“26 Dicembre 1944 – 5 settembre 2009”. Due date importanti per la Comunità barghigiana. Il prossimo 5 settembre infatti Barga incontra Joseph Hairston, veterano dalla 92° Divisione Buffalo, uno degli artiglieri della Divisione Buffalo impegnata nella nostra zona in quel dicembre del 1944. Sarà un momento toccante visto che Mr Hairston vuole visitare oggi in tempo di pace i luoghi che ha visto allora durante il conflitto; Barga e Sommocolonia. Classe 1924, nato in Virginia oggi vive a Washington DC, ha fatto parte degli artiglieri della Buffalo in Italia ed è amico degli altri reduci che nel 2000 visitarono già Sommocolonia dando il via al progetto “Rocca della Pace, luogo simbolo della fratellanza mondiale. Allora era arrivata a Barga anche la vedova del tenente John Fox, l’eroe che nella Rocca di Sommocolonia si fece cannoneggiare dall’artiglieria amica, americana, per fermare l’avanzata delle truppe naziste. Un sacrificio ancora più grande perché compiuto per la libertà di una terra straniera. E sarà Mr Hairston a scoprire la targa di intitolazione della prima via in Italia come “Via 92^ Divisione Buffalo”. L’organizzazione della manifestazione è di Comune e Associazione 92ma Divisione Buffalo Tosco-Ligure con la collaborazione della Linea Gotica Lucchesia.
Il programma della giornata prevede che dalle 9.00 saranno esposti sul Piazzale del Fosso alcuni mezzi militari della Seconda Guerra Mondiale; alle 9.30 l’incontro ufficiale a Palazzo Pancrazi fra l’Amministrazione Comunale e Mr. Joseph Hairston; il Tenente Colonnello Vittorio Lino Biondi terrà in questa occasione una ricostruzione storica di quanto accaduto il 26 dicembre del 1944.
Alle 11.30 le celebrazioni si sposteranno a Sommocolonia dove verrà deposta una corona d’alloro al Monumento Monticino e alla Rocca della Pace. Seguirà l’intitolazione di “Via 92^ Divisione Buffalo”, la strada che sessanta anni fa collegava Barga a Sommocolonia.
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Un momento particolare quello del prossimo 5 settembre quando la comunità tornerà ancora una volta sulla montagna barghigiana per ricordare, in quei luoghi che sono stati teatro della battaglia di Sommocolonia quel tragico dicembre del ‘44 quando i soldati della 92^ Divisione Buffalo, e partigiani, affrontarono l’invasione nazista. Alla fine della battaglia morirono oltre 135 persone.
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Sarà presente alla cerimonia anche il registra Fred Kudjo Kuwornu, autore del documentario “Inside Buffalo” dove il regista Kuwornu ricostruisce con rigore la storia della Divisione Buffalo in Italia utilizzando documenti originali, interviste a veterani e storici, ma punta anche il dito sulla scarsa attenzione dell’America verso i soldati afroamericani.
In questo senso Mr. Hairston è stato invece un simbolo: lui è infatti stato il primo elicotterista afroamericano dell’esercito americano. E oggi, a 85 anni, è ancora impegnato nell’associazione National Bar che unisce avvocati e procuratori legali afroamericani. Sabato Barga saprà tributare a Mr. Hairston un abbraccio sincero e silenzioso ricordando ancora una volta lo strazio della guerra e il dolore per i propri caduti.
Sommocolonia è stata teatro della battaglia del 26 dicembre 1944 quando i soldati della 92^ Divisione Buffalo, e partigiani, affrontarono l’invasione nazista. Alla fine della battaglia morirono oltre 135 persone.
Nella battaglia di Sommocolonia, che fu luogo di paura e sacrificio, morirono 7 civili, 7 partigiani e 60 soldati americani, soldati tedeschi oltre ai molti dispersi, fra questi morti il Tenente John Fox, sacrificato sotto il fuoco amico e decorato postumo da Bill Clinton con la Medal Of Honor (la più lata onorificenza concessa dagli Stati Uniti). Solo allora infatti l’America si è accorta del contributo dei soldati afroamericani alla liberà dei popoli.
