The “Sagra del Passo delle Forbici”
The Sagra del Passo delle Forbici began in 1924, drawing pilgrims and festival-goers to the Tuscan-Emilian Apennines. For years, the event was a celebration of community and tradition, while also highlighting the need for a road connecting the Dolo Valley with the Garfagnana. By 1933, this local festival had intertwined with a commemoration of the poet Giovanni Pascoli, whose sister Mariù became a frequent guest.
The festival’s roots stretch back to the first Sunday of August 1924, when residents began climbing the Passo delle Forbici to seek blessings from the Queen of the Alps. The area had long been sacred, home to a medieval church and hospice. Locals prayed for prosperity in their homes, fields, and labor. By the late 1930s, the event had begun to take on a legendary status, blending fact with folklore. Professor Umberto Monti, a key figure in the festival’s transformation, once recounted a tale from an old man in Garfagnana. The man spoke of shepherds gathering at the pass since ancient times to exchange gifts, arrange marriages, and dance—a tradition, he claimed, that had evolved into the modern Christian rite honoring the Madonna.
Monti reflected on how quickly recent history could become mythologized, leaving one to wonder what truth lies behind older events. Perhaps this embellishment added a poetic allure, transforming the festival into something timeless.
Key moments shaped the festival’s history:
August 24, 1924 – The festival’s inaugural gathering featured an outdoor Mass, aimed at promoting the restoration of a road through the Forbici—a goal that still lingers today.
August 29, 1926 – The opening of a chapel and a modest road linking the Casone di Profecchia with the Abetina Reale.
August 3, 1933 – A significant turning point when Anita Martini, a painter from Lucca, completed a painting of Our Lady of the Alps, based on Pascoli’s vision. The festival was then rebranded as a tribute to the poet, with notable speakers such as Prof. Gabriele Briganti, Prof. Cesare Biondi, and others, adding prestige to the event.
Pascoli’s sister Mariù, who faithfully attended the festival until her death, lent a deeply personal connection to the celebration. By 1936, the symbolic weight of the festival had grown, with a new ritual honoring one of Pascoli’s wishes: a perpetual lamp, inscribed with his verse, “I am a lamp that burns softly,” burning in front of the Madonna.
During World War II, the festival faded, its traditions halted by conflict. It briefly resurfaced in the 1950s but faded again by the early 1960s, leaving behind its memories and Pascolian poetry at the Passo delle Forbici.
Giovanni Pascoli’s Madonna
In 1932, marking the twentieth anniversary of Giovanni Pascoli’s passing, Professor Umberto Monti and Gabriele Briganti, a close friend of the poet, decided to transform that “civil” festival into a grand celebration of Giovanni Pascoli’s poetry, known as the Pascoli Festival of the Passo delle Forbici. They also planned to place in the small church a painting of Our Lady of Sorrows, which the poet had commissioned from the husband of Emma Corcos in 1904, as he had envisioned, along with a votive lamp.
The painting was created by the artist Anita Martini and placed in the church during the 1934 festival; the wrought iron lamp was inaugurated in 1936.
According to Monti’s expressed intention, the painting of Our Lady was henceforth called the Pascoli Madonna, an image of the Virgin … that honors his memory and should become cherished by the local population.
That pass became the site of fierce clashes between German forces and partisans. A plaque there commemorates the young partisans who fell.
The chapel was destroyed and turned into a sheepfold, but it was only rebuilt in 1962 on the occasion of the fiftieth anniversary of the poet’s death.
The painting of Our Lady of Sorrows, originally placed in the Church of the Passo delle Forbici, was removed in 1972 by Anita Martini and relocated in 1973 to the Giovanni Pascoli Museum House in Castelvecchio Pascoli.
Thus, it became necessary to commission a new painting in 1974, created by Fulvio Pennacchi, a renowned painter from Garfagnana who had emigrated to Brazil.
La “Sagra del Passo delle Forbici”
La Sagra del Passo delle Forbici iniziò nel 1924, attirando pellegrini e partecipanti nei pressi dell’Appennino Tosco-Emiliano. Per anni, l’evento fu una celebrazione della comunità e della tradizione, mettendo in evidenza anche la necessità di una strada che collegasse la Valle del Dolo con la Garfagnana. Nel 1933, questa festa locale si intrecciò con una commemorazione del poeta Giovanni Pascoli, la cui sorella Mariù divenne una presenza regolare.
