Nella ridente Lucca Benedetto (Leonardo Pieraccioni) è un capace insegnante di musica frustrato dai continui rifiuti del comune di finanziare i suoi laboratori, e dal furto subito di una deliziosa melodia di suo pugno intitolata alla felicità, perpetrato tanti anni prima dall’antipatico collega Argante (Andrea Buscemi) che se ne è fatta la base della propria popolarità. In questo triste panorama sfondano i riflettori televisivi: a sorpresa Benedetto viene invitato a un programma televisivo dove scopre che la madre da poco morta aveva tanti anni prima adottato a distanza una bambina in Brasile. Cresciuta, Luna è diventata una modella e attrice dalle gambe chilometriche (Ariadna Romero) e tanto desiderosa di conoscere il fratellastro. Incapace di evitare il colpo di fulmine, Benedetto insegue l’amata fin su un set fotografico in Sardegna, accompagnato dall’inseparabile e di fresco cornuto amico Sandrino (Rocco Papaleo) guida turistica che sul suo pullman a due piani propone mirabili Sandrino Tour ovunque possa capitargli. Nell’isola sarda però una brutta sorpresa attende Benedetto, vale a dire la comparsa dell’ex di Luna, il modello Jesus (Thyago Alves) sintagma apparente del fatto che il mondo è degli “avatar” anziché dei “normali”.
Pieraccioni ogni due anni sforna immancabilmente la sua innocua commedia dai sapori toscani. Certamente un gradino sopra a tutti gli indegni cinepanettoni in circolazione ma stanca di ricercare sempre in sé stessa, e in una storia che di poco cambia, la propria ragion d’essere. Certamente il comico è ancora un discreto mattatore e si avvale di una spalla fantastica come Papaleo, nato per recitare. La sceneggiatura lieve ha momenti briosi e momenti paludosi (e un finale che è il surplus dello scontato) ma in mano agli interpreti prende abbastanza vita. Possiamo dire che, mentre con l’ultimo lavoro Io e Marylin Pieraccioni si era discostato, e in modo apprezzabile, dagli abituali moduli narrativi, con questo docile film ci ricade in pieno; speriamo che col prossimo riprenda in mano un po’ di arditezza. Merita, detto senza polemica, la rappresentazione della politica lucchese. Il tema centrale della musica porta ad una certa ricercatezza (forse termine esagerato: diciamo attenzione) per la colonna sonora, che non cade quasi mai nello scontato; è anzi molto gradevole la melodia portante che dà il titolo al film.