Il tenente Fox, per il suo sacrificio, è da sempre eroe per Barga. Asserragliato nelle torre della Rocca quando richiede il fuoco di artiglieria dando la sua posizione che quindi venne colpita dalle proprie artiglierie. Ritroveranno il corpo del Tenente sotto le macerie.
Una battaglia che ha distrutto quasi tutta Sommocolonia: abitazioni, l’acquedotto, le linee elettriche, l’antica Rocca e la chiesa di San Frediano. Addirittura vaste aree coltivate e boschive sono rimaste impraticabili per mine e ordigni fino al 1950. L’ultima bomba d’aereo inesplosa è stata rinvenuta nel 1985 nella Rocca.
Ore 9.00 Barga – Piazzale del Fosso
Esposizione di veicoli militari della II Guerra Mondiale
Ore 9.30 Barga – Sala Consiliare di Palazzo Pancrazi
Ricevimento ufficiale di Joseph H. Hairston, veterano della 92nd Buffalo Division
Ricostruzione storica degli eventi bellici a cura del Ten. Col. Vittorio Lino Biondi
Ore 11.30 Sommocolonia – Deposizione corona di alloro al Monumento Monticino e alla Rocca della Pace
Ore 12.00 Sommocolonia – Intitolazione via “92ma Divisione Buffalo”
Click on the link below to hear the speech (in English and translated Italian) which Joseph H. Hairston gave to packed Palazzo Pancrazi this morning
e’ una vergogna..tutti sanno a barga quello che e’ successo a sommocolonia quel giorno,tanta gente e’ morta inutilmente e noi si fa passare john fox come un eroe..E eroe non e’ stato..basta far raccontare dai pochi vecchi che hanno vissuto quel giorno a far raccontare la vera storia..Come sempre gli americani devono passare per eroi e la storia e’ stata scritta dai vincitori..Poi l avv. Giovannetti che quel falso sorriso a rappresentare un ammistrazione ormai allo sbando,bel mi sereni almeno lui a queste manifestazioni era presente.
Ma infatti, quel che manca è proprio un resoconto (dettagliato e documentato) degli eventi visti da una prospettiva alternativa a quella ufficiale o ufficiosa – magari saresti in grado di fornire un contributo in tal senso …
Per quanto riguarda i protagonisti diretti, John Fox e Joseph H. Hairston probabilmente alla fine sono stati semplicemente degli uomini chiamati a fare la guerra e si sono comportati nel bene e nel male secondo la propria coscienza come tanti altri senza nome. La mia tesi è che in guerra di eroi ce ne sono ben pochi – gli eroi veri (da entrambi le parti) sono quelli che si rifiutano a partecipare alla carneficina, subendo sulla propria pelle le conseguenze gravose della loro scelta morale; gli eroi veri sono quelli che si dedicano a trovare rimedi alle discordie tra persone e popoli senza ricorrere alla violenza; gli eroi veri sono quelli che si dedicano a raccattare e rimettere insieme i pezzi di vite distrutte dalla brutalità di chi manda ragazzotti a giocare a fare il soldatino nelle lande sparse per il mondo, invariabilmente con la connivenza di squallidi politicanti col sorriso facile …
Poi, da qui ad inneggiare il bel tu’ Sereni ce ne corre …
Il reseconto dettagliato basta chiedere alle persone che hanno vissuto quel periodo..Riguardo agli eroi hai proprio ragione in guerra non esistono..
Jack, as always you make a supremely rational case, taking into account the nuances and contradictions inherent to concepts like “heroism.” And in the larger scheme of things, I can’t fault your analysis. But it has to be pointed out that World War Two — which is so often treated as the template of modern conflict — in fact bears little similarity to the wars that preceded and succeeded it. There many fewer nuances. Fewer choices. Fewer opportunities to reflect on the “true nature” of heroism, much less act upon them. The contrasts were sharper yet for those, like the men of the Buffalo Division, who already enjoyed very few options as a result of their race and circumstances.
