La lunga ed importante storia del reparto di ostetricia e ginecologia di Barga può vantare adesso un nuovo primato a livello territoriale. Qui, per la prima volta, lo scorso 9 maggio, si è messo in pratica una procedura di nascita diversa, una pratica naturale ideata negli anni ’70
Ma che risulta essere presente da secoli in culture come in quella balinese e alcune aborigene.
Si tratta del Lotus Birth, sicuramente un modo diverso per accogliere un neonato in questo mondo.
Clair Lotus è il nome di una infermiera californiana che negli anni ’70 ebbe questa idea riguardo a questo tipo di nascita, o meglio di accoglienza e cura del cordone ombelicale e della placenta. Il cordone non viene reciso e il neonato resta collegato alla sua placenta anche dopo la sua espulsione.
A Barga la si è adottata in occasione della nascita del piccolo Nathan Galluzzi, figlio d’arte nell’ospedale “San Francesco” visto che i suoi genitori sono il dott. Fabio Galluzzi e l’infermiera Irene Varriale che lavorano entrambi nel reparto di riabilitazione di questo ospedale. Nathan ha visto la luce il 9 maggio scorso. Pesava alla nascita 3,610 kg ed è stato lui al “San Francesco” il “pioniere” di questa tecnica per volere dei suoi genitori. E’ stato fatto nascere dall’equipe guidata dal dott. Vincenzo Viglione che ci conferma la procedura: Nathan, dopo la nascita, è rimasto attaccato alla placenta della mamma, attraverso il cordone ombelicale, per circa due ore.
E’ l’applicazione parziale della procedura legata al Lotus Birth che invece prevede che si attenda che il cordone si separi in modo naturale dall’ombelico del bambino cosa che di media può avvenire dopo 3 o 4 giorni dalla nascita.
Ma quali sarebbero i vantaggi di questa tecnica? Il contatto prolungato con la placenta permetterebbe al bambino di ricevere tutta la quantità del prezioso sangue placentare che è presente alla nascita e che, secondo i sostenitori del Lotus Birth, la natura ha previsto per la costituzione del sistema immunitario. Si parla di almeno 180 cc di sangue che non andrebbero persi. Tra i vantaggi di questa procedura, oltre a rendere meno traumatico il passaggio dalla pancia della madre al mondo esterno del bambino e quindi ridurne lo stress, anche quelli per la stabilizzazione del sistema respiratorio autonomo e degli altri organi.
A livello scientifico e medico, in verità, non tutti ritengono necessaria o importante questa procedura che comunque non comporta rischi e sicuramente è molto naturale e risulta una scelta che può venire dalla madre o dai genitori del bambino.
Oltre al Lotus Birth completo, ci sono altre forme come il taglio ritardato del cordone ombelicale e cioè la procedura che è stata adottata a Barga.
[dw-post-more level=”1″]
Scientificamente si ritiene che sia importante aspettare almeno 2 minuti prima di tagliare il cordone ombelicale, questo perché il sangue contenuto nel cordone, è molto importante per il bambino e riduce il rischio di anemia nei primi 6 mesi della sua vita. Nei primi due minuti passa la maggior quantità di sangue, ma più si aspetta più sangue può essere “recuperato” dal bambino dalla sua placenta. In teoria, e meglio in pratica, secondo i sostenitori del Lotus Birth, si dovrebbe aspettare che il cordone smettesse di pulsare prima di tagliarlo.
Il cordone, sempre che non ci siano complicazioni, può essere tagliato quando lo si desidera. Si può aspettare ad esempio che avvenga tutto il secondamento, il momento in cui viene espulsa la placenta, quindi tagliare il cordone ombelicale può essere un altro modo per rispettare il bambino. Per quanto riguarda Irene ed il suo piccolo Nathan, qui è stato scelto di aspettare circa due ore, il cosiddetto tempo del postpartum (il periodo che dura due ore dopo il secondamento, l’espulsione della placenta).
Maggiori informazioni sulla Lotus Birth le potete trovare qui
[/dw-post-more]