Short Film – A Barga col Pascoli (1973) – barganews.com v 3.0

Short Film – A Barga col Pascoli (1973)

A short film from the Cine Club Livorno recorded in Barga during 1973 has been released onto the web by the Università degli Studi di Firenze

Garfagnana, Barga, Castelvecchio.
Della parte più moderna: ville di ex-emigranti, rientrati a Barga dopo lunghi periodi passati all’estero.

Vedute agresti e particolari ambientali.

Il tutto con riferimenti a Giovanni Pascoli che a Barga ha passato nella propria villa gli ultimi anni della sua vita.

Donazione di Giampiero Lang – Copia del film realizzato nel 1973 – Documentario culturale – pellicola Agfa 2S (duplicato).

Programma 117/B
nuova digitalizzazione HD 2017 Produzione Contenuti Multimedial

“Yes, Zi’Meo thinks about bread and the necessary rain for the sowing of wheat, while the poet delves into a portrayal of the death of the universe and sends out the supreme cry of the human soul, which cannot resign itself to dying. Time will come when everything, swept by the collision with a wandering mass, will flare up like a red meteor and disappear, transformed into dead suns, life turned into a graveyard in which the remote grain sleeps.

And there are also bells here that ring for joy, for glory, for mass, for the dead—especially for the dead, too much, too much for this death.

But life without the thought of death, that is, without religion, without what distinguishes us from beasts, is an intermittent or continuous delirium, foolish and tragic.

Those bells that ring the Ave Maria at dusk, the voices of blue darkness, seem to sing a sweet lullaby to the poet. They tell me ‘sleep,’ they sing to me ‘sleep,’ they whisper ‘sleep,’ ever more pronounced toward the north, before he is definitively tormented in the sleep of death.

Over the mist rising from the sounding Serchio, the Pania goes, her lofty forehead in the serene sky, a sharp golden block on which fall petals of wilted roses.”

 
  

  
 

Zi’meo che pensa al pane e alla pioggia necessaria la semina del grano mentre il poeta si sprofonda in una rappresentazione della morte dell’universo e manda il grido supremo dell’anima umana che non sa rassegnarsi a morire tempo sarà che tutto era percorsa dall’urto ad una vagabonda mole divampi come una meteora rossa in the scompaia in the mutata in sole morte con vita un sepolcreto in cui da sé remoto dorma il grano tutto e sono anche qui campane che suonano a gioia gloria missa morto specialmente a morto troppo troppo a questa morte ma la vita senza il pensiero della morte senza cioè religione senza quello che ci distingue dalle bestie è un delirio intermittente o continuo stolido tragico quelle campane che suonano l’ave maria sul far della sera la voci di tenebra azzurra al poeta sembrano cantare una dolce ninna nanna mi dicono dormi mi cantano dormi sussurrano dormi più spiccano nord prima che egli sa tormenti definitivamente nel sonno della morte sulla nebbia che fuma dal sonoro serchio lei va la pania altolà fronte nel sereno una guzzo blocco d’oro su cui piovono petali di rose appassite