Luca Scopetti, pittore
«Un caos di contraddizioni, un sogno, un tratto nero, una macchia, geometrie, mi confondi, non ho voglia, pulisci i pennelli, tanti secchi, non c’è spazio, occhio ai gatti: be grime!»
Luca Scopetti, pisano, artista poliedrico. I tuoi interessi spaziano dalla cucina alla musica, fino ad arrivare alla tua attività principale: la pittura. Credi sia possibile un dialogo sempre più profondo fra vari linguaggi espressivi e fra modi diversi di concepire e fare arte?
Beh, sì, ogni forma d’arte può interagire con l’altra e tutte hanno lo stesso fine: diffondere un messaggio in modo creativo!!
Alan Grime è il tuo nome d’arte, com’è nato?
In realtà non è proprio il mio nome d’arte. È nato parallelamente ad un mio vecchio progetto musicale quando gli amici stretti hanno cominciato a chiamarmi Hey Grime, Mr. Grime, eccetera. È più un sopranome che un nome d’arte, ma casualmente si addice anche al mio percorso artistico: dato che grime in inglese significa “macchia” e il dripping è una tecnica che adotto spesso nelle mie opere.
Raccontaci brevemente il tuo percorso artistico: da una fase che hai denominato “sperimentale” ad una “più istintiva e gestuale”, fino ad arrivare alla street art.
In realtà ho iniziato con la street art durante l’adolescenza e poi, incuriosito dall’arte nel suo complesso, mi sono affacciato a tecniche più tradizionali e ho iniziato a sperimentare i vari elementi e materiali, per vedere dove sarei potuto arrivare. In questa fase sono nati tutta una serie di quadri più ricercati. Una volta capiti i meccanismi delle varie tecniche, negli ultimi anni mi sono lasciato trasportare più dalla gestualità e ho prodotto opere più grafiche e istintive. La passione per l’arte urbana non l’ho mai abbandonata e ho fatto in modo di combinare le due cose, dato anche che comunque ho sempre dipinto su superfici molto grandi.
Hai esposto anche nella Grande Mela, che ricordo hai di quest’esperienza?
Ho un ricordo entusiasmante di New York, che non ha tanto cambiato la mia arte ma moltissimo il mio essere. La cosa che maggiormente ho apprezzato è stata che il fare arte negli U.S.A. è una professione a tutti gli effetti e come tale viene trattata.
Da anni ti occupi anche d’organizzazione d’eventi e curi artisti. Trovi complessa questa intersezione di piani di lavoro diversi come quello puramente creativo e quello organizzativo?
No, anzi, essendo da entrambe le parti riesco a capire meglio le esigenze di un artista. E, inoltre, curare un evento richiede esattamente la stessa creatività e precisione che è necessaria per creare una nuova opera d’arte.
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