c’è una forza celeste legata al cane
5)esiste una costellazione chiamata cane maggiore
6)la stella più brillante della costellazione è Sirio
7)il Tarot di Marsiglia nel suo insieme rappresenta un pellegrinaggio verso Sirio
Possiamo quindi affermare che il cane, a livello simbolico, è legato all’energia proveninete da Sirio e che spinge l’uomo a intraprendere il pellegrinaggio della vita.
E San Cristoforo?
San Cristoforo, protettore dei pellegrini, unisce in sè le simbologie finora accennate: è cinocefalo, quindi ha a che fare con il cane e quindi con l’energia che proviene da Sirio.
A conferma di ciò ricordiamo che il santo viene festeggiato il 25 Luglio, periodo dell’anno in cui esplode la “canicola” e nel nostro emisfero è ben visibile la costellazione del Cane Maggiore e Sirio!
Quindi San Cristoforo protegge tutti coloro che iniziano il pellegrinaggio della vita, un’iscrizione latina recita:
“Cristophorum videas, postea tutus eas”
Article by Paola Marchi
I believe in the case of the icon of St-Christopher we have a visual representation of this experience of the foreign. It is the encounter with a face that is so far from our capacity to perceive familiarity that it presents itself as monstrous and hybrid. If one looks at the stories of Dog-Headed men or other monstrous races, travellers encounter them in every limit, even as this limit moves further east, west and north. If Alexander in his Romance encounters the cynocephali in Asia minor, King Arthur encounters them in Scotland, Charlemagne as Vikings from Scandinavia, and Marco Polo and other travellers would also encounter them further out, and finally even Columbus himself will think he finds them in the Americas. The limit always appears as monstrous. This is just how human beings interact with the world, and whether you fear and hate that monster, or whether you desire and idealize it, it is monstrous none the less. St-Christopher is to us the “farthest” person, the person which we can barely see because of our own limited horizon. – source