La famiglia del Vescovo Donnino e Maria Donnini
Dal primo libro degli Stati delle Anime conservati nell’archivio della parrocchia di S. Cristoforo di Barga, il quale risale al sec. XVII, iniziamo a conoscere l’esistenza di una famiglia Donnini. Questa potrebbe essere la più lontana e conosciuta ascendenza di Donnino e Maria Donnini, i fondatori dell’omonimo Asilo.
Premesso quanto detto, sappiamo che l’ascendenza diretta dei nostri Donnini, tratta sempre dagli Stati delle Anime della parrocchia, inizia a essere chiara nel sec. XVIII, esattamente nei nomi di Piero, del quale ci manca la consorte, poi Santino e Logora Valentini –personaggi questi nati nel precedente sec. XVII- continuando con i settecenteschi Piero e Colomba dello Spedale di Pisa, Luigi e Maria Domenica (in seconde nozze Maria Maddalena Castelvecchi), per venire a Vincenzo e Maria Teresa Giannoni. Questi ultimi due sono i nonni di Donnino e Maria.
Da Vincenzo Donnini e Maria Teresa, famiglia che sul finire del sec. XVIII sappiamo abitasse nel Castello di Barga in una propria casa nel Quartiere di Macchiaia, discende Luigi, il padre di Donnino e Maria.
Luigi a sua volta sposa la tessitrice barghigiana Maria Anna Piacentini. Di professione fa il muratore a capo di una piccola impresa ed è detto possidente. I due coniugi avranno otto figli: Vincenzo 1827-29, Clementina 1830-1896, Donnino 1832-1904, Antonio 1834-1884, Massimiliano 1837-1838, Giuseppe 1839-1843, Maria Teresa 1841-1844, Maria 1843-1915.
Nel libro “Situazioni di Famiglie al 1° gennaio 1865”, conservato presso l’Archivio Storico del Comune di Barga, alla voce Donnini Luigi –all’epoca vedovo di Maria Anna Piacentini- troviamo censito il figlio Donnino nella sua qualità di sacerdote dimorante a Pisa; l’altro figlio Antonio quale muratore come il padre Luigi; Clementina e Maria come sarte.
Questo ramo delle famiglie Donnini di Barga si spegne per l’assenza di discendenza.
Donnino Donnini
Barga 4 novembre 1832 – Arezzo 14 settembre 1904.
Donnino nacque alle ore 21,30 del 4 novembre 1832 e il giorno seguente fu battezzato in Duomo dal canonico curato Raffaello Ciarpi.
Sin dalla fanciullezza sarà avvicinato alla Chiesa di Barga guidata dal proposto Valentino Bientinesi, infatti, quando il 27 settembre 1840 –a otto anni- riceverà la Cresima nel Duomo di Barga per mano dell’arcivescovo di Pisa Giovanni Battista Parretti, vediamo il segretario dello stesso arcivescovo: Angiolo Benassai, fargli da compare.
Questa vicinanza alla Chiesa locale certamente fu dettata dalla natura cristiana della sua famiglia, la quale avrà tutte le femmine iscritte alla Congregazione di Maria Santissima della Cintola eretta nella chiesa del SS. Crocifisso dei Bianchi e diretta dai Padri Agostiniani di S. Nicola di Pisa, l’ente cui era stato aggregato sul finire del sec. XVIII il soppresso Convento di S. Agostino di Barga.
Le sorelle Maria e Clementina furono anche iscritte alle Sorelle della Carità a sussidio e assistenza dei miserabili infermi. Clementina divenendone anche Priora; Maria fu iscritta ancora alla Corporazione del S. Cuore di Gesù eretta alla chiesa del SS. Crocifisso.
Dallo Stato delle Anime della parrocchia dell’anno 1844 vediamo che il dodicenne Donnino è detto chierico e sappiamo dalla sua biografia che fu posto sotto la guida del proposto di Barga Valentino Bientinesi, un sacerdote molto apprezzato negli ambiti della diocesi pisana per la sua costante lotta in difesa del potere temporale dei papi, seriamente minacciato dai moti risorgimentali.
