Elena Biagiotti ha nella sua casa una collezione incredibile di circa 150 mini presepi oltre ad un paio di presepi di più grandi dimensioni.
Si tratta di presepi provenienti da tutto il mondo, dalle Americhe, dall’Oceania, dall’Asia e dall’Europa ed anche dall’Africa.
Una collezione, lo ripetiamo incredibile, che non risale ad u n lavoro di ricerca lungo di anni, ma che si condensa in un solo lustro, quando Elena ha deciso di realizzare il suo progetto.
Elena si gode questa speciale collezione nella sua casa in Barga vecchia, ma ci chiediamo perché questa bella mostra non possa essere messa a disposizione di tutti, magari per il Natale 2012. Sappiamo che il sindaco Bonini ha già espresso la sua disponibilità e quindi speriamo che il prossimo anno i presepi di Elena Biagiotti siano visibili a tutti dal vivo e non solo nelle immagini che ha realizzato Keane.
Immagini che ci danno spunto per una riflessione che mi pare calzante in questo giorno di Natale e che si rifà appunto al presepe, simbolo di speranza e di rinascita.
Negli insegnamenti non tanto venutomi dalla religione a cui inappropriatamente appartengo e non professo, ma di persone più vicine ad un mondo del tutto diverso dalla religione, mi è stato sempre ricordato che il presepe è un simbolo di speranza e di rinascita.
Del resto il presepe, nei suoi personaggi e nella storia che racconta è portatore di molteplici significati simbolici e rituali che si perdono nella notte dei tempi e che hanno un fascino davvero incredibile.
Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine su questo e su tutti i simboli del presepe, ma a me, da tempo cattolico non praticante e nemmeno cattolico troppo convinto, ma comunque rispettoso, il presepe ricorda soprattutto una cosa. L’arrivo su questa terra, a vincere le forze del male, di un grande rivoluzionario: Gesù Cristo, giunto ad insegnare concetti dimenticati o mai praticati: l’amore verso i derelitti, verso chi soffre, l’amore per il perdono, la carità, il rispetto verso qualunque essere umano, la difesa e l’emancipazione dei poveri di tutto il mondo. La speranza in un mondo migliore.
Non me ne vogliano cattolici, ma io Gesù Cristo lo vedo così. Un grandissimo rivoluzionario. Il rivoluzionario di tutti i tempi. Venuto a portare la rivoluzione con insegnamenti oggi più che mai attuali.
E a questo punto ve la devo dire tutta: quanto vorrei che accadesse ancora oggi quel grande miracolo. Quanto vorrei che tornasse ancora una volta quel Salvatore. Quel grandissimo rivoluzionario. Che ci battesse a tutti noi una mano sulla spalla per dirci che bisogna cambiare il mondo ancora una volta. Per dirci che è tempo di una nuova uova rivoluzione. Per combattere e per farci combattere i grandi mali di oggi.
Combattere soprattutto il male estremo, quello più reale: lo strapotere del dio denaro che oggi comanda più di qualsiasi nostro Dio e che ci ha ridotti quello che siamo. Pensare che il nostro futuro è in mano a sordide speculazioni economiche mi dà ribrezzo.
Quanto vorrei quindi che tornasse ancora una volta il Salvatore. Che scacciasse dal tempio i nuovi sacerdoti di oggi
Così più che mai per me il presepe è oggi simbolo di speranza. Nella speranza che un giorno si possa fare insieme a lui questa rivoluzione.
Per tutto questo oggi festeggio il Natale. Perché mantenga viva in me la speranza.