An extremely interesting exhibition is being organised ready for a public showing here in Barga, hopefully some time next summer, comprising 250 images made in the city sometime between 1915 and 1925.
The photographer Giorgia Madiai found a small photographic archive of 250 glass plate negatives in the cantina of a house in Barga Vecchia.
These negatives were probably developed sometime between 1915 and 1925 and show the Barghigiani dressed in their finest – the photographs probably being sent to their relations who had emigrated during the last half of the 19th and the first part of the 20th century to America, Scotland and Australia.
The intervening years have left scratches, mould, oxidisation to most of the glass plates and even partial obliteration to a few but Georgia is intending to print from the surviving negatives without changing anything at all to the image only the size – as they will all be printed in a much larger format than the original.
In no sense is it a work of restoration rather it is a conceptual operation as it is an attempt to reconstruct the collective story of the Barghigiani emigration using images which for the moment
are images of people without name or notoriety. All actors but no protagonists.
The organisers of the exhibition are looking for a cantina in Barga Vecchia in which to recreate one of the photographers studios exactly as it was in the 1920s in which they hope to photograph relatives of some of the people who were photographed there maybe 90 years ago.
An extensive catalogue edited by Baldini Castoldi – Dalai editore and curated by Angela Madesani and a film by the filmmaker Paolo Virzì are also planned.
Discussions with the Comune and private sponsors will start this week about funding for this project which it is hoped will become a touring exhibition to be seen in the USA and the UK.
In viaggio da Barga – Un archivio fotografico di inizio Novecento ritrovato da un’artista contemporanea
Alcuni anni fa l’artista toscana, Giorgia Madiai ha trovato in una cantina di una casa di Barga un piccolo archivio fotografico: in tutto duecentocinquanta lastre. Si tratta di ritratti di persone del paese realizzati tra il 1915 e il 1925.
I soggetti, vestiti e agghindati, si facevano ritrarre al loro meglio per mandare un ricordo ai parenti emigrati all’estero. Molte persone di Barga, infatti, tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo, sono partite dalla Garfagnana alla ricerca di lavoro, Andavano soprattutto in Inghilterra e in America per occuparsi di ristorazione.
Una storica del costume, che ha visionato il materiale raccolto, ha, in tal senso, dedotto che le persone ritratte sono di un ceto sociale medio-basso, vestite di abiti decorosi, ma fuori moda.
Giorgia Madiai da oltre quindici anni fa ricerca, in ambito artistico, con la fotografia. La sua idea è quella di ristampare in grandi dimensioni i materiali reperiti e di lavorare sui toni e sull’intensità della stampa così da riproporre allo spettatore moderno il senso di nostalgia, di calore che le fotografie dovevano avere per chi le riceveva.
I materiali non saranno trasformati, rielaborati. Si tratta, piuttosto, di un’operazione concettuale di ricostruzione di una storia collettiva. Immagini di persone senza nome, di nessuna notorietà. Tutti sono attori, nessuno protagonista.
Giorgia Madiai in tal senso dà vita a un’operazione sulla memoria in cui i materiali stessi sono segnati dal passare del tempo. Le fotografie presentano cancellazioni, ossidazioni, muffe, graffi.
Quella dell’artista non è certo un’operazione di restauro.
Una parte precipua dell’operazione di Madiai è quella di portare i materiali nei luoghi dove già una volta, quasi cento anni fa, sono arrivati. Si tratta, dunque, di una mostra itinerante da Barga verso l’Inghilterra e-perché no?- gli Stati Uniti.
La mostra non ha, come già detto, uno scopo documentario piuttosto di riproposta di sentimenti, sensazioni, immagini.
In mostra sarà inoltre un’opera video del noto regista cinematografico Paolo Virzì, realizzata a partire dai materiali fotografici.
L’operazione, quindi, potrà essere letta da più punti di vista: concettuale, sentimentale, storico.
Il tutto sarà accompagnato da un catalogo, edito da Baldini Castoldi e Dalai editore, che proporrà l’intero corpus iconografico e il saggio della curatrice della mostra, Angela Madesani, in cui si farà il punto sull’operazione dal punto di vista artistico e storico.
Gli abiti indossati dalle donne ritratte sono quasi tutti coevi. Le gonne a meta’ polpaccio e dritte, la vita ne’alta ne’ bassa, e i colli alla marinara li datano fra il 1918 e il 1920.
Anche se gli abiti delle donne delle immagini 048 e 051 potrebbero anche essere leggermente piu’ tardi, degli anni 1921-23 in quanto sembrano avere il giro vita già leggermente scivolato verso il basso, anche se dalla foto è difficile dirlo con certezza.Fanno eccezione le due donne delle immagini 081 e 082 che indossano abiti di almeno quindici anni prima. Io li daterei addirittura al periodo 1888-91, ma in realta’, vedendo solo il corpino e non la forma della gonna, non posso escludere che siano invece del periodo 1899-1900. – Camilla Colombo