Quando arriva il 1848, con il Bientinesi nelle mire dei patrioti barghigiani per la sua avversione ai moti che vogliono Roma e l’Unità d’Italia e così costretto dall’arcivescovo di Pisa al prudenziale esilio dalla sua sede, vediamo che Donnino è già stato indirizzato verso il seminario pisano, dove compirà gli studi nelle Umane Lettere, distinguendosi a tal punto da meritarsi l’accesso gratuito all’Accademia Ecclesiastica dello stesso seminario. A ventiquattr’anni –era il 1856- assapora due grandi emozioni molto contrastanti tra loro: il cardinal Cosimo Corsi arcivescovo di Pisa lo vuole consacrare sacerdote e suo segretario – così come avverrà – mentre da Barga gli arriva la notizia della morte della mamma Maria Anna, avvenuta il 15 febbraio.
La particolare vicinanza di Donnino al ministero e alla vita quotidiana del suo Arcivescovo non gli risparmierà la sofferenza di vederlo temporaneamente carcerato a Torino nel 1860 per la sua forte opposizione all’anticlericalismo dilagante nel nascente Regno d’Italia.
Nel 1868-70, al seguito del cardinale Corsi, Donnino partecipa al Concilio Ecumenico Vaticano I, con particolare delega dello stesso Corsi a trattare per lui in vari incontri.
Alla morte del Cardinale – siamo nel 1870 – Donnino per quattro anni si ritira a vita privata sino al 1874, anno in cui riceve la nomina a Proposto e Vicario Foraneo di Barga a seguito della morte del primo maestro spirituale Valentino Bientinesi. Anche qui interviene un altro lutto, infatti, l’8 febbraio gli muore il padre Luigi.
L’ingresso nella parrocchia di Barga è nel segno della continuità con il predecessore. Infatti, alla morte del re Vittorio Emanuele II, che avvenne nel 1878, con ogni paese d’Italia impegnato nei solenni funerali all’anima di chi aveva contribuito a riunire tutto un popolo sotto un’unica bandiera, vediamo che a Barga nascono dei forti attriti tra il Comune e la Propositura che, secondo il dettato di una prescrizione sinodale, nega l’accesso in Duomo agli stendardi con le insegne massoniche. Con mandato della Giunta Comunale intervenne anche il deputato Antonio Mordini e pare si giungesse ad un accordo.
La fama dell’attento proposto di Barga arriva sino in Vaticano, dove siede Leone XIII, il quale nel settembre 1879 decide di destinarlo a reggere una sede più importante: la diocesi di Montalcino, cui fa ingresso il 1° marzo 1880. Sempre Leone XIII, sul finire del 1891, lo designerà vescovo d’Arezzo, una delle più importanti diocesi della Toscana.
L’ingresso nella diocesi aretina però trovò contrario il Regno d’Italia che, di fatto, gli negò il civile Placet o l’Exequatur, ossia il nulla osta per la sua intransigenza in merito al primato della Chiesa Cattolica su ogni altro potere tendente a sminuirla. Addirittura prese avvio tutta un’indagine sulla sua persona sin dalla gioventù, quando era chierico, ma non potranno costatare altro che la sua piena integrità morale e meriti anche civili, perché, come vescovo di Montalcino, volle fossero tributate solenni onoranze ai morti di Dogalì.
Solo il 23 dicembre 1894 potrà fare il suo ingresso in Arezzo e alla risoluzione del suo caso concorrerà anche il compaesano e influente uomo politico italiano Antonio Mordini, così come possiamo leggere nelle due lettere a seguire.
Dal tenore dei due scritti si evince che Mordini contribuì in maniera decisiva alla soluzione in positivo del negato consenso imposto dal regno d’Italia all’ingresso di Donnini nella sede aretina.
Montalcino 28 novembre 1894.
Gentilissimo Sig. Commendatore.
Ho unito tra le mie carte la lettera 9 settembre a quella del 22 gennaio anno corrente, colla quale il Sottosegretario di Stato Daneo (*) si esprimeva in questi termini: Io non mancherò di far presenti al Ministro le premure che tu all’uopo /circa il riconoscimento civile di Mons. Donnini Vescovo d’Arezzo/ mi hai rivolte, e mi auguro che possano essere assecondate.
Ed ora che tutto è fatto non mi resta che esprimere di nuovo ad ambedue, e massime a Lei, la mia riconoscenza.
Spero di trovarmi alla nuova residenza per Natale.
Mille ossequi e sono,
Suo devotissimo servitore +Donnino Donnini.
(*) Edoardo Daneo era l’allora Sottosegretario del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti del Governo Crispi (1894-1896), retto dal ministro sen. Vincenzo Calenda Di Tavani.
Arezzo 12 maggio 1895
Gentilissimo Sig. Commendatore.
Conosco la gran lotta; /né ignoro quanto l’Autorità agonizzi, perché la non facile vittoria arrida a chi rappresenta l’onestà e la temperanza.
