Not far away from the Duomo the complex of the Conservatoire and the church of Santa Elisabetta is situated, a nunnery founded in the middle of the 15th century, whose church was built as from 1506, when the nuns asked for permission to build next to the town walls.
The small building is full of important works of art, such as the two glazed terracotta: the Madonna with Child in garland of flowers and fruits (c. 1505) by Giovanni della Robbia and the so-called Madonna della Cintola (c. 1510) by the Florentine workshop of Benedetto Buglioni.
The glazed technique invented by Luca della Robbia to protect his creations from the elements prompted Leonardo to say that it ”had made painting eternal”.
Although a talented sculptor, Della Robbia was best known for this glazing which ensured that the colour and precision of his sculptures long outlasted those of his rivals.
The technique was a closely guarded secret, shared only with family members, and continues to astound experts today.
Laboratories in the Louvre have been carrying out diagnostic tests for months aimed at discovering the Della Robbia secret but have so far been unable to reproduce the technique.
On the left wall of the church, which houses 18th-century tapestries and specimens of refined silverware in its sacristy, there is a wooden Crucifix made midway through the 13th century, which expresses a tension and dramatic strain that is clearly Gothic, so much so that it is likely to have been made by French artists.
The glazed sculpture of Luca Della Robbia and his family, admired by Leonardo da Vinci and whose technique still baffles experts was at the centre of an extremely interesting meeting this afternoon in Barga.
As the Renaissance master Luca, (or his nephew Andrea and the latter’s son Giovanni, nobody is still absolutely sure just who was the actual hand behind the work in the Chiesa di Santa Elisabetta), was at the centre, literally and figuratively of a discussion about sacred art and its position in the church by the art historian and author, Mons.Timothy Verdon.
Non lontano dal Duomo si trova il complesso del Conservatorio e la chiesa di Santa Elisabetta, un convento fondato a metà del XV secolo, la cui chiesa fu costruita a partire dal 1506, quando le suore chiesero il permesso di edificare accanto alle mura cittadine.
Il piccolo edificio è ricco di importanti opere d’arte, come le due terracotte invetriate: la Madonna con Bambino in una ghirlanda di fiori e frutti (c. 1505) di Giovanni della Robbia e la cosiddetta Madonna della Cintola (c. 1510) della bottega fiorentina di Benedetto Buglioni.
La tecnica invetriata, inventata da Luca della Robbia per proteggere le sue creazioni dagli agenti atmosferici, spinse Leonardo a dire che essa “aveva reso eterna la pittura”.
Sebbene fosse un abile scultore, Della Robbia era noto soprattutto per questa tecnica, che garantiva che il colore e la precisione delle sue sculture durassero molto più a lungo rispetto a quelle dei suoi rivali.
La tecnica era un segreto custodito gelosamente, condiviso solo con i membri della famiglia, e continua a stupire gli esperti ancora oggi.
I laboratori del Louvre stanno conducendo da mesi test diagnostici per cercare di scoprire il segreto dei Della Robbia, ma finora non sono riusciti a riprodurre la tecnica.
Sulla parete sinistra della chiesa, che ospita arazzi del XVIII secolo e nella sua sacrestia alcuni esemplari di raffinati argenti, si trova un Crocifisso ligneo realizzato a metà del XIII secolo, che esprime una tensione e un dramma chiaramente gotici, tanto che è probabile che sia stato realizzato da artisti francesi.
La scultura invetriata di Luca della Robbia e della sua famiglia, ammirata da Leonardo da Vinci e la cui tecnica ancora oggi sconcerta gli esperti, è stata al centro di un incontro estremamente interessante tenutosi questo pomeriggio a Barga.
Come il maestro rinascimentale Luca (o suo nipote Andrea e il figlio di quest’ultimo, Giovanni, nessuno è ancora assolutamente certo di chi sia stata effettivamente la mano dietro l’opera nella Chiesa di Santa Elisabetta), è stato al centro, letteralmente e figurativamente, di una discussione sull’arte sacra e la sua posizione nella chiesa, tenuta dallo storico dell’arte e autore, Mons. Timothy Verdon.
Pascoli e il Conservatorio di Santa Elisabetta – article here