So I have to ask, 65 years after the terrible death of John Fox — and even more so in Joseph H. Hairston’s ninth decade of a difficult life — what sense there is in these accusations. In your case, the answer is a detached reckoning with the full meaning of history, although I suspect you’d probably echo my doubt that such a reckoning is really possible. In the case of that earlier comment, alas, the reason for dismissing any praise for Fox or Hairston seems to be grounded in much less noble sentiments. Several recent observations from the anonymous Dr. 1972 have been expressed with venomous antipathy for anyone who does not share his race and ethnicity. This is precisely the sort of attitude that made World War Two a graveyard for moral nuance.
Nella seconda guerra mondiale sono morti molti soldati, anche tedeschi. Ed erano ragazzini, proprio come gli americani, uccidevano, proprio come gli americani, morivano, proprio come gli americani, ma soprattutto obbedivano agli ordini, pena la galera, proprio come gli americani.
Il fatto che dopo sessantacinque anni ancora ci siano assegnazioni di mediaglie, celebrazioni e festini vari, a favore categoricamente ed unicamente della memoria di un unica parte, è questo caro Monacu che puzza di razzismo e di odio.
Vorrei sapere cosa ha fatto di così diverso il diciannovenne tedesco che a Sommocolonia ha trovato la morte rispetto al tanto osannato e inneggiato coetaneo americano, a parte il trovarsi dalla parte sbagliata della storia.
Moralmente e umanamente non esiste alcuna differenza tra il diciannovenne Tedesco e il suo coetaneo Americano; ma che la storia ama i vincitori è un fatto già appurato dai primi contrasti tra Homo Sapiens e Homo Neanderthalensis: più recentemente lo ribadì anche quel gran volpone del Beppe Stalin – alle spese di 20.000.000 dei suoi connazionali!
Sta di fatto che la vita non è innatamente “giusta” e non tutti noi siamo chiamati a superare le stesse prove. Taluni, come è stato rimarcato, si trovano loro malgrado dalla parte sbagliata della Storia, e le loro scelte emettono una risonanza nel tempo che va al di là della loro dimensione individuale. Non ci scordiamo che Hitler e Mussolini, pur con le loro camicie marroni e nere e le loro squadre d’azione, sono stati in un primo momento “eletti”: dall’interno delle strutture democratiche parlamentari hanno poi lanciato la loro scalata vera e propria al potere. In altre parole l’ignoranza, la volontà, l’inerzia, l’illusione, la delusione, e spesso semplicemente la squallida malizia umana di chi gli ha permesso di muovere i primi passi ha avuto un effetto determinante nel far sì che in Germania e Italia quei cancri prendessero piede e dilagassero.
“Ma”, mi vorrete controbattere, “E se ci fossimo stati noi al loro posto, sarebbe cambiato qualcosa?”
A testa bassa mi duole dover rispondere: “No, niente”
D’altronde basta guardarsi intorno: è vero che non abbiamo squadristi con addosso le camicie marroni e nere – abbiamo le ronde con le camicie verdi; è vero che non abbiamo l’assassinio dell’oppositore scomodo – abbiamo il suo killeraggio mediatico; è vero che non esportiamo l’imperialismo coloniale – esportiamo (assieme ai nostri alleati storici) l’imperialismo economico/finanziario … devo continuare?
E mentre tutto questo accade sotto il nostro naso collettivo, noi cosa facciamo?
Osanniamo il nostro Cavaliere Salvatore della Patria, gli diamo un mandato inattaccabile per fare e sfare leggi a suo uso e consumo, sorvoliamo su ogni accenno al conflitto di interessi e permettiamo l’accentramento del potere politico ed economico a discapito del popolo, del paese e dell’ambiente. Capre guidate da asini!
Quindi, tornando ai nostri valorosi combattenti di oltre sessant’anni fa, riflessi sbiaditi di antichi archetipi: che dovevano fare, poverini, là sugli spalti opposti di un conflitto epocale tra complessi militari/industriali contrastanti al servizio di disumane ideologie (perché, se la vogliamo dire tutta, la “nostra” è veramente tanto meglio della “loro”? Ne vogliamo parlare?), se non massacrarsi a vicenda?
Che poi un drappello di idioti esaltati alla guida di jeep d’epoca si pavoneggiano nella celebrazione di una parte piuttosto che dell’altra è prevedibile quanto banale. Il mero concetto di una qualsiasi celebrazione nel contesto di una guerra che ha spedito al macello milioni di individui di ogni colore ed etnia è di per sé un’eresia, ma la constatazione del non aver imparato la lezione è semplicemente mortificante!
Post Script: Frank, I do indeed echo your doubts: in no way do I presume to judge John Fox, Joseph H. Hairston, or countless nameless others for their part in the conflict; however, you more than many know all to well that they were simply pawns in a brutal game of chess, and the worldwide repercussions of that game continue to haunt us to this day to the detriment of the very concept of humanity itself. By all means let us recognise worth if indeed there be worth to recognise; but let us refrain from theatrical pageants in honour of the winners – for there are none!
Senza offesa per nessuno, ma mi pare che la discussione stia procedendo per piani separati, tutti legittimi dal proprio punto di vista, ma inevitabilmente condannati a non entrare in contatto l’uno con l’altro.
Su un livello più alto, chiamiamolo etico, è difficile non essere d’accordo con Jack: i veri eroi sono gli uomini che si rifiutano di usare violenza contro i propri simili e sono pronti a pagare di persona le conseguenze di questa scelta.
Sul piano della compassione umana, non c’è differenza alcuna fra la condizione del diciannovenne tedesco e di quello americano: “Chi sta in alto dice: si va verso la gloria. Chi sta in basso dice: si va verso la fossa. (…) Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico” (B. Brecht).
Dal punto di vista storico, però, c’è una bella differenza fra una parte (quella che proponeva un modello sconfitto con la forza di quelle stesse armi alle quali aveva fatto ricorso per imporlo) e l’altra (quella che nel bene e nel male ha costruito sulle macerie della seconda guerra mondiale la società nella quale siamo cresciuti e siamo stati educati all’ombra dei suoi valori, più o meno condivisi).
Infine, visto che la storia la scrivono i vincitori (per inciso non mi sembra questa grande scoperta: è così perlomeno da Tucidide in poi, stando a quanto ci raccontano a scuola), ovviamente non possono esserci glorificazioni istituzionali per chi stava dalla parte sbagliata della barricata: eroi e atti d’eroismo dei “buoni” rientrano più nel campo della necessità di rafforzare la versione ufficiale, dandole un nome e un volto, che non in quello dell’umana compassione di cui sopra.
A volte poi può accadere che i vincitori passino la mano o allentino la sorveglianza e allora fanno la loro comparsa i più vari tentativi di riscrittura della storia stessa, ma come saggiamente si chiedeva Barbagli/Guzzanti (il giovane, perché il vecchio ci ha comunque provato a colpi di commissione parlamentare): “come si fa riscrivere la storia se non sta ferma un minuto?”
per motivi di servizio lego solo adesso questi post…il resoconto dettagliato basta leggerlo; è scritto; si intitola la Battaglia di Sommocolonia, ed è stato scritto proprio da quelli che erano li. Il libro peraltro gratuito, è stampato dal Comune ed è esclusivamente realizzato con al testimonianza diretta e inequivocabile di chi c'era. Per il resto son chiacchere e filosofia; nel libro si da la stessa importanza a tutti i soldati che vi hanno combattuto, parlo di soldati di entrambi gli schieramenti: occorre solo leggerlo, tranquilli è in italiano.
Il suo valore e la sua veridicità è attestata dal riconoscimento formale dei reduci austriaci che han combattuto ( peraltro benissimo) nelle nostre terre. e che grazie a questo libro, questa estate verranno a farci visita anche loro: pari dignità per tutti.
esclusi solo miserabili , approfittatori, speculatori, grattigiani e maramaldi.
ps
l'ha voluto il Sereni; ce ne fossero.
vittorio biondi