Le radici della sagra risalgono alla prima domenica di agosto del 1924, quando i residenti iniziarono a salire al Passo delle Forbici per cercare benedizioni dalla Regina delle Alpi. La zona era da tempo sacra, con una chiesa e un ospizio medievali. Gli abitanti pregavano per la prosperità delle loro case, terre e lavori. Entro la fine degli anni ’30, l’evento aveva iniziato a assumere una dimensione leggendaria, mescolando realtà e folclore. Il professor Umberto Monti, una figura chiave nella trasformazione della sagra, raccontò una volta la storia di un anziano in Garfagnana. L’uomo narrava di pastori che si riunivano al passo sin dai tempi antichi per scambiarsi doni, organizzare matrimoni e danzare — una tradizione che, secondo lui, si era evoluta nel moderno rito cristiano in onore della Madonna.
Monti rifletté su quanto rapidamente la storia recente potesse diventare mitizzata, portando a chiedersi quale fosse la verità dietro eventi più antichi. Forse questo abbellimento aggiunse un fascino poetico, trasformando la sagra in qualcosa di senza tempo.
Momenti chiave che hanno plasmato la storia della sagra:
24 agosto 1924 – Il primo raduno della sagra con una Messa all’aperto, volto a promuovere il ripristino di una strada attraverso le Forbici, un obiettivo che rimane ancora oggi. 29 agosto 1926 – L’inaugurazione di una cappella e di una modesta strada che collegava il Casone di Profecchia con l’Abetina Reale. 3 agosto 1933 – Un punto di svolta significativo, quando la pittrice lucchese Anita Martini completò un dipinto della Madonna delle Alpi, basato sulla visione di Pascoli. La sagra fu allora ribattezzata come tributo al poeta, con oratori illustri come il prof. Gabriele Briganti, il prof. Cesare Biondi e altri, che diedero prestigio all’evento.
Mariù, sorella di Pascoli, che partecipò fedelmente alla sagra fino alla sua morte, conferì una connessione personale profonda alla celebrazione. Nel 1936, il peso simbolico della sagra crebbe ulteriormente con un nuovo rito che onorava uno dei desideri di Pascoli: una lampada perpetua, con inciso il suo verso, “Sono una lampada che arde dolcemente,” accesa davanti alla Madonna.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la sagra pascoliana al Passo delle Forbici si interruppe. Negli anni ’50, l’evento fu ripreso per alcuni anni, ma scomparve nuovamente nei primi anni ’60, lasciando dietro di sé i ricordi e la poesia pascoliana al Passo delle Forbici.
La Madonna di Giovanni Pascoli
Nel 1932, in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Pascoli, il professor Umberto Monti e Gabriele Briganti, un caro amico del poeta, decisero di trasformare quella sagra “civile” in una grande celebrazione della poesia di Pascoli, nota come la Sagra Pascoliana del Passo delle Forbici. Progettarono inoltre di collocare nella piccola chiesa un dipinto della Madonna Addolorata, che il poeta aveva commissionato al marito di Emma Corcos nel 1904, come da lui immaginato, insieme a una lampada votiva.
Il dipinto fu realizzato dall’artista Anita Martini e collocato nella chiesina durante la sagra del 1934; la lampada in ferro battuto fu inaugurata nel 1936.
Secondo quanto espresso da Monti, il dipinto della Madonna fu da allora chiamato la Madonna di Pascoli, un’immagine della Vergine che onora la sua memoria e che avrebbe dovuto diventare cara alla popolazione locale.
Quel passo fu teatro di feroci scontri tra forze tedesche e partigiani. Una lapide lì commemora i giovani partigiani caduti.
La cappella fu distrutta e trasformata in ovile, ma fu ricostruita solo nel 1962, in occasione del cinquantenario della morte del poeta.
Il dipinto della Madonna Addolorata, originariamente collocato nella Chiesa del Passo delle Forbici, fu rimosso nel 1972 da Anita Martini e spostato nel 1973 nella Casa Museo Giovanni Pascoli a Castelvecchio Pascoli.
Fu quindi necessario commissionare un nuovo dipinto nel 1974, realizzato da Fulvio Pennacchi, un noto pittore garfagnino emigrato in Brasile.