In questi giorni si parla purtroppo spesso di terremoto. Quello che sta accadendo in Emilia ci tocca tutti in modo particolare e ci dimostra l’imprevedibilità non solo di un evento sismico, ma anche nelle sue conseguenze. L’Italia è uno dei paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della penisola, lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia), in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici.
Esistono carte del rischio sismico del territorio e proprio in questi giorni molto si è parlato della loro precisione, anche in seguito a quello che sta succedendo in Emilia. Alcune delle aree colpite non erano inserite tra quelle a più elevata sismicità Le critiche mosse alle carte del rischio sismico in realtà non solo del tutto giustificate e comunque per valutare il rischio sismico di un territorio devono essere tenuti presenti più fattori ed anche le indicazioni che arrivano dagli organi competenti locali, come spiega anche in un recente comunicato l’Istituo nazionale di geofisica e Vulcanologia (INGV).
Comunque sia, questo è un problema che non ci riguarda. Tutta la Garfagnana e tutti i comuni della Media Valle sono già inseriti tra quelli ad alto rischio sismico. Barga, come Castelnuovo, come Borgo a Mozzano e via dicendo figurano nella fascia “peggiore”, sono insomma in zona 2, quella a maggior rischio sismico, come indica la mappa della classificazione sismica della Regione Toscana.
Sulla classificazione dei nostri territori in base al rischio possibile, sul come si è lavorato in tal senso nella nostra regione e sulla possibilità che un evento sismico della portata di quello dell’Emilia si verifichi anche da noi, abbiamo intervistato stamani uno dei massimi esperti dell’argomento, l’arch. Maurizio Ferrini ex dirigente della Regione Toscana nell’ambito dell’antisismica e che proprio sulla nostra zona ha lavorato per il convogliamento di finanziamenti atti a mettere in sicurezza molti edifici pubblici.
Sunto dell’intervista all’arch. Ferrini
Si sta parlando molto della mappa del pericolosità del territorio. In Toscana come avviene la classificazione?
La Toscana ha provveduto fin da subito alla riclassificazione a seguito dell’ordinanza 35/19 del maggio 2006 e come Legge 24 del giugno 2006 è stata adottata la nuova classificazione sismica sulla base della pericolosità sismica stimata in quella ordinanza. Questo ha comportato che alcuni comuni che non erano classificati in precedenza lo fossero, sia nelle zone a maggior sismicità, come ad esempio alcuni comuni della Valle come Coreglia e Bagni di Lucca, alcuni del Pistoiese ed altri della Valdichiana, 10 in tutto, sia anche per comuni classificati in zona 3 e quindi a bassa sismicità.
Il comunicato dell’INGV di ieri vede comunque la Toscana in linea con quella che è la politica di classificazione del rischio sismico.
Per quanto riguarda la pericolosità, la zona di Barga in che fascia è inserita?
Successivamente al 2006 ed alle norme tecniche approvate un paio di anni dopo, si è previsto non più la pericolosità stimata a livello dell’intero territorio, ma affinata sulla base delle specificità del territorio. Barga e Fornaci hanno infatti terreni di morfologia completamente diversa. Quindi a Barga c’è una pericolosità ed a Fornaci ce n’è un’altra.
L’ultimo terremoto importante da noi è stato quello del 1920 Si sente spesso dire che visto la lontananza nel tempo un evento del genere potrebbe verificarsi prima o poi. Che probabilità ci sono in realtà?
E’ una domanda che è giusto che ci si ponga. La risposta che viene data da coloro che studiano il fenomeno è che non si può sapere il luogo, l’ora o il giorno in cui un terremoto si verifichi, dato che il fenomeno è ancora poco conosciuto nei suoi comportamenti. Pensi a quanto successo in Emilia. Il terremoto del 20 maggio ha colpito delle aree lasciando integre altre lì vicino e poi dopo venti giorni ha colpito duramente proprio quelle aree. Quello che si sa della pericolosità sismica è che il terremoto storicamente ritorna ed il modo e la maniera per difendersi sono l’applicazione delle norme tecniche previste sulle costruzioni, soprattutto non solo in fase di progettazione, ma anche in fase di realizzazione. Non ci devono insomma essere furbetti o scorciatoie per mettere materiali diversi o quantità diversa e via dicendo. Quindi è indispensabile partite con il piede corretto sapendo che quello che si costruisce oggi non solo vale per la sicurezza attuale, ma anche per quella di domani.
Per quanto riguarda gli edifici pubblici si sono fatti passi importanti anche da noi. Ma per i privati, gli edifici più vecchi, quale è la situazione?
Dopo l’allarme sismico del 1985 in Garfagnana e Lunigiana (il primo e l’unico dato in tutto il mondo), la Toscana è stata la prima regione, nel 1986, a prevedere per la prima volta interventi finanziari per adeguare edifici pubblici: 40 miliardi di allora alla Regione Toscana per l’adeguamento degli edifici pubblici in Garfagnana e Lunigiana. Quella iniziativa di prevenzione del 1986, nata sulla paura e sulle motivazioni dell’allarme sismico di Garfagnana e Lunigiana, si è ripetuta a livello nazionale solo dopo il crollo di San Giuliano di Puglia nel 2002.
In Garfagnana e Lunigiana oggi il 60-70% degli edifici pubblici sono messi in sicurezza. E gli altri stanno continuando ad esserlo; rispetto a cifre di molto inferiori di altre aree della stessa pericolosità sismica ed a volte anche maggiore.
Per quanto riguarda gli edifici privati, la Garfagnana e la Lunigiana rappresentano l’unico esempio a livello italiano, con finanziamenti dati per l’adeguamento di edifici privati a partire dal 1997.
C’è una legge regionale specifica, la 56 del 1997 che destinava anche risorse della Regione Toscana e del Dipartimento della Protezione Civile per la messa in sicurezza degli edifici privati. Sono stati stanziati dal 1997 al 2003 circa 6 milioni di euro complessivi per mettere a posto quasi 600 edifici. Poca cosa si dirà, ma certamente questo ha significato l’inizio di un cambiamento radicale degli interventi, perché non venivano finanziati interventi di sostituzione di tetti con strutture in cemento armato, ma solo con strutture in legno e lo stesso vale per i solai, e poi per l’inserimento di catene. Interventi che hanno fornito una serie di linee guida, che sono stati insomma amplificatori di quello che poteva fare il singolo cittadino per interventi di ristrutturazione di edifici storici. E questo, abbiamo visto, in terremoti anche recenti, quanto bene abbia fatto.
A livello nazionale con il terremoto dell’Abruzzo, si è arrivati ad una legge che prevede dal 2012 finanziamenti anche per interventi su edifici privati. Insomma quello che la Regione Toscana ha fatto ben molto prima.
Sono risorse che segnano un cambiamento di impostazione e di strategia nella gestione del rischio sismico e sono un volano per continuare a fare bene. In Toscana comunque si è lavorato sicuramente sulla prevenzione in modo positivo. Certamente rimane ancora molto da fare, ma rispetto ad altre zone è stato fatto molto. Si è iniziato un percorso che da altre parti è stato molto più timido. Pensiamo a tutti gli edifici pubblici sistemati nel comune di Barga ed in valle del Serchio: qualche centinaio di edifici tra cui molte scuole.
Si pensi peraltro, per quanto riguarda Barga, che il nostro comune è quello che ha segnalato la necessità di verificare e di finanziare interventi antisismici per ben 47 edifici pubblici. Un vero primato per quanto riguarda l’intera provincia dove solo Castelnuovo segue a ruota con 41 segnalazioni. Delle 47 segnalazioni provenienti da Barga, 45 edifici pubblici sono stati esaminati; 25 sono stati adeguati, 12 erano gli interventi in corso al momento della relazione statistica, 8 le verifiche in corso, un edificio era stato demolito e due sono stati delocalizzati. L’edificio demolito è quello della ex scuola materna di Fornaci di cui adesso è in corso la ricostruzione ex novo.
Due parole anche sulla possibilità che si verifichi un nuovo terremoto distruttivo dalle nostre parti. Nella nostra terra ci sono stati nel corso dei secoli diversi terremoti di notevole intensità. Il più distruttivo è stato quello che tutti conosciamo del 1920 che raggiunse una magnitudo 6.48 della Scala Richter. A Barga, per quanto riguarda l’intensità rilevata dei danni, si raggiunse un livello VIII della scala Mercalli e quindi veramente notevole.
La Scala Richter fornisce una valutazione obiettiva (magnitudo) della quantità di energia liberata, mentre la seconda assegna un grado agli effetti sull’ambiente.
Andando indietro nei secoli la Garfagnana fa registrare un terremoto di magnitudo 5.4 nel 1740 con a Barga un grado 7-8 della scala Mercalli; nel 1746 un terremoto di 5.06 con intensità di danno rilevata nella nostra zona pari a 7; nel 1902 un terremoto di 4.96 con intensità massima rilevata a Sommocolonia di 7 della scala Mercalli; nel 1914 un terremoto di 5.76 con intensità 7 a Barga; nel 1951 un terremoto di 4.48 con intensità a Barga di 5-6; nel 1985, quello che generò anche l’ormai noto allarme sismico, un terremoto di 4.65 con intensità a Barga di 5-6
Il terremoto storicamente ritorna dove ha già colpito e prima o poi tornerà anche da noi. L’unica cosa che possiamo sperare è che questo avvenga molto, ma molto in là nel tempo, con l’ulteriore auspicio che nel frattempo si possano adeguare il più alto numero di edifici, sia pubblici che privati. Come ha ricordato Ferrini non si prevede un terremoto, ma l’unico modo per difendersi è l’applicazione delle prescrizioni nelle realizzazione degli edifici e delle ristrutturazioni.
L’intervista audio non si capisce quasi niente.
luti giuseppe
Non si capisce bene, purtroppo. Problemi con la linea telefonica… però qui in redazione si riesce a ad ascoltarla comunque. Dipende forse dal browser che si usa e dalle casse audio. Comunque sia nei prossimi giorni sarebbe mia intenzione farne una versione scritta. Mi spiace.
Luca
Mi sono anticipato! Il sunto dell’intervista è già nel servizio e adesso si può leggere oltre che ascoltare!
Grazie, Luca. The situation isn’t reassuring, but your article was very informative and comprehensive. It’s always better to know and to be prepared, and you’ve shed light on questions most Barghigiani have been asking in the dark.
Grazie, Frank. Purtroppo forse non saremo mai preparati abbastanza di fronte ad una eventualità del genere. Ci sono troppi edifici storici che necessitano di interventi radicali, ma anche edifici di nuova concezione che secondo me non sono stati realizzati a regola d’arte.
Quello che sta succedendo in Emilia anche in queste ore ci dovrebbe comunque almeno insegnare qualcosa. Quel che è certo è che ognuno di noi, nel suo piccolo, può almeno cercare di capire se la propria casa ha bisogno di interventi di messa in sicurezza e nel qual caso intervenire. Sempre che si abbia le risorse per poterlo fare,ovviamente. Si calcola che per mettere in sicurezza antisismica un’abitazione già esistente si possa spendere da un terzo del valore della casa in sù. Non poca cosa, soprattutto in questi tempi difficili dove non si ha i soldi nemmeno per arrivare a fine mese…