Qua mi trovo in …. ………. e la dimora è quieta; e la salute si mantiene, quantunque sia maggiore il lavoro.
Mi auguro che Ella pure stia bene, e professandomi disposto sempre ai suoi desideri, mi rassegno con ossequio.
Di Vostra Signoria Illustrissima.
Devotissimo +Donnini Vescovo.
(Copia delle due lettere sono conservate presso la Biblioteca Comunale Fratelli Rosselli di Barga)
In effetti, l’ingresso di Donnino in Arezzo avvenne, come egli sperava, in concomitanza con il Natale 1894.
Ad Arezzo svolse un ottimo ministero pastorale e, tra le altre cose, nell’Anno Santo 1900, dette l’avvio alla facciata di quel Duomo, dove, nelle lunette delle due porte laterali si può ancora leggere il suo nome unito a quello della sorella Maria.
Maria Donnini
Barga 30 settembre 1843 –Barga 3 febbraio 1915.
Di Maria abbiamo già detto diverse cose nei precedenti scritti ma restano da dirne altre, come il fatto che rimase nella casa dei genitori, assieme ai fratelli Antonio e Clementina, sino al 25 ottobre 1880, anno in cui si sposò con il vedovo Casimirro Giovannini di Bagni di Lucca, paese in cui andò a vivere.
Nel frattempo muoiono i fratelli Antonio nel 1884 e la sorella Clementina (*) nel 1896 e la casa paterna di Barga resta in custodia alle serve Umile Vincenti e Maria Perpoli.
(*) Clementina, quando Donnino resse la propositura di Barga, andò a vivere con lui nell’attuale casa parrocchiale.
Nel 1899 Maria resta vedova e decide di far ritorno alla sua casa di Barga, vivendo assieme a Umile Vincenti.
Alla morte di tutti gli altri fratelli e in assenza di discendenza, il legame tra Maria e Donnino, così come recita la lapide aretina, raggiunge l’apice affettivo e di stima; poi Maria nel 1904 apprende della funesta notizia della morte del caro Donnino e senz’altro in lei incomincia a riecheggiare quel pio desiderio espressogli dal fratello nei momenti di più profonda confidenza, cioè, di voler donare alla sua Barga una novità tanto utile per i suoi bambini, magari sognati a lungo assieme nel desiderio di averli e vederli crescere felici, lontano dalle miserie che la strada regala a piene mani. Ecco allora che prende avvio l’idea di donare una sua casa affinché il tanto carezzato progetto possa realizzarsi. Era il 1912 e sul giornale barghigiano La Corsonna appare: “Fra giorni la casa della Signora Mariuccia Donnini si trasformerà in asilo infantile”, e a gestirlo saranno chiamate le suore Giuseppine di Chambery.
Maria nell’asilo profonderà entusiasmo e le sue sostanze affinché riesca gratuito e a servizio dei poveri, naturalmente prendendo per nome Donnini.
La sua strada è quasi al termine ma serena, poi, forse è il giornale La Gazzetta di Barga che parla:
“Un’altra esistenza preziosa, che seppe il bene, ed al buono ed all’utile volle innalzare un monumento che ricordasse il nome insigne della sua famiglia, si è spenta! A Maria Donnini Barga deve l’istituzione di un asilo infantile che, sovvenzionato da lei, raccolse e raccoglierà gratuitamente i figli del popolo.
Oggi ogni cuore buono s’inchina alla sua salma che è scesa nella tomba fra un corteo di bimbi bianchi vestiti, che forse, per la prima volta, sbarrano gli occhi innanzi alla morte.
Alla sua memoria il nostro reverente saluto!”.
Dal Libro dei Morti conservato nell’archivio della Propositura, alla data 3 febbraio 1915, troviamo annotata l’avvenuta morte di Maria, nel cui scritto possiamo leggere che tra i conforti ricevuti prima del trapasso ebbe la “speciale benedizione del Santo Padre” (Benedetto XV) e quella del cardinale Pietro Maffi arcivescovo di Pisa.
Al cimitero di Barga, nella cappella a sinistra, si conserva ancora la sua lapide che recita:
Il dì 3 febbraio 1915
salì all’eterna pace
Maria Donnini
vissuta 72 anni
donna esemplare divota
fondatrice dell’asilo
pei bambini poveri
della diletta Barga
o buona e in eterno
cara benefattrice
proteggi dal cielo le suore
che sempre ti ricorderanno
e i cari fiori
del tuo